Anno 2044, la Terra si sta trasformando in un deserto e la razza umana prova a contrastare la sua inevitabile scomparsa con la creazione di robot che possano alleviare la minaccia di una prossima fine. L’agente assicurativo Jacq Vaucan si occupa dei controlli sui robot difettosi. Quando uno degli androidi viene eliminato perchè capace di infrangere i protocolli che vietano l’autoriparazione, toccherà proprio a Jacq scoprire i misteri che si nascondono dietro gli Automata Pilgrim 7000.
Una ricchezza di spunti di riflessione inusitata per un film dal budget ridotto che cerca di proporre una fantascienza più ragionata, certo non nuova e derivativa (Duncan Jones, Neill Blomkamp), sicuramente interessante e coraggiosa, nel suo tentativo di sostituire all’azione, il ragionamento e alle esplosioni, il pensiero: dai protocolli (il primo impedisce al robot di minacciare qualunque forma di vita, il secondo impedisce al robot di modificare sé stesso o altri robot) alle leggi della robotica di Asimov, dalla farmaceutica “finanziaria”, alle scelte dell’ uomo votate all’autodistruzione piuttosto che alla comprensione di una intelligenza superiore.
Le vicende dei protagonisti riportano il film “all’umanità” con Jacq (Antonio Banderas) che vorrebbe lasciare per sempre la città e il lavoro, nell’illusione di un ritorno alla serenità del passato, con Rachel (Birgitte Hjort Sørensen), sua moglie incinta, intimorita e spaventata da questa fuga senza certezze e con Robert Bold (Robert Forster) il suo capo, uomo ligio al dovere, ingrigito dal presente, che lo incoraggia ad apprezzare l’esistenza, il lavoro, la casa e la famiglia.
Poi ci sono i robot: il film inizia con un atto di violenza su di loro, impotenti perché soggetti ai protocolli e si conclude con una reazione, un barlume di istinto di autoconservazione, una prima forma di violenza compiuta da una creatura (per assurdo) molto simile ad un animale domestico. Notevole anche l’evoluzione del robot Cleo che, creata per confortare gli uomini, sul finale prova a comprendere il “senso” della maternità.
La volontà di escludere quasi totalmente l’azione in favore della riflessione a volte penalizza il film, troppo (inutilmente) lento nella parte centrale e la scoperta dell’Orologiaio non produce alcuna scossa a questa inerzia. Banderas si allinea al ritmo, contenuto e dimesso, cedendo il ruolo da protagonista alle sollecitazioni del racconto.
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Scheda del film
Titolo: Automata (Autómata)
Regia: Gabe Ibáñez
Sceneggiatura: Gabe Ibáñez, Igor Legarreta, Javier Sánchez Donate
Cast: Antonio Banderas, Dylan McDermott, Melanie Griffith, Birgitte Hjort Sørensen, Robert Forster, Tim McInnerny, Andy Nyman
Genere: Fantascienza
Durata: 109′
Produzione: Green Moon, Nu Boyana Viburno
Distribuzione: Eagle Pictures
Nazione: Bulgaria/Spagna
Uscita: 26/02/2015
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