In seguito ad un attacco informatico che ha causato l’esplosione del reattore di una centrale nucleare in Cina, l’intelligence asiatica decide di collaborare con quella americana per arginare ed estirpare la minaccia di hacker sconosciuti. Colui che può aiutarli nell’impresa è Nick Hathaway, rinchiuso in una prigione federale per 15 anni in seguito a reati informatici, pronto a tutto pur di riavere la libertà.
Per molto tempo Michael Mann è stato considerato uno dei più influenti registi e sceneggiatori del vasto panorama dei film d’azione, di cui sue produzioni come Heat, Miami Vice e The Insider (7 nomination agli Oscar, per avere un’idea) hanno fatto scuola nel genere. Esistono però le fasi calanti, e solo i migliori sono in grado di gestirle. Evidentemente Michael Mann non c’è riuscito, forse abbagliato da quegli attestati di genialità non fuori luogo, ma quantomeno immeritati.
In sostanza, a sei lunghi anni di distanza da Nemico Pubblico, il regista statunitense torna con Blackhat, una storia di spionaggio e hacking tutta ambientata in Estremo Oriente, tra Malesia e Cina. E’ un vero peccato che lo spionaggio e l’hacking vengano clamorosamente meno dopo i primi 5 minuti di pellicola, lasciando spazio, in rapida successione, a: un’improbabile Chris Hemsworth nei panni di un temibile hacker (per aver clonato un paio di carte di credito!), non tanto inadeguato perché non proprio nei canoni estetici dell’hacker medio nell’immaginario collettivo, ma tanto per la sua impossibilità oggettiva nel trascinare un film a suon di scene a torso nudo, qualche sguardo intenso e un paio di battute di circostanza; lo segue un giovane informatico cinese, ex compagno di college, che oltre ad avere l’idea di liberarlo di prigione per farlo lavorare con lui, decide di portarsi dietro sua sorella, programmatrice nonché ottima occasione per un altro paio di scene a torso nudo per Hemsworth e una love story basata sul niente (qualche ora trascorsa insieme, testimonianza inconfutabile per gli scettici che il colpo di fulmine/amore a prima vista esiste eccome).
Oltre a questo imbarazzante trittico di personaggi, si aggiunge una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Non basta qualche rattoppo nel finale per arginare una falla ormai troppo grande. Nel film c’è poco spionaggio e poco vero hacking e questo fa in modo che le poche scene a ciò legate debbano essere assurdamente esagerate: chi mai farebbe fondere il nocciolo di una centrale nucleare con un attacco informatico attirando attenzioni internazionali? Ve lo chiederete anche voi, dopo un altrettanto assurdo e ridicolo finale. A condire il tutto, resa visiva ed effetti grafici largamente rivedibili.
Cosa era lecito aspettarsi da Blackhat allora? Ciò che più infastidisce è il fatto che esso si ponga volutamente a metà strada tra realismo e una pura finzione in cui non tutto deve avere per forza un senso (anzi, meglio se spesso non ce l’ha). Non è mai possibile capire se il film vuole darsi un briciolo di serietà e coerenza, o semplicemente scivolare nella stupidità, un termine forte certo, ma decisamente adeguato. In Blackhat è tutto affrontato in maniera superficiale: spionaggio e hacking approssimativi, prestazioni scialbe, prive di mordente, e scene d’azione completamente attinte dall’infinito bagagliaio dei luoghi comuni. Se c’era in Mann un disegno stilistico e di significato ben preciso, questo è stato purtroppo affossato dalle sue stesse scelte, quelle scelte che ci consegnano un film che non si trova per nulla a suo agio nel districarsi tra le chiavi informatiche, i codici, le cifre e i segreti del film di spionaggio.
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Scheda film
Titolo: Blackhat
Regia: Michael Mann
Sceneggiatura: Michael Mann
Cast : Chris Hemsworth, Tang Wei, Viola Davis, Ritchie Coster, Holt McCallany, Yorick van Wageningen, Leehom Wang, John Ortiz
Genere: Azione – Spionaggio
Durata: 133′
Produzione: Legendary Pictures, Forward Pass
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Nazione: USA
Uscita: 12/3/15
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