Costretti a vivere in un appartamento a Lower East Side a Manhattan con la rara possibilità di esplorare il mondo esterno, i sette figli della famiglia Angulo sono cresciuti scoprendo e conoscendo la realtà attraverso i film, arrivando a reinterpretarli personalmente trascrivendone i copioni e rigirandone le scene. Educati e “scolarizzati” sempre in casa, con il solo padre Oscar autorizzato a detenere le chiavi della porta, hanno ricreato la loro realtà, incapaci di poter comprendere quella del mondo esterno. Ma tutto è destinato a cambiare in una fredda mattinata di gennaio del 2010, quando il quindicenne Mukunda decide che è arrivato il momento di esplorare il circondario, scatenando un’ irrimediabile reazione a catena con i suoi fratelli.
Già trionfatore nella categoria documentari lo scorso gennaio al Sundance Festival 2015, The Wolfpack è un film dalla genesi piuttosto particolare. E’ infatti diretto da Crystal Moselle, regista alla prima esperienza e fino a poco tempo fa semplice laureata presso la New York’s School of Visual Arts, che per casualità incontro i sei fratelli passeggiare per First Avenue vestiti come i protagonisti di “Le Iene” di Quentin Tarantino. Dopo aver legato molto con questi ragazzi a causa del comune amore per il cinema, Crystal è venuta a sapere del loro inquietante e particolare passato, così peculiare da ispirarla per la direzione di un film sulla loro storia.
Il cinema, appunto. L’unico mezzo di evasione da una realtà circoscritta alle quattro mura domestiche. L’importanza dei film per questi sette ragazzi (ma soprattutto per i sei maschi) va infatti oltre quella che potrebbe avere per ognuno di noi. Eppure la “segregazione” non è affatto affrontata in modo puramente negativo, ma è analizzata dai ragazzi anche nei suoi aspetti felici, di ritrovo, di condivisione e di festa (sempre e comunque rigorosamente in famiglia). Quello che porta i ragazzi a raggiungere la consapevolezza di se stessi è proprio il loro essere uniti, l’aver condiviso momenti ed emozioni insieme.
Il film è infarcito di riferimenti cinematografici, simbolismi e citazionismo e scorre in modo piuttosto ordinato nel suo tono documentaristico. Le scene di vita familiare sono particolari ed inaspettate, a volte divertenti, talvolta inquietanti. L’evoluzione dei personaggi (e forse questo risente della trasposizione sul grande schermo della storia vera) è però fin troppo brusca, quasi a far pensare allo spettatore che da un momento all’altro i ragazzi abbiano sentito l’impellente esigenza di scoprire il mondo esterno da soli. Ciononostante, il film approfondisce adeguatamente tutti i personaggi coinvolti, malgrado i ragazzi siano spesso colti nel loro essere branco (wolfpack, appunto) piuttosto che nelle loro singolarità, e con l’unica ragazza relegata a figura ectoplasmatica dell’opera, focalizzando l’attenzione sulle due figure genitoriali, da un padre convinto del suo radicale tradizionalismo ad una madre fortemente più profonda a livello umano, combattuta tra l’assecondare il marito e uno spirito di ribellione mai sopito.
Wolfpack non è altro che lo spaccato di una storia straordinaria, pur nel suo svolgersi in un ambiente assolutamente ordinario. Non ci sono gesta memorabili, ma una quotidianità insolita che incuriosisce, stupisce e diverte lo spettatore, lasciandolo però di fronte ad una realtà seria e rimettendo a lui il giudizio sui metodi educativi della famiglia Angulo. Il fatto che tutto ciò sia intrinsicamente legato da quell’aroma cinematografico (e cinefilo) che pervade tutta la pellicola, lo rende un prodotto unico nel suo genere.
Scheda film
Titolo: The Wolfpack
Regia: Crystal Moselle
Sceneggiatura: –
Cast : –
Genere: Documentario
Durata: 90′
Produzione: Kotva Films, Verisimilitude
Distribuzione: Magnolia Pictures
Nazione: USA
Uscita: –
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