Bologna (per la precisione Casalecchio di Reno) – 13 novembre 2015
Arriviamo in perfetto orario anzi con qualche ora di anticipo, e in attesa dell’apertura dei cancelli iniziamo a scambiare quattro chiacchiere con altri fan in attesa e a gironzolare tra gli stand dedicati ai gadget. Già qui la prima mazzata: le t-shirt hanno un costo che si aggira sui 30 euro mentre le felpe 60. Ci buttiamo a capofitto su plettri, polsini e calzini marchiati Foo Fighters” cavandocela” con non meno di 45 euro.
Ma torniamo a parlare della cosa più bella che c’era lì fuori: la gente.
Ogni persona aveva una storia da raccontare e ognuno scambiava con chi era accanto storie della propria vita quotidiana: cosa faceva, da dove veniva ma soprattutto cosa ha dovuto fare per avere un biglietto (ah voglio ringraziare come sempre il bagarinaggio e i siti che vendono sregolatamente biglietti – siete il principio della rovina della musica n.d.r.). Abbiamo conosciuto persone che venivano da più parti dell’Italia, qualcuno addirittura dalla Sardegna che, sia a causa dei costi di spostamento sia per l’impossibilità di trovare i biglietti in Italia, preferisce assistere ai concerti nei paesi al di là delle Alpi.
I cancelli aprono alle 18:20 (un po’ in ritardo rispetto all’orario previsto) e, con nostra grande sorpresa, ci viene richiesto di posare al guardaroba oggetti come caschi (e ci sta) e zaini al costo di 5 euro. Un po’ sorpresi per la richiesta (al più ci è capitato di dover rimuovere i tappi dalle bottiglie) posiamo il superfluo e ci addentriamo alla ricerca del nostro posto a sedere (i tempi del pogo selvaggio sotto il palco sono oramai lontani).
Intorno alle 19:00 apre il concerto Trombone Shorty & Orleans Avenue, un inusuale mix di jazz, funk, rock e hip hop. Nonostante i suddetti signori siano sconosciuti ai più, c’è da ammettere che la loro esibizione ha scaldato gli animi al punto da spingere il pubblico a seguirlo nei ritornelli e nel coro.
Verso le 20:30 salgono sul palco loro, quelli che tutti stavano aspettando da anni: i Foo Fighters.
Il concerto è stato un susseguirsi di momenti emozionanti (My Hero e Times Like These su tutte) in cui Dave e la band hanno trovato il tempo di poter interagire con il pubblico, di alternare al rock più puro dei momenti di estrema ilarità (indimenticabile il momento cui Dave e il pubblico hanno iniziato a cantare Manha Manha del Muppet Show).
Bisogna ammettere che nel corso del concerto Dave ha esternato più e più volte l’amore per il nostro paese, citando il nome di amici che ha trovato in Italia (con conseguente inquadratura dei cameraman) e emozionandosi quando il pubblico caricava la band con urla e cori.
Come si ci aspettava, Dave ha suonato rigorosamente seduto sul suo trono di chitarre anche se in più situazioni è riuscito ad alzarsi e reggersi in piedi: evidentemente (e fortunatamente diremmo) il problema della gamba sta scomparendo.
La scaletta eseguita dalla band è stata la seguente:
Everlong
Monkey Wrench
Learn to Fly
Something From Nothing
The Pretender
Big Me
Congregation
Walk
(Band introduction)
Cold Day in the Sun
My Hero
Times Like These
Breakout
Arlandria
White Limo
Wheels
All My Life
These Days
The Feast And The Famine
Skin And Bones
This Is a Call
In the Flesh? (Pink Floyd cover)
Best of You
Per tirare le somme, ammettiamo che quello dei Foo Fighters è stato un concerto al di sopra di ogni aspettativa poiché, al di là dell’abilità musicale di ciascuno dei membri, la band è riuscita a non far sentire quel distacco che spesso si percepisce tra band di caratura internazionale e pubblico.
Speriamo di rivedere al più presto la band in Italia, magari, perché no, con una tourneé in giro per tutto il paese.
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