Dietro ad ognuno di noi c’è una storia che ci ha reso le persone che siamo. Che siano storie più o meno interessanti, difficili o particolari quando vengono in contatto con la musica inevitabilmente si trasformano in qualcosa che ha del magico. E per certi versi magica è anche la storia di Nicola Cavallaro passato in breve tempo dalla carriera militare come paracadutista all’interno del 187° Rgt. Paracadutisti “Folgore” alla vita di studente universitario alla facoltà di ‘Medicina e Chirurgia’, con un’unica eccezionale costante: la musica. Complice anche un talento cristallino e unico, nonostante le diverse scelte di vita e i numerosi impegni, Nicola ha sempre riservato un posto speciale nel suo cuore per quella che poi è la sua più grande passione. Questione di “priorità”, come ci ha spiegato lui stesso nel corso della nostra intervista. E sembra scontato dire che per chi ama la musica anche ascoltare la voce forte, calda e graffiante del giovane artista catanese non può non essere una “priorità“. Se la musica ha il potere di raccontare bene quelle storie, suscitando emozioni e trasmettendo qualcosa di diverso a chiunque ascolti allora Nicola Cavallaro è senza dubbio “musica“.
Di quelle storie di cui parlavamo all’inizio dell’articolo Nicola ne ha raccontate tante. Un po’ perché legate a fatti e a situazioni vicini alla sua di storia (come nei suoi inediti – si pensi al caso di ‘Nero in viso‘ – in cui la componente autobiografica riveste un ruolo chiave), un po’ per il bisogno di dar voce anche alle storie degli altri: proprio da questa esigenza nascono spesso le sue cover, con brani scelti mai casualmente ma sempre tenendo conto del grande valore che rivestono per lui o per i suoi fan. Altro punto di forza dell’artista siciliano è sicuramente il live e il concerto al ‘MA‘ di Catania dell’8 gennaio ne è stata la prova: un vortice di adrenalina e musica quello di Nicola e dei suoi musicisti che per tutta la durata dell’esibizione ha travolto le centinaia e centinaia di persone che hanno affollato le tribunette del locale e che sono uscite decisamente soddisfatte in seguito ad un live che ha coinvolto e reso partecipe spettatori di ogni età, complice anche il carisma del giovane cantante. Noi di MyReviews (ora insidetheshow.it) abbiamo avuto modo di incontrare Nicola Cavallaro per parlare con lui di questo evento e, più in generale, della sua carriera.
Come è nata la tua passione per la musica e, più nello specifico, per il canto e come riesci a conciliare la tua vita tra gli impegni legati ad essa e quelli universitari?
Tutto è partito dall’ascolto: sono una di quelle persone che si emoziona tantissimo quando ascolta un pezzo e ad esempio, da grande fan dei Led Zeppelin, non posso non commuovermi per ‘Stairway to Heaven’. Per questo motivo ho sempre sentito un fortissimo legame tra me e la musica che mi ha dato veramente tanto e dovevo trovare un modo di poter ricambiare il favore: ho iniziato così e non solo mi sono avvicinato alla chitarra, ma ho anche preso in mano la mia voce, che è anch’essa uno strumento. Ho cominciato a mettermi in gioco sin da ragazzino con le prime cover band con cui suonavo in giro per i locali solo per puro divertimento e per poter avere un primo contatto con le persone, cosa che personalmente amo. E’ ovvio che poi il cercare di portare avanti questa passione, anche considerando appunto il fatto che nel frattempo frequento la facoltà di Medicina, richieda molti sacrifici, ma credo che nella vita il tempo per quelle che sono poi le tue priorità lo trovi. Del resto la domanda fondamentale su cui baso la mia vita è: “Cos’è che ti rende felice?” ed è questo che mi spinge a coltivare le mie passioni e tutto ciò che mi fa stare bene.
Lavori molto con le cover. Come scegli i pezzi che decidi di reinterpretare?
Ci sono varie motivazioni che mi spingono a scegliere un brano. Spesso capita che arrivino messaggi privati alla mia pagina dietro cui ci sono delle storie molto forti: penso ad esempio a ‘Fallin”, il brano di Alicia Keys, che ho scelto dopo che una ragazza mi contattò raccontandomi la sua storia d’amore e cosa quel pezzo rappresentava per lei ed è stata una cosa che mi ha colpito tantissimo. Amo rispondere ai messaggi o ai commenti che mi arrivano perché mi piace l’idea di creare una famiglia intorno alla musica e, per questo, spesso prendo spunto dai suggerimenti delle persone. Altre volte invece i brani che reinterpreto li scelgo perché rappresentano molto per me: ti porto l’esempio di ‘Hallelujah‘, che ho dedicato ad una donna che ha fatto parte della mia vita e che è stata estremamente importante per me e quindi è un brano a cui sono molto legato. Cerco sempre di metterci del mio quando lavoro ad una cover e spesso decido anche di lasciare delle “sporcizie” in un pezzo perché magari le sento vere e vicine a me.
“Gestire tutto richiede molti sacrifici ma credo che nella vita si trovi sempre tempo per quelle che poi sono delle priorità. Del resto la domanda fondamentale della mia vita è ‘Cos’è che ti rende felice?’ “
Non fai solo cover però perché hai anche degli inediti a cui hai lavorato tu stesso. Come nasce un tuo testo e quanto c’è di Nicola in questi brani?
E’ una risposta che può sembrare banale ma è anche molto sincera: un pezzo nasce da un’esigenza personale, quella di raccontare una storia. I miei testi risentono molto della componente autobiografica e spesso nascono nel giro di pochissimo e difficilmente li vado poi a correggere o a rivedere in un secondo momento perché devono essere veri e legati ad una particolare emozione. In questo momento sono disponibili online due miei singoli, uno in inglese e uno in italiano, anche molto diversi tra loro. ‘Nero in viso’ (titolo del brano in italiano, ‘Scent on me‘ è invece quello del brano in inglese ndr) ad esempio nasce proprio dal racconto di una parte importante della mia vita, che mi ha segnato e mi ha fatto capire ciò che contava davvero per me, perché credo che l’esperienza, anche quella negativa, in qualche modo alla fine ti insegna sempre qualcosa.
Recentemente ti sei esibito al ‘MA’ di Catania: è stato un concerto in cui la gente ha cantato, ha ballato, si è divertita ed è uscita davvero soddisfatta, grazie anche alla tua abilità nel tenere il palco e nell’interagire sia con il pubblico che con i tuoi musicisti. Cosa puoi dirci riguardo a questa esperienza e quanto è importante per un artista come te il live?
Per me il live è sia il punto di partenza che il punto di arrivo. Amo incidere perché in quel modo riesci ad arrivare anche a persone che fisicamente non sono vicine, però il live è tutto. Poter guardare negli occhi la gente sotto al tuo palco e vedere che battono le mani e si divertono è fondamentale. Purtroppo spesso – senza voler fare una critica a nessuno – i cantanti dedicano troppo tempo alla propria figura piuttosto che al contatto con le persone. I Led Zeppelin dicevano: “La cosa che amiamo di più è che dopo un live le persone ci dicono che è stato meglio di un rapporto sessuale”. Questa è una cosa fantastica, perché è proprio quello l’obiettivo della musica, poter trasmettere e poter lasciare qualcosa alle persone che hai davanti a te.
“I miei testi nascono dall’esigenza personale di raccontare delle storie e, inevitabilmente, risentono molto della componente autobiografica”
Proprio in merito al concerto: c’è stato un momento in particolare che ricordi, in cui ti sei emozionato o divertito di più?
Sicuramente, proprio per quanto sento questo pezzo, il momento di ‘Hallelujah‘ è stato davvero emozionante. Una cosa che mi ha fatto molto piacere poi è stata che quando siamo arrivati alla chiusura della scaletta e siamo usciti, la gente ci acclamava, voleva sentirci ancora e per questo abbiamo fatto altri tre pezzi che non avevamo assolutamente provato per questo concerto, ma che abbiamo deciso di suonare per poterli cantare anche con il pubblico, come nel caso di ‘Stand by me’. Questa è una cosa che mi ha colpito tantissimo perché è questa la vera essenza della musica. Poi mi sono divertito molto anche con i ragazzi che hanno suonato con me: tante volte si fa l’errore di sentirsi protagonisti dello spettacolo senza capire che il musicista riveste un ruolo fondamentale in esso e anche nel momento dell’improvvisazione si è visto. Poi ovviamente oltre a queste due cose potrei aggiungere anche il momento degli inediti perché è stata una soddisfazione enorme vedere la gente sotto al palco cantare ‘Nero in viso’ ad esempio.
Ultima domanda di rito: quali sono i tuoi prossimi progetti? Cosa invece ti piacerebbe fare nel prossimo futuro?
Credo che per un cantante sia fondamentale, per poter raggiungere determinati traguardi, avere un proprio repertorio. Le cover sono una cosa bellissima, ma ritengo che poi sono i propri pezzi quelli che fanno capire al pubblico chi è effettivamente quell’artista. Quindi uno dei miei obiettivi è senza dubbio questo. Poi chiaramente continuerò a lavorare per poter crescere sia per quanto riguarda il rapporto col pubblico (quindi anche i social) sia per quanto riguarda l’aspetto musicale perché non mi sento mai arrivato come tecnica vocale. Cosa mi piacerebbe fare invece? Quando chiudo gli occhi e penso ad una cosa del genere vedo – proprio legandomi a ciò che dicevamo prima – un grande live dove potermi esibire davanti a tantissima gente, non per auto-celebrazione ma per il piacere di sapere che tu fai qualcosa che arriva veramente alle persone e quello è uno dei miei obiettivi principali. Ero Paracadutista della ‘Folgore’, quindi avevo intrapreso una carriera militare a cui tenevo tanto. Dopo aver conosciuto però determinati aspetti della vita che può vivere un uomo ho deciso invece di curare le persone: se ci pensi poi il fatto di studiare Medicina e di fare musica che possa toccare nel profondo la gente non sono entrambi dei modi per cercare per certi versi una cura?
Ringraziando Nicola e il suo staff per la possibilità, vi ricordiamo che è possibile seguire il cantante attraverso i suoi profili social:
Facebook: https://www.facebook.com/NicolaCavallaroOfficial
Instagram: https://www.instagram.com/nic.cava/
Lascia un commento