Presso il Cinema Adriano, in pieno centro a Roma, abbiamo incontrato Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini, noti ai più come “The Pills”, dal nome della loro sketch-comedy che tra Youtube e Facebook li ha portati alla ribalta e, finalmente, nelle sale cinematografiche italiane. Ci hanno infatti presentato The Pills – Sempre meglio che lavorare, un prodotto fortemente autobiografico che ricalca le gag e lo stile del trio comico romano inserendolo in una commedia sul mondo dei giovani ormai non più troppo giovani.
In questi casi, quando si ha a che fare con le cosiddette webstars, ciò a cui si pensa immediatamente è il modo in cui affrontano il passaggio dal piccolissimo al grande schermo. Abbiamo cercato di portare in parte il nostro linguaggio di Internet al cinema – dichiarano con convinzione, convinti anche che il film possa trovare il suo bacino di pubblico che vada oltre gli iscritti alla loro pagina Facebook o i loro seguaci su Youtube.
Indubbiamente è stato un lavoro duro per tutti. Luca Vecchi si è calato alla regia e Luigi Di Capua ha curato la sceneggiatura, dando così vita ad una circostanza molto particolare. In questo caso sono infatti le webstars stesse a delineare e dare vita ad un prodotto dunque originale e orchestrato dagli interpreti stessi tra birre, ganja e sigarette. Il film vuole infatti rispecchiare i tre protagonisti anche dal punto di vista autobiografico. The Pills è cominciato quando eravamo tre laureati che non trovavano lavoro. Piuttosto che stare in ufficio volevamo divertirci con le cose che facevamo di solito, cercare di tirare fuori qualcosa dalla quotidianità. Luigi poi aggiunge – Io volevo fare lo sceneggiatore, Luca il regista e Matteo il rapper. Sono stati un po’ di anni di miseria, ma siamo rimasti compatti.
Cosa significa per loro dunque andare a lavorare? Significava smettere con The Pills e di conseguenza smettere di fare ciò in cui credevamo. Una volta abbiamo lavorato, ma è stato tanto tempo fa – aggiungono divertiti. Sulle loro fonti di ispirazione, visti anche i costanti riferimenti e tributi cinematografici all’interno della pellicola. Siamo figli degli anni 80 e 90, della televisione. Abbiamo fruito di un po’ di tutto, dalla commedia americana a quella italiana. Siamo “onnivori”, anche se abbiamo delle radici comiche piuttosto diverse, c’è chi è più attaccato alle “stand-up comedian”, chi ai Fratelli Marx, chi alla commedia classica italiana, chi a cose più sofisticate.
Particolare e apprezzata da molti inoltre la scelta della colonna sonora per la freschezza e l’adattabilità al tono del film. La colonna sonora è stata una cosa condivisa, eravamo inizialmente orientati sui vecchi classici, ma ci è sembrato più giusto rappresentare e portare sullo schermo tutto un immaginario dando spazio ad artisti giovani che per noi sono in grado di raccontare la nostra storia.
Riflessioni anche sulle location del film, girate tra quartiere Tiburtino, Casilino, Prenestino ed il famigerato Pigneto. Sono zone che rappresentano il nostro modo di vivere, il nostro modo di parlare. Il problema del cinema quando rappresenta i giovani è di essere sempre stato approssimativo nel raccontare le cose. La nostra non è né la periferia di Suburra, né quella degli improbabili loft – che poi chi li ha mai visti, questi loft – in cui vivono protagonisti precari di alcune commedie italiane. Il Pigneto è la nostra storia, noi l’abbiamo raccontata.
Entusiasta anche il produttore, Pietro Valsecchi, reduce dall’enorme successo al botteghino di Checco Zalone che proprio oggi ha migliorato se stesso superando l’incasso di Sole a Catinelle e riconfermandosi come miglior incasso della storia del cinema italiano. Per me è una scommessa già vinta, questo film andrà molto lontano – dichiara Valsecchi, e a lui si accodano umilmente i protagonisti – siamo già soddisfatti perché il film è qui. Era una sfida con noi stessi che consisteva proprio nell’arrivare vivi qua. Tra l’altro siamo un po’ come Zalone, anche noi ci siamo migliorati. Abbiamo già battuto il record del film prima, che era zero.
Qualche battuta infine sulla morale del film e sull’essenza della vita, rappresentata in modo figurativo dalla “cicorietta ripassata” che tanto odi da bambino, ma che ti sembra un dono di Dio quando la provi nuovamente, da adulto. L’idea del paradosso della cicoria è più o meno il grande mistero. E’ fare quello che noi abbiamo fatto, planare verso i 30 in un modo più leggero.
Ringraziando i The Pills ed il resto del cast per la disponibilità, vi ricordiamo che The Pills – Sempre meglio che lavorare arriverà nelle sale dal 21 gennaio prodotto da Pietro Valsecchi in collaborazione con Mediaset Premium.
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