Presso il Multiplex Savoy di Roma abbiamo incontrato la coppia comica di questo inizio 2016, Carlo Verdone ed Antonio Albanese che, insieme al produttore Aurelio De Laurentiis e ai due sceneggiatori, ci hanno presentato la nuova commedia targata Filmauro, L’abbiamo fatta grossa.
Immediate le domande sulla parziale svolta alla regia di Carlo Verdone, di nuovo capace di portare sul grande schermo temi freschi e di rinnovare ancora la sua idea di cinema. Ho cercato proprio di abbandonare quei vecchi temi dello scontro generazionale, relazioni sentimentali complicate, posti di lavoro e puntando su qualcosa di più fantasioso grazie alla fisicità scenica di Antonio, ideando quella che forse è quasi una favola che ha nel finale un accento di critica sociale. E ci tiene a precisare – Se non avessi sterzato nella mia carriera non starei qua a lavorare da 38 anni, a volte ci sono riuscito bene, altre un po’ meno bene, ma sostanzialmente il mio obiettivo è sempre quello di andare incontro al pubblico facendo quello che voglio e sento di voler fare.
Entrambi sono entusiasti del film, delle loro parti e soprattutto del rapporto di coppia comica che si è venuto a creare dentro e fuori dal set. Stimolati dalle curiosità dei giornalisti si soffermano entrambi sull’ottima alchimia tra di loro ed una bellissima amicizia sviluppatasi. C’era fiducia reciproca tra noi, ogni giorno era un piacere! – esclama entusiasta Albanese – confrontarmi con un attore-comico che ho sempre amato, è stato eccitante perché è così che si cresce. E si lascia andare a qualche fantasticheria sul futuro – mi piacerebbe proprio ritornare a lavorare con Carlo per sviluppare questa combinazione e questo ritmo interessante. Spazio anche ai ricordi che vedono Verdone idolo assoluto della giovinezza – quando ho visto Bianco, Rosso e Verdone avevo 18 anni ed è un film che mi ha esaltato, sconvolto dalla capacità di quest’attore di raccontare un Paese con questa ironia così alta e sublime. Sulle ispirazioni, dichiara di avere un approccio ai personaggi molto simile a quello di Carlo, e forse di aver, quasi per induzione, preso in prestito un po’ della sua gestualità, d’altronde – l’ho sempre amata e rispettata.
Dello stesso avviso Verdone, che sottolinea la grande affabilità del co-protagonista ed il bel rapporto. Siamo diventati molto amici, ci ha unito la passione per la musica e per l’arte ed un apprezzamento per il suo spirito lombardo, un po’ come a lui piace molto la mia romanità. Abbiamo la stessa identica ironia, e ciò ci unisce moltissimo. Poi si sbilancia su un giudizio molto significativo – Uno dei migliori se non il miglior attore che abbia mai avuto, evidenziando soprattutto il suo essere una persona misurata, equilibrata e rispettosa.
Suscita interesse anche una sceneggiatura molto particolare, tanto da chiedersi dove abbia trovato Carlo Verdone l’idea di vestire i panni di un investigatore privato. E’ un progetto di un paio di anni fa. Dal concetto di un investigatore un po’ “sfigato” è partito tutto, un miserabile costretto ad inseguire cani e gatti per guadagnarsi da vivere. Poi c’è stata l’intuizione sul personaggio di un attore di teatro che perde la memoria. L’abbiamo fatta grossa è un film che cura molto gli esterni e le ambientazioni, in concorrenza con il recente “Sotto una buona stella”, spesso ambientato in interni. Ho cercato di girare alcune scene in quartieri poco battuti dal cinema, Nomentano, Viale Castrense, Villa Torlonia, Testaccio. Forse solo Pasolini in Accattone c’era già stato – aggiunge riferendosi al Bar Tevere in cui è ambientata una particolare scena del film. Quel bar sembra ancora riportare una Roma degli anni 50, mi piaceva omaggiate dei luoghi inediti, altrimenti finiamo per fare e filmare sempre le stesse cose.
Uno degli evidenti difetti, se così si può definire, di L’abbiamo fatta grossa è forse un’eccessiva volgarità. Lo stesso Verdone fa mea culpa – forse ce ne è qualcuna di troppo, non erano neanche scritte probabilmente, ci venivano naturali. Sulle ispirazioni i paragoni si sprecano, da Woody Allen a I due carabinieri – Può darsi – chiarisce – c’è un po’ di tutto, mi sono ispirato ai colori, costumi e scenografie dell’Allen di 20 anni fa, per il resto ad alcune cose ho pensato, ad altre meno. Abbiamo fatto tutto in piena libertà.
Sul finale, una piccolissima rivincita, l’unica che i protagonisti si possono prendere nel reagire all’ingiustizia subita. Una tradizione che parte da Eduardo De Filippo! – ci tiene a precisare De Laurentiis, che poi aggiunge – Carlo ha un modo di lavorare tutto suo, quando non è convinto lo capisci subito, ma quando è convinto ti racconta tutta la storia interpretando tutti i personaggi, è fantastico. Conclude Verdone che, chiamato ad uno particolare paragone con una personalità dell’antica Roma, stupisce il pubblico – Direi Seneca, non posso dire di conoscerlo perfettamente, ma mi affascina.
Ringraziando tutti gli ospiti per la loro disponibilità, vi ricordiamo che L’abbiamo fatta grossa arriverà il 28 gennaio nelle sale italiane distribuito da Filmauro in quasi 800 copie.
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