Giulia De Martino (Matilda De Angelis) è una giovane pilota di Motorsport. Durante una gara del campionato GT perde tragicamente il padre Mario (Giuseppe Gaiani), stroncato da un infarto ai box. Costretta a dover vincere la competizione per salvare la casa di famiglia, ipotecata dal padre per potersi permettere meccanici e pezzi, per non finire in mezzo alla strada con il fratellino Nico (Giulio Pugnaghi) decide dunque di rimettersi in pista insieme al vecchio Tonino e al fratello Loris (Stefano Accorsi), ex talento del circus la cui carriera è stata compromessa da una giovanile tossicodipendenza. Grazie a quest’ultimo riuscirà ad affinare la propria tecnica di guida e ad ottenere i primi, convincenti successi capaci di farla lottare per il titolo. Ma egli diventerà, allo stesso tempo, la causa di tutti i suoi problemi.
Quante volte in Italia ci siamo chiesti il perché della mancanza di un adeguato numero di film di genere? E quante volte li abbiamo rimpianti (o meglio, bramati, vista la loro assenza) di fronte al terribile proliferare di filoni cinematografici triti e ritriti, dall’ormai abusato filone comico-cinepanettonesco alle commedie e ai drammi fotocopia che tanto piacciono al pubblico nostrano? E’ necessario premettere come, fortunatamente, la consapevolezza produttiva e registica italiana sopita sia stata risvegliata dal recente, azzardato e fortunato esperimento di Lo chiamavano Jeeg Robot, che è andato in sostanza a rivangare quella forte tradizione anni 70-80 che tanto successo ebbe nel nostro Paese. A quel termine confusionario che è, appunto, film di genere, possiamo dunque ricondurre Veloce come il Vento, terza opera del regista romano Matteo Rovere, alla ricerca, insieme al produttore Domenico Procacci, del successo di pubblico che mancò con Gli Spietati nel 2011.
La produzione di genere cerca sempre di sfruttare gli elementi caratteristici di una data cultura per inserirli all’interno dell’opera. Il film decide di fare sua una delle tradizioni più radicate nel contesto italiano, il campo automobilistico (Ferrari, Maserati e Lamborghini nel solo campo motoristico, senza dimenticare i produttori di telai come Dallara, famosi in tutto il mondo), guardando sì ai modelli americani portabandiera del “cinema delle corse”, dallo storico-biografico Rush di Ron Howard alla sempiterna saga di Fast and Furious, ma anche pescando dal sottobosco sociale nostrano nella ricerca di una familiarità, di un’intimità dell’ambientazione e dei personaggi. Non si sceglie la Formula 1, né competizioni automobilistiche di estremo rilievo, ma si predilige il Motorsport, un microcosmo racing fatto spesso di team a conduzione familiare, di piccole realtà, di grandi sogni. Allo stesso modo Giulia De Martino non è solo una pilota, ma anche una ragazza di appena diciassette anni gravata dalla responsabilità di dover letteralmente trascinare una famiglia sfilacciata, distrutta e completamente abbattuta dalla scomparsa della figura paterna. Non ha l’età per guidare la macchina in città, ma ha la superlicenza per sfidare, a bordo del suo bolide, la vita oltre che i suoi avversari.
Ciò perché Giulia nella sua Porsche non porta soltanto la voglia di vincere, ma la necessità di vincere. Non è il gareggiare fine a se stesso o finalizzato alla gloria, effimera ricompensa dei vincitori. E’ il gareggiare per vivere perché, in fin dei conti, l’alta velocità e le corse sono ciò che di più vicino ci sia alla vita, all’amore per essa. Tutti gli sport estremi e la loro adrenalina, portandoci vicino alla morte sono la dimostrazione al nostro corpo e al nostro cervello di quanto sia intensa la voglia di rimanere appesi alla nostra esistenza sfidando la linea sottile della sopravvivenza, dell’istinto. Questa è la corsa di Giulia, questa è la storia che vuole raccontarci Veloce come il vento. Il personaggio di Loris è, antiteticamente, forse ciò che di più lontano possa esserci da questa voglia di vita, di vivere, sconfitto dalla droga e capace di sprecare una carriera brillante per un tunnel ben lontano da quello automobilistico. E’ un Accorsi distante dalla figura di icona maschile, emaciato, divorato da una vita sprecata, con i denti marci ed il volto scavato. Eppure anche lui è capace di tornare, parzialmente, sui suoi passi, con i suoi continui errori, sull’orlo di rovinare nuovamente tutto, ma anch’egli sopraffatto, una volta alla guida, da quella voglia di vivere e di sfidare il destino, quell’adrenalina che scorre nel buio delle vene forse più potente di qualsiasi droga. A ciò si frappone il personaggio della giovane Matilda De Angelis, 21 anni e una carriera da rockstar, requisiti fondamentali di chi sullo schermo vuole e riesce a portare la determinazione di un personaggio esternamente forte e coriaceo, donna in uno sport apparentemente solo per veri uomini, ma internamente debole, delicato, sferzato dalle intemperie della vita.
A due personaggi principali ben costruiti e caratterizzati, estremamente tipizzati (con un pizzico di esagerazione nella componente recitativa di Accorsi, forse troppo calcata in alcuni frangenti), si affianca un aspetto tecnico di tutto rispetto con ricostruzioni delle sfide automobilistiche di assoluta qualità, coinvolgenti e, appunto, adrenaliniche nell’affrontare ogni curva degli storici circuiti dell’automobilismo italiano, con ogni tornante, ogni rettilineo, ogni variante scanditi dalla roboante (termine adatto, non c’è che dire) colonna sonora curata da Andrea Farri, capace di sfruttare il martellare della musica moderna per catapultarci on-board con Giulia ed immergerci nelle piste, facendoci assaporare ogni cambio di marcia, trasmettendoci l’anima sportiva del film. Quell’aspetto tecnico che spesso preoccupa quando si tratta di produzioni della nostra penisola è invece un punto a favore della pellicola, valido e curato, realistico e mai invadente o fuori luogo.
Siamo di fronte ad un altro gran bel miracolo del nostro cinema, testimonianza che, con le buone idee, si possa talvolta fare molto e soprattutto fare bene. Perché Veloce come il vento non confina se stesso al genere, come sarebbe stato più semplicisticamente possibile fare, ma vuole, attraverso il genere (automobilistico, in questo caso), dirci molto di più, mettere vicende umane su ruote e raccontarle, farle correre a spron battuto nella costantemente stimolata mente di uno spettatore a voler forse ribadire di come si possa affrontare la vorticosa girandola della vita correndo più forte e veloce di lei. Veloce come il vento.
Scheda film
Titolo: Veloce come il vento
Regia: Matteo Rovere
Sceneggiatura: Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere
Cast : Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Paolo Graziosi, Roberta Mattei, Lorenzo Gioielli, Cristina Spina, Giulio Pugnaghi, Tatiana Luter, Rinat Khismatouline, Giuseppe Gaiani
Genere: Drammatico, Sportivo
Durata: 119′
Produzione: Fandango, RAI Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Nazione: Italia
Uscita: 7/4/16
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