Eh sì, la classe non è acqua. E Marco Palvetti di classe ne ha da vendere. Bastano una camicia immacolata, semplici pantaloni blu e snickers ai piedi per apparire elegante. Casual ma elegante. Al Giffoni Film Festival è arrivato con la fidanzata, sguardi dolci e abbracci, senza dimenticare però l’importanza della sua presenza con i colleghi del cast di Gomorra . A chi poneva la solita domanda sulla pericolosità della serie televisiva e sulla possibilità di indurre comportamenti imitativi rispondeva con un semplice paragone: “Ci dev’essere un’attitudine dentro di noi per arrivare a porre in essere particolari dinamiche. Anche Batman potrebbe spingere qualcuno e gettarsi nel vuoto e a volare, ma se ci proibissero di vederlo per questo motivo, perderemmo un racconto che è carico di molto altro”.
L’arte, si sa è un veicolo traboccante di voci e suggestioni, che ognuno recepisce secondo la propria sensibilità. Se la censura avesse avuto mano libera in questo senso Flaubert non avrebbe mai potuto pubblicare “Madame Bovary”, D.H.Lawrence “L’amante di Lady Chatterly e Dostoevskij “Delitto e castigo”. E’ possibile che qualche squilibrato abbia anche ucciso un’usuraia in un delirio di onnipotenza, ma cosa sarebbe della nostra letteratura, della nostra cultura, senza un personaggio come Raskolnikov?
Questo tiene a dire Marco Palvetti, attore formatosi all’Accademia Silvo D’Amico, che sui russi pare saperla lunga. “Gomorra – riflette ancora l’indimenticabile Salvatore Conte della serie televisiva – non è altro che la fotografia di una possibile realtà. Te la riporta. Anzi, non ti porta degli eroi, ma questa forza che tutto domina, il Destino, che sta sopra ognuno di noi e che alla fine annienta tutti. Più netto di così, e più libero di così non si può. Un prodotto di questo genere ti offre la possibilità di scegliere di volta in volta la tua adesione emotiva e razionale”.
Marco Palvetti ha rilasciato questa videointervista per i lettori di Myreviews.
Grande attore, uscito troppo presto di scena