Richard Linklater, classe 1960. Dall’antinarrazione, dal sogno espresso con dialoghi e tramite personaggi senza nome presenti nei suoi film, a lungometraggi commerciali, passando per la “consacrazione” ricevuta con la recente nomination all’Oscar per “Boyhood“. Il regista texano nella sua filmografia mette in scena sogni, trappole, realtà affogata di immaginazione che ognuno di noi, a suo modo, ha vissuto o vivrà. Lo fa tramite le sue passioni – il baseball, la musica, il Texas – e con la maestria e l’eleganza che lo contraddistingue, erigendosi a regista cult di un’intera generazione (la sua), e delle successive. Alcuni registi, loro malgrado, finiscono per girare sempre lo stesso film: Linklater, in questo, si differenzia dai suoi colleghi dandoci invece sempre un finale simile, che ritorna, seppur malinconicamente felice, come un piatto con il bordo scheggiato, nella tavola dello spettatore: in quasi tutti i suoi lavori, infatti, i protagonisti si ritrovano davanti all’inizio di un ipotetico qualcosa. La matricola de “La vita è un sogno” è in procinto di cominciare il liceo; nella trilogia di “Before”, Jesse e Céline sono sull’orlo di una vita insieme; il bimbo cresciuto, protagonista di “Boyhood” ha davanti a sé l’orizzonte, prima di andare al college… Insomma, il cinema di Linklater parla chiaro: il momento in cui i protagonisti tentano di definire chi sono. Quello, solo quello ha senso. Conta. Quando i protagonisti dopo aver scelto, amato, sbagliato, raccolgono i frutti del loro delirio cosmico e vanno avanti. Sempre e comunque. Crescono. Loro malgrado, con le penne arruffate da una vita il più delle volte feroce, cinica, aspra e spesso ingiusta. Ma continuano il loro percorso. Tra sogno e realtà, tra speranza e voglia di riuscire, di vincere. Di vivere. Che spesso è semplicemente difficile.
Filmografia ragionata
It’s impossible to learn to plow by reading books (1988) – Primo film di Linklater: girato in super 8 e diretto, scritto, interpretato e montato dal regista di Houston. Quasi nessun dialogo, tanti treni, bus, che però non vanno da nessuna parte. Si sente, si odora nell’aria Minelli, Dreyer, Kubrick. Da recuperare.
Prima dell’alba (1995) – 16 Giugno (il “giorno dell’Ulisse di Joyce”). Vienna: Céline e Jesse si incontrano. Meglio dire che si scontrano, letteralmente, quali anime – trottole impazzite sono. Linklater prende spunto da un fatto autobiografico, lasciando spazio ai due attori protagonisti. Li coccola, li segue in pianisequenza innamorati e ne alimenta così, il battito appena nato. Percorso che segue lungo altri due film. Puro e (in)cosciente.
School Of Rock (2003) – Jack Black e Linklater: una coppia irriverente ed esplosiva. Il regista texano lascia carta bianca a Black, re delle improvvisazioni, creando un film su lui, con lui. E per lui. Anche se parliamo di un “lavoro su commissione” è in realtà un lungometraggio sulla musica. Uno dei pochi di genere che forse lascia qualcosa di sostanzioso nel cuore dello spettatore. Rock.
Fast Food Nation (2006) – In principio doveva essere una serie tv (per HBO, di cui esiste anche il pilot, sempre a firma di Linklater), poi il regista texano decide di recuperare l’idea dopo il naufragio del progetto, finendo per girare un film sull’inchiesta del giornalista Eric Schosser. Oggetto? Lavoratori messicani sfruttati, carne mista ad escrementi ed un sistema malato. Crudo.
A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare (2006) – Girato con la tecnica del rotoscope (come Waking Life, altro movie a firma di Linklater), in questo lungo dal sapore d’angoscia il regista di Houston si confronta con Philip K. Dick: è un animazione dark, isterica, ossessiva, “drogata”, che a tratti dà la nausea, quella di A scanner Darkly. Per capirlo, bisogna vederlo. Machiavellicamente politico.
Me and Orson Welles (2009) – Finalmente arriva un biopic nella cinematografia di Linklater: ambientato dietro le quinte del Giulio Cesare di Welles, il film ci mostra un gigante della regia che combatte col proprio ego e con l’atto del creare. Folgorante.
Bernie (2011) – In pratica un mockumentary, su un caso di cronaca realmente accaduto: Bernie Tiede, assassino di una matrona texana, narrato per bocca (e corpi…) di attori e concittadini. Il film fece scalpore e fu determinante per la libertà condizionata di Tiede (ai domiciliari in un garage di Linklater!) successivamente condannato in appello però nel 2016. Pericoloso.
Boyhood (2014) – Progetto ambizioso, durato 12 (dodici!) lunghi anni: un vero e proprio testamento in pellicola / Hard Disk che, in caso di morte precoce del regista, sarebbe passato nelle mani del fido Ethan Hawke, anche in scena nel ruolo del capofamiglia. 45 giorni di riprese spalmate su oltre un decennio: romanzo di formazione di un ragazzino che diviene uomo. Prezioso.
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