L’industria del cinema (e della Tv) UK l’aveva detto. Chiaramente. Ante tempo. Ha preso parola ed è uscita allo scoperto: noi vogliamo rimanere. «We want “Remain”!». 23 Giugno. È andata come è andata… L’impatto della Brexit, che è realtà, ci sarà, come per tutti le persone coinvolte in terra Britannica. Questo è innegabile… Finora non sono state chiare le modalità e le tempistiche di quello che il “Financial Times” ha definito letteralmente «the world’s most complex divorce» (testuale: il divorzio più complicato del mondo). La risposta del Fondo monetario internazionale, però, non si è fatta attendere, rivedendo subito al ribasso le stime sulla crescita economica della Gran Bretagna nel 2016 (PIL + 1,7 %), mentre la sterlina che si è svalutata pesantemente dopo l’esito del referendum, rende più appetibili le società inglesi, come dimostrato a Luglio dall’acquisizione da parte di AMC Entertainment Holdings, che fa capo al colosso cinese Dalian Wanda Group, proprietario della più grande catena europea di cinema (Odeon & Uci Cinemas Group) per 500 milioni di sterline. Gli incontri e le trattative si dice fossero partite nel 2013 ma è indubbio che la recente svolta inglese abbia accelerato, per così dire la decisione. Al contrario, a causa del calo della moneta inglese, è diventato più gravoso per le società inglesi l’acquisto di contenuti dagli USA.
La realtà è che, nella Vecchia Britannia, tutti i settori, intrattenimento compreso, dovranno misurarsi con il nuovo scenario, come detto: il clima di incertezza si fa sentire ed aleggia su imprenditori di qualunque entità. Industria cinematografica UK che secondo stime è la terza al mondo. Almeno secondo l’EAO, European Audiovisual Observatory: il box office inglese nell’anno scorso valeva 1,90 miliardi di dollari (ai tassi di cambio medio annui) dopo, anche se ad una certa distanza, Stati Uniti (11,10 miliardi) e Cina (6,8 miliardi). Ma pur sempre prima di Francia (1,48 miliardi di dollari) e Germania (1,29 miliardi). E a differenza di queste ultime due nazioni, che hanno registrato un calo di incassi dal 2011 al ritmo rispettivamente di 6,2 % e 0,8%, il botteghino britannico è salito al 3,3%. In termini di ticket emessi – staccati – venduti, il Regno Unito si piazza al nono posto (172 milioni) nella top ten, mentre la Francia è al sesto con ben 205 milioni.
Analisi a parte, le produzioni sul piccolo schermo continueranno e la qualità non dovrebbe risentirne in alcun modo. Non tutti la pensano così: il produttore Harvey Weinstein, Co-fondatore di Miramax Films e The Weinstein Company ha dichiarato, subito dopo la vittoria del “Leave”, di essere rimasto «scioccato» dall’esito della votazione referendaria prevedendo delle difficoltà per alcune produzioni. Per esempio, la mini serie Guerra e pace da Lui prodotta e realizzata con la BBC, in precedenza catalogata come europea, non sarà più in grado di soddisfare i requisiti richiesti in tal senso. La vittoria dell’addio all’UE, secondo Weinstein, «potrebbe avere conseguenze molto costose per l’industria del cinema e della tv» aggiunge. Pensiero simile quello espresso da Michael Ryan, Presidente della Indipendent Film and Television Alliance e partner della GFM Films, che ha esternato il suo stupore sulla Brexit, dichiarando che l’impatto sarà probabilmente «devastante» per l’industria creativa. «La decisione di uscire dall’Unione Europea è un duro colpo per il settore dell’intrattenimento nel Regno Unito. Produrre film e programmi televisivi è un business molto costoso e rischioso e la certezza sulle norme che lo regolano è un aspetto imprescindibile.» ha asserito. Non dello stesso avviso l’emittente televisiva europea Modern Times Group (MTG) che, decisamente più ottimista, ha spiegato, interpellata sulla questione, che «il Regno Unito resta uno dei principali hub di contenuti e tecnologia a livello europeo e mondiale. MGT è presente in Gran Bretagna sin dal 1980 e non abbiamo alcuna intenzione di cambiare la situazione. Abbiamo recentemente lanciato un nuovo impianto di play out del marchio, investito in nuove imprese digitali, comprato e venduto migliaia di ore di programmi tv che indicano il nostro impegno nel Regno Unito.». C’è insomma chi guarda oltre l’orizzonte e che giustamente ritiene la creativity industries UK capace di superare brillantemente anche questa prova.
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