Ambrogio Crespi ci aveva già abituato a film documentari di alto livello, che si presentavano sempre come potenti stimoli alla riflessione. Stavolta possiamo dire che ha battuto se stesso e le varie aspettative. In un contesto socio-politico che oltre a tenere impantanate le proposte su indulto e amnistia, non prende neppure in considerazione le istanze che scaturiscono su tali temi dal Giubileo indetto da Papa Francesco, Crespi ha addirittura il coraggio nel suo docufilm -scritto assieme al fratello Luigi-, di prendere in esame l’ergastolo cosiddetto ostativo, cioè quello senza fine, senza termine.
Peraltro i più non sanno di cosa stiamo parlando, dal momento che ordinariamente si parla solo dell’ergastolo standard, dove dopo un certo numero di anni e a determinate condizioni si può usufruire di permessi premio, o di regime di semilibertà, ecc. Questo in quanto coloro che vivono l’esperienza dell’ergastolo ostativo è come se fossero già socialmente morti e sepolti assieme al concetto di pena “redentiva”, che, invece, è patrimonio del dettato costituzionale e della nostra tradizione giuridica più recente.
Gli attori che usa Ambrogio nella sua ultima fatica cinematografica sono proprio alcuni di questi morti e sepolti, anzi, forse la sedia elettrica l’avrebbero potuta vedere come una liberazione rispetto alla situazione presente, e mi si perdoni il paradosso…
A questi condannati , che peraltro non chiedono sconti o altro e sono ben consapevoli del male commesso, nel docufilm si aggiungono alcuni appartenenti all’amministrazione penitenziaria.
Dopo la presentazione all’ultima Mostra Cinematografica di Venezia, l’opera di Crespi è stata presentata il 22 settembre scorso al carcere di Opera e sta già suscitando un ampio dibattito sull’argomento, e siamo certi che quando verrà proiettata nelle sale sarà ancora più intenso.
Prodotto da IndexWay e Nessuno Tocchi Caino, Spes Contra Spem rimanda alla speranza come elemento intrinseco alla persona e alla vita, perché se muore la speranza, se non rimane spiraglio alcuno di nuova vita, di redenzione, la vita non può dirsi tale.
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