Al Napoli Film Festival sono iniziate le premiazioni e il Vesuvio Award come miglior film è stato assegnato a “Enclave”, di Goran Radovanovic. La motivazione principale è costituita dal fatto che il film ha portato all’attenzione del pubblico il disagio della minoranza serba in Kosovo -negli anni successivi alla guerra nei Balcani- attraverso una “fotografia tematica e una regia consapevole“.
Titolo originale è “Enclava”, ed è un film davvero bello e di raro impegno sociale e umanitario, già premiato al Bergamo Film Meeting 2016. Uscirà nelle sale cinematografiche a fine ottobre, distribuito da LAB 80 film.
Il regista, nato nel 1957 a Belgrado, serbo, dopo la laurea aveva svolto per qualche tempo attività come critico cinematografico, iniziando poi a scrivere sceneggiature per film e documentari.
Nel cast: Milena Jaksic, Filip Subaric, Nedad Stanojkovic, Milan Sekulic, Miodrag Krivokapic.
Il film è ambientato nel Kosovo del 2004, alcuni anni dopo la guerra. Il piccolo Nenad vive a Vrelo, una “enclave” serba all’interno appunto del Kosovo albanese. Abita con il padre e il nonno, e ogni giorno deve attraversare una zona di confine per andare a scuola, dentro un carro armato delle Nazioni Unite. Per lui comunque è tutto normale, in quanto è da tempo abituato a vivere in una piccola enclave protetta dall’ONU. A scuola, peraltro, è da solo a lezione, in quanto considerato di minoranza, malvisto dagli altri bambini che sono in maggioranza albanesi e musulmani.
Tra gli altri bambini uno in particolare ha un ruolo importante nel film, Bashkim, carico di odio nei confronti dei serbi che considera responsabili della guerra e della uccisione del padre.
Un giorno, proprio mentre la comunità albanese sta celebrando un matrimonio, il nonno di Nenad muore, e lui pur di dare degna sepoltura all’amato nonno attraversa le linee nemiche per andare ad avvisare il sacerdote e preparare il funerale.
Sulle strade del villaggio all’improvviso Nenad si trova faccia a faccia con Bashkim, e i due bambini in quel momento hanno nelle proprie mani la possibilità di superare odio e divisioni dando nuovo corso alla storia.
Nenad, proprio per il suo coraggio, riuscirà a divenire amico di Bashkim e di bambini musulmani e albanesi, che per la guerra odiavano i serbi.
Il regista con il suo film intende fare innanzitutto opera di sensibilizzazione sulla possibile coesistenza tra due comunità distanti e divise tra loro, e bisogna dire che ci riesce molto bene.
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