Vittorio Sgarbi presenta la sua opera teatrale “Caravaggio” ormai da tempo. Peraltro Vittorio non è del tutto nuovo a esperienze teatrali ma in questa supera se stesso. Del resto il volume che aveva dedicato al grande pittore, e cioè: “Il punto di vista del cavallo. Caravaggio” (Bompiani editore), che risale al 2014, era già stato un ottimo successo editoriale, e aveva già consentito a Sgarbi di penetrare nei meandri dell’opera di Michelangelo Merisi, vero nome del grande Caravaggio.
La prossima tappa di questo tour di presentazione della sua opera Vittorio la terrà al Teatro Comunale di Ferrara, la città del critico d’arte, ma proseguirà in sedi almeno altrettanto prestigiose, come Venezia. Ricordiamo peraltro che ad esempio a Pesaro diversi mesi fa fece il tutto esaurito, ed ebbe un ottimo successo perfino in Ticino, in Svizzera, ma anche in tanti altri teatri italiani.
La regia di “Caravaggio” è di Angelo Gentili, le musiche di Valentino Corvino, mentre Tommaso Arosio cura in modo davvero sorprendente la riproduzione delle immagini dei quadri del grande pittore, proiettandole su schermi appesi nel vuoto che danno l’effetto di trovarsi innanzi agli originali.
Sgarbi nella presentazione delle opere non si limita a collegamenti con altri grandi artisti, ma spazia particolarmente in ambito letterario, con riferimenti in primis a Pasolini e a Moravia.
Interessantissima ad esempio è la correlazione che pone il critico d’arte tra i ragazzi di strada di pasoliniana memoria e la plebe delle opere del grande pittore.
Il concetto fondamentale che elabora Sgarbi è poi quello della contemporaneità di Caravaggio. Il concetto è connesso al fatto che il pittore ebbe successo speciale solo nei nostri tempi, a partire dal Novecento, in quanto più adatto, più idoneo, a riconoscere nel Maestro degli aspetti quali il senso della realtà, un certo realismo in genere, l’idea di popolo, e vari altri aspetti.
Ma perché, si domanda Sgarbi, Caravaggio è contemporaneo? Innanzitutto perché continua a essere tra noi, a vivere con noi, con la sua opera, vitale, intensa, di una bellezza eterna, fuori da categorie spazio-temporali, ma poi perché proprio la sensibilità del nostro tempo ha attribuito valore al pittore, lo ha rivisitato in categorie attuali, lo ha veramente compreso.
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