Già la nomination di Valeria Bruni Tedeschi fa onore al nostro Paese e al cinema italiano, ma poi è anche un estremo riconoscimento a una grande attrice e di riflesso lo rende anche ai tanti registi che l’hanno saputa valorizzare.
Valeria ha iniziato a recitare con Patrice Chéreau, con cui debutta nel 1987 nel film Hotel de France. Dopo una fase francese di alto livello che la pone subito in evidenza, per qualche tempo in Italia non viene particolarmente valorizzata. Poi nel 1995 decolla anche nel nostro Paese, grazie anche all’ottimo rapporto che instaura con il regista Mimmo Calopresti, che la pone a fianco di Nanni Moretti nel film La seconda volta. Nel 1998, poi, sempre diretta da Calopresti, Valeria interpreta La parola amore esiste, con cui riceve due David di Donatello come miglior protagonista femminile. Da qui una serie di trionfi. Intanto prosegue il sodalizio con il grande Mimmo, che la vuole in La felicità non costa niente, del 2003, e L’abbuffata, del 2007. Con il successo a Valeria viene anche voglia di dirigere lei stessa, di scrivere sceneggiature, pur continuando a interpretare con maestria tanti film ancora. In questo periodo Valeria dirige E’ più facile che un cammello, del 2003, Attici, del 2007 e Un castello in Italia, del 2013.
Nel 2010 la vediamo in Baciami ancora, del mitico Gabriele Muccino, poi nel 2013 nel film Viva la libertà, di Roberto Andò.
Nel 2014 interpreta Il Capitale Umano, di Paolo Virzì e nel 2015 è una delle interpreti principali in Latin Lover, di Cristina Comencini.
Nel 2016 la vediamo in Il condominio dei cuori infranti, di Samuel Benchetrit, che ne è anche lo sceneggiatore.
Poi giunge il momento de La Pazza Gioia, di Paolo Virzì, dove interpreta il ruolo di Beatrice Morandini Valdinara, a fianco di Micaela Ramazzotti, che interpreta invece il ruolo di Donatella Morelli. Si tratta di due donne con problemi psicologici, o almeno così vengono descritte da quanti si ritengono sani…
Entrambe sono pazienti in un istituto per disturbi psichici, Villa Biondi, dove devono sottostare a una terapia di recupero. Pur avendo due caratteri estremamente diversi, riusciranno a fare amicizia e a divenire inseparabili. Un giorno, approfittando di alcune lacune organizzative della comunità se ne vanno prendendosi quantomeno una vacanza, per darsi appunto alla pazza gioia. Si tratta di una fuga da un luogo che le considera e le etichetta come disturbate mentali e addirittura come socialmente pericolose.
In realtà i veri pazzi sono fuori, tra quelli che giudicano e etichettano. In ogni caso le due cercano almeno inizialmente un pò di serenità e felicità nel mondo dei cosiddetti normali…
Si sente la mano forte e intensa di Francesca Archibugi nella sceneggiatura, che è un ‘opera a quattro mani con il grande Virzì.
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