Non sappiamo se Paolo Sorrentino sia credente. Se non lo è, sicuramente vorrebbe esserlo. Le ultime due puntate di “The Young Pope” parlano chiaro e portano all’estremo la voglia di trascendente, o meglio, l’esigenza di misticismo che pervade l’intera serie. Stemperata e sdrammatizzata dalla continua ironia e dal divertimento che il regista si prende giocando con il sacro, la spiritualità pervade l’intero film, talvolta discreta, altre volte liberata in un crescendo commovente. E le storie dei tanti personaggi si intrecciano misteriosamente, lasciando intravedere un disegno divino che alcuni chiamano destino.
Il cardinale Gutierrez ritrova se stesso e il proprio coraggio grazie all’incontro con il dolore di una donna malata. Inviato a New York per fare luce sullo scandalo pedofilo esploso a causa della condotta del cardinale Kurtwell, arriva a fotografarlo e riportarlo, colpevole, in Vaticano. E’ questa l’occasione per un complesso dialogo con il Papa su aborto, pedofilia e omosessualità che rivela il cambiamento avvenuto in Pio XIII. La partenza di suor Mary per gli Stati Uniti segna la svolta, a sottolineare che l’orfano Lenny Belardo ora è finalmente libero dalla sua ricerca dei genitori. “Il Papa bambino si è fatto uomo e ora non ha più bisogno di una figura paterna ma di un collaboratore”. Ed è un uomo buono, lontano dall’arroganza e dalla rigidità priva di compassione che aveva caratterizzato il suo esordio come pontefice. C’è addirittura un po’ di Papa Francesco nel personaggio interpretato da un potente Jude Law, c’è un Papa capace di apprendere una lezione di vita da un bambino che ha deciso di “non accontentarsi”.
La divisione della critica, così netta tra estimatori e detrattori, ricorda un po’ la diatriba sui film di Lars Von Trier, tra chi ne esaltava la genuinità e chi vi trovava una commozione costruita. “The Young Pope” potrebbe anche essere un film astuto, ma la ricerca del bello e della bontà, che sono poi la stessa cosa, ha finora pervaso tutti i suoi film con grande gentilezza d’animo, e non c’è motivo per dubitare che anche con quest’ultima opera il regista rimanga fedele a se stesso.
Tra gli innumerevoli significati e le svariate finalità della sceneggiatura di Sorrentino vi è anche quella di rendere le vite degli ospiti del Vaticano nella loro quotidianità, simili a quelle di tutti gli altri esseri umani, a volte umili e prosaiche. Come quando scopriamo il pontefice e il cardinale Gutierrez stendere con semplicità i calzini ad asciugare.
Molto rimane alla fine dell’avventura del Papa americano, e al di là dei contenuti teologici o narrativi ci resta la conferma di una grande capacità visiva ed evocativa. Alcune cifre per capire la risposta del pubblico televisivo (“The Young Pope”, prodotto da HBO, è andato in onda su Sky Atlantic): la serie raccoglie infatti una media settimanale di 1 milione 400mila spettatori e risulta essere, ad oggi, la migliore serie di sempre al debutto in onda su Sky. In assoluto chiude al terzo posto, subito dopo le due stagioni di “Gomorra”. Arrivati alla fine del film, perché di un film si tratta, a chi scrive non resta altro che chiedere scusa a Paolo Sorrentino per lo scetticismo con cui aveva accolto le prime due puntate: il regista napoletano ce l’ha fatta, e si conferma tra i migliori registi italiani contemporanei.
Scheda
Titolo: The Young Pope
Regia: Paolo Sorrentino
Genere: Miniserie TV
Cast: Jude Law, Diane Keaton, James Cromwell, Silvio Orlando, Sebastian Roché, Scott Shepherd, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, Toni Bertorelli, Daniel Vivian, Olivia Macklin
Anno: 2016
Paese: Italia, USA, Francia
Produzione: Wildside
Durata: 55 Min (per 10 episodi)
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