Cosa fa di uomini come Ray Kroc ciò che sono? Lui vi risponderebbe “la perseveranza”, con le prove di un impero milionario alle spalle e Il potere del pensiero positivo riascoltato come un mantra nelle orecchie.
Dategli torto, ditegli pure che è stato un amorale traditore, ma i risultati parlano chiaro e gli affari non hanno pietà. Seguono e perseguono i loro disegni, secondo cavilli legali o chi ha l’idea più chiara in testa.
Da qui è facile intuire l’indole del fondatore di McDonald’s e capire l’istinto che l’ha portato a giocarsi tutto pur di costruire un sogno, o presunto tale. Perché a onor del vero Ray non ha fatto altro che osservare, ha visto la gente, ha studiato il territorio, ha riconosciuto un simbolo e poi ha capito. Ha capito il potenziale di un cambiamento radicale nel settore della ristorazione, ci ha scommesso casa e professione, ha motivato gli scettici con propositi nazionali e si è spianato la strada lungo il business del furto. Perché sia chiaro, la storia degli hamburger che tutti oggi conosciamo è passata da lì. Dall’efficiente sistema fast food già avviato dai fratelli McDonald negli anni Cinquanta, che hanno avuto la sfortuna di essere corteggiati da Kroc. Un energetico self-made man di 52 anni, sornione e disgraziato Michael Keaton che in principio scarrozza con la sua macchina in ogni dove nel Midwest pur di vendere frullatori. Profilo medio per un uomo che di mediocre non voleva avere assolutamente nulla.
John Lee Hancock le storie per le sue cinebiografie continua a prenderle in quelle umanissime ed ermetiche vite di grandi visionari. Sia che disegnino cartoni animati (Saving Mr. Banks) o che provino a vendere panini su larga scala. Dietro ai suoi personaggi c’è un American Dream mai abbandonato, e persino in The Founder, dove la guerra tra puristi e affaristi tira vergognosi colpi bassi, riesce a mantenersi in equilibrio. Astuto, forse fino all’indecisione, tra dirigere un film sugli intrighi di Kroc o una festa per il successo della sua capitalistica faccia tosta.
Qui eroe e cattivo sono la stessa persona e se si riesce a non odiarla è perché siamo di fronte a un fantastico Keaton, in grado di sfumare fascino, disperazione e grinta. Non è roba da profondo dramma cinematografico, ma le dinamiche, i flashback, gli abbandoni di chi vi partecipa smuovono complessità sufficienti.
Kroc è il perno di un’evoluzione proustiana a cui la storia ha dato ragione. È nella sua mente che il regista ci invita a entrare e sempre lì, sotto una buona dose di corrosiva ironia, piazza abbastanza avidità e amarezze da non farci dimenticare degli esclusi. Laura Dern in primis che in quattro scene si guadagna il ricordo di una moglie sempre un passo indietro, sostituita da anime più affini.
Hancock si dedica a dirigere un film elegante, a ricostruire arredi, abiti, scenografie originali filtrate da lenti vintage, che già da sole raccontano il fermento, diventando una vera e propria forma testuale del periodo. A Kroc niente e nessuno l’avrebbe fermato, e se l’avessero capito anche i fratelli McDonald, che quella visione gliel’hanno servita tra due archi dorati, forse questo film non sarebbe mai esistito.
Scheda film
Titolo: The Founder
Regia: John Lee Hancock
Sceneggiatura: Robert D. Siegel
Cast: Michael Keaton, Linda Cardellini, Patrick Wilson, Nick Offerman, Laura Dern, John Carroll Lynch, B.J. Novak
Musiche: Carter Burwell
Genere: biografico
Durata: 115’
Produzione: FilmNation Entertainment, The Combine
Distribuzione: Videa
Nazione: USA
Uscita: 12/01/2017.
(La recensione fa riferimento alla visione del film in lingua originale).
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