Honor to Metal and Rock Music
Episode II
50 anni e non sentirli!
Secondo episodio della rubrica dedicata al mondo della musica Rock e Metal, dopo aver trattato la gothic-heavy metal band finnica Nightwish (Honor to Metal and Rock Music Episode I – NIGHTWISH), oggi tratteremo un altro caposaldo (se non il più importante) di questo mondo di musica sfrenata, adrenalinica, ma non per questo priva di emozione.
Oggi è il turno dei britannici Iron Maiden,
Gli Iron Maiden, sono nati a Londra, nel lontano 1975, da un’idea del bassista Steve Harris, le cui influenze principali sono da attribuirsi a gruppi dell’epoca come Black Sabbath, Thin Lizzy, Kiss, Deep Purple e Ramones.
Ci sono voluti ben 5 anni di gavetta, e diversi cambi di formazione prima di giungere al tanto agognato debut-album, che avverrà nel 1980, dopo essersi costruiti una certa fama nel Regno Unito, come band underground… Famoso il loro concerto nel locale londinese Ruskin Arms, dove curarono per la prima volta, l’apparizione della loro mascotte ufficiale Eddie The Head.
Grazie al singolo Prowler, finito sulle pagine della rivista Sounds, fu coniato genere New Wave Of British Heavy Metal… E proprio questo singolo finì nelle mani di Rod Smallwood (attuale band manager), che visto il potenziale del gruppo, decise prima di farli suonare come spalla dei ben più blasonati Motorhead, e poi come band headliner nel Marquee Club il 19 ottobre 1979, data nella quale partecipò anche Brian Shepard, allora direttore della EMI.
L’8 febbraio 1980, i Maiden, pubblicano un nuovo singolo intitolato Running Free, giunto al 34# posto delle classifiche britanniche, che varrà loro la partecipazione al programma musicale Top Of The Pops.
Nel 1980, arriva il tanto sospirato album di debutto, intitolato Iron Maiden, che ottiene un grande successo raggiungendo il 4° posto nelle classifiche britanniche… Nell’album vanno sottolineati pezzi di notevole spessore come Prowler, Phantom Of The Opera, Running Free e Iron Maiden, alcuni di questi pezzi infatti sono tutt’ora riproposti nelle setlist live.
La formazione era la seguente: Paul Di’Anno (voce), Steve Harris (basso), Dave Murray, Dennis Stratton (chitarre), Clive Burr (batteria).
L’ottimo debutto, varrà ai Maiden, la partecipazione come gruppo spalla al British Steel Tour dei Judas Priest, e alla leg europea dell’Unmasked Tour dei Kiss, dove i Maiden raderanno al suolo le date italiane di Roma (29 agosto) e Milano (3 settembre), contendendo la scena ad una delle più grandi rockband di sempre.
Dopo il Tour, l’allora chitarrista Dennis Stratton, lascia il posto al più tecnico Adrian Smith (amico d’infanzia di Dave Murray), e con la nuova formazione, nel 1981 vede la luce il secondo album intitolato Killers, che vide notevoli miglioramenti sia a livelli di arrangiamenti, sia a livelli di produzione (affidata a Martin Birch, produttore di Rainbow e Deep Purple)… Ma nonostante il grande valore del disco e le diverse tracce esplosive come Killers, Wrathchild, Purgatory e Murders in The Rue Morgue, il disco non riesce a bissare il successo del debutto, raggiungendo solo il 12# posto nelle classifiche britanniche.
Intrapreso un nuovo tour mondiale, la band ottiene successo nelle date nel mondo, ma deve fare i conti con il carattere ribelle del singer Paul Di’Anno, che con l’abuso di droghe e alcool, mette a repentaglio molte uscite live della band… Motivo per cui, la band decise di allontanarlo per lasciare il posto all’ex Samson, Bruce Dickinson, soprannominato Air Raid Siren (sirena d’attacco aereo), per via della sua estensione e potenza vocale.
Dopo l’ingresso di Dickinson nella formazione, nel 1982 entrano in studio per registrare il loro terzo album, intitolato The Number Of The Beast, preceduto dal singolo Run To The Hills.
Il disco presentava una maggiore varietà di suoni e melodie rispetto ai precedenti, proprio grazie alle notevoli capacità del nuovo singer, molti lo considerano come uno dei più grandi album di tutti i tempi. Neanche le farlocche accuse di satanismo fermarono lo straordinario successo del disco che, grazie a pezzi del calibro di Children Of The Damned, 22 Acacia Avenue, The Number Of The Beast, Run To The Hills e Hallowed Be Thy Name, lo fecero decollare in testa alle classifiche britanniche, con conseguente gigantesco tour mondiale chiamato The Beast On The Road.
Terminato il lungo tour mondiale, la band si stabilì alle Bahamas, dove nel 1983, registrò il quarto studio-album, intitolato Piece Of Mind, seguito dal tour di promozione World Piece Tour.
Durante il 1983, ci fu un avvicendamento nella formazione… Per problemi di salute e stress, il batterista Clive Burr, si vede costretto ad abbandonare la formazione, lasciando il posto al nuovo drummer Nicko McBrain, che a differenza del precedente batterista, utilizza un drumming più complesso ed articolato, agevolando le melodie progressive-rock presenti nel disco, in tracce come Where Eagles Dare e To Tame A Land.
Tuttavia, i brani di maggiore successo furono ben altri, come Flight Of Icarus, Revelations (prima canzone scritta esclusivamente da Dickinson) e l’anthemica The Trooper, destinata a divenire vero caposaldo della band in sede live.
La band decide di battere il ferro finché è caldo, e un anno dopo, nel 1984, pubblica Powerslave, disco di enorme successo che li conferma come una delle più grandi metal band mondiali. Il sound si fa più duro e veloce, mantenendo comunque i tratti progressive del predecessore.
Numerosi brani fungeranno da capisaldi per le setlist future della band, tra le quali la feroce e diretta opener Aces High, 2 Minutes To Midnight, la title-track e la lunga ed articolata Rime Of The Ancient Mariner.
Il tour di promozione World Slavery Tour, risulta ancora oggi il più vasto e completo compiuto dalla band, dalla durata complessiva di 13 mesi, con un totale di 360 concerti.
Durante le quattro serate tutto esaurito alla Long Beach Arena (USA), nel 1985 viene registrato anche Live After Death, considerato dalla critica uno dei migliori live nel genere.
Dopo un lungo ed estenuante tour, la band decide di appendere (per il momento!) gli strumenti al chiodo… Nel 1986 la band tornò in studio di registrazione e diede alla luce Somewhere In Time, che evidenziò un pesante cambiamento stilistico della band. Fu introdotto l’uso di sintetizzatori, che già utilizzarono gruppi come Ozzy Osbourne e Kiss in quel periodo. Nonostante tutto il sound della band mantenne tutti i canoni per cui divenne celebre.
Tra i brani più celebri del disco possiamo citare Wasted Years, Heaven Can Wait e Stranger In A Strange Land, che contribuirono a far ottenere al disco un ottimo successo, nonostante le critiche per la variazione del sound.
Tuttavia il Somwhere On Tour, registra diversi tutto-esaurito e le esibizioni furono decisamente più spettacolari con l’ausilio di fuochi pirotecnici.
Al termine del tour, i Maiden tornano in studio, e nel 1988 lanciarono Seventh Son Of A Seventh Son, che segue la linea del predecessore con l’utilizzo dei sintetizzatori, ma con un’indurimento del sound della band ed un inasprimento della voce del singer Dickinson.
Il disco è il primo concept della band, e riguarda la nascita, vita e morte di un profeta dai poteri straordinari che viene conteso dal regno del bene e del male.
Qui ritornarono le accuse di satanismo, che comunque non impedirono al disco di divenire un enorme successo planetario, raggiungendo il primo posto nelle classifiche del Regno Unito.
Tra i brani più celebri del disco, ci sono l’opener Moonchild, Infinite Dreams, la rockeggiante Can I Play With Madness, la title-track e i due successi The Evil That Men Do e The Clairvoyant… Brani riproposti anche dal vivo nel Seventh Tour Of A Seventh Tour.
Al termine del Seventh Tour Of A Seventh Tour, la band subisce una defezione importante, ovvero quella di Adrian Smith, che decide di dedicarsi alla propria carriera solista con il progetto ASAP.
Al suo posto entra in formazione Janick Gers, chitarrista del gruppo solista del cantante dei Deep Purple, Ian Gillan.
Nel 1990 la band partorisce No Prayer For The Dying, che rappresenta quasi un ritorno alle origini, per via dell’abbandono dei sintetizzatori e dei pezzi lunghi ed articolati.
Per questo motivo, la band viene pesantemente criticata dal pubblico e dalla critica, ma nonostante tutto, il singolo Bring Your Daughter… To The Slaughter, raggiunge il primo posto in classifica, restandoci per ben due settimane.
Insieme al precedente singolo vengono ben accetati dal pubblico anche l’opener Tailgunner e la rockeggiante Holy Smoke, tracce poi riproposte nel seguente tour di promozione No Prayer On The Road.
E siamo al 1992, la band ritorna parzialmente al passato con Fear Of The Dark, dove c’è un’alternanza di pezzi lunghi (Afraid To Shoot Strangers, Wasting Love e soprattutto Fear Of The Dark) e pezzi veloci e diretti (Be Quick Or Be Dead, From Here To Eternity). Nonostante qualche infondata critica che rimprovera alla band un disco troppo simile al predecessore, le vendite sono ottime, raggiungendo il secondo posto nelle classifiche inglesi, ed intraprendendo un tour mastodontico (Fear Of The Dark Tour) in giro per il globo con diversi tutto-esaurito, tra cui al Monsters Of Rock 1992, da cui verrà estratto Live at Donington, pubblicato nel 1993.
Fear Of The Dark, risulta a tutt’oggi uno dei dischi più venduti della discografia dei Maiden.
Visto il grande successo, gli Iron Maiden, intraprendono un secondo tour denominato A Real Live Tour, dai quali verrà estratti del materiale per altri due dischi live, A Real Live One e A Real Dead One, successivamente uniti in A Real Live Dead One, nelle ristampe del 1998.
Al termine dell’A Real Live Tour, il frontman e singer Dickinson, decide di abbandonare al band, per via di alcuni dissidi con Harris, e per concentrarsi sulla propria carriera solista.
Tra i cantanti destinati all’ambita posizione di singer dei Maiden, c’erano Doogie White (Yngwie Malmsteen) e Michael Kiske (ex-Helloween), ma alla fine decisero di optare per Blaze Bayley, frontman dei Wolfsbane.
Nel 1995 pubblicarono The X Factor, che segnava un ulteriore distacco rispetto allo stile passato della band.
Infatti ci sono numerose tracce superiori ai 7 minuti, ed il sound oltre che più articolato, risultava più cupo ed introspettivo, dovuto probabilmente ai problemi familiari di Harris, che hanno influito pesantemente sul songwriting.
Infatti, differentemente da quanto accaduto nei precedenti dischi, la prima canzone del disco è la suite da 10 minuti The Sign Of The Cross. Tra le altre canzoni dal discreto successo possiamo citare anche Lord Of The Flies e Man On The Edge.
Tuttavia, i fans non apprezzarono la scelta del nuovo cantante, nè tantomeno la direzione del songwriting… Famosa la quasi-rissa sfiorata in Cile nel 1997 tra Harris, Bayley ed un fan della prima fila.
Nel 1996, uscì una mega-raccolta di 2 dischi, Best Of The Beast con un pezzo inedito, intitolato Virus.
Nel 1998, una nuova creatura vede la luce… Si tratta di Virtual XI, disco che si discosta molto rispetto al precedente, che non ne ricalca le vie cupe, e che per questo viene ancor più criticato dai fans, poiché privo di energia e adrenalina, come nei capolavori con Dickinson e Di’Anno.
L’album è un disastro alle vendite, si piazza 16# nelle classifiche britanniche, il punto più basso toccato dai Maiden… Anche se nel disco non mancano alcuni spunti interessanti come Futureal e The Clansman. Il Virtual XI Tour, risulta in linea con il precedente, ed al termine di esso Bayley viene allontanato dalla band.
Nel 1999 c’è il grande ritorno di Dickinson e Smith, nella formazione dei Maiden, costituendo quella che poi è chiamata in gergo la formazione “allargata”, composta da ben 3 chitarristi (Murray, Smith, Gers).
Per farsi perdonare, i Maiden, pubblicano un greatest hits dei loro più grandi classici, intitolato Ed Hunter, e partono alla volta dell’Ed Hunter Tour, che vede il ritorno nella setlist di alcuni grandi classici del passato glorioso dei Maiden, come Aces High, Wasted Years e Phantom Of The Opera.
I Maiden, si danno da fare, e nel maggio del 2000, danno alla luce il loro grande ritorno sul mercato con Brave New World, lavoro complesso ed articolato che ricalca le sottili linee progressive già apprezzate in Somewhere In Time e Seventh Son Of A Seventh Son.
Il disco è al settimo posto nelle classifiche inglesi, ed il singolo utilizzato per la promozione ed anche come video-clip, (l’opener The Wicker Man), risulta essere un vero tormentone ed un ritorno al passato con sonorità dure e veloci, ed immancabilmente, di nuovo la pregevole ugola di Dickinson.
Tra gli altri pezzi più celebri del disco possiamo sottolineare Ghost Of The Navigator, Brave New World e Blood Brothers (divenuto vero anthem per i Maiden Fans).
Il Brave New World Tour, diviene un vero e proprio successo, con sold-out, praticamente ovunque, e con un concerto destinato al mercato DVD (Rock In Rio), che è un vero tripudio di classe Maideniana, di fronte a 250.000 persone.
Dopo il grande ritorno, i nostri si prendono un periodo di pausa, per poi ritornare con il Give Me Ed ‘Til I’m Dead Tour, che si concentra sui classici del passato.
E siamo nel 2003, dove i nostri pubblicano la loro tredicesima opera in studio, battezzata Dance Of Death,che ripercorre le linee elaborate del predecessore, arricchite di composizioni orchestrali ed una leggera vena hard rock anni ’70.
L’album è al secondo posto delle classifiche britanniche, e questo vale loro la partecipazione a Top Of The Pops, dove presentano il loro singolo di lancio, Wildest Dreams.
Il disco offre tanti spunti interessanti e ricchi di varietà, tra cui Rainmaker, No More Lies, Dance Of Death e Paschendale, oltre che l’esordio al songwriting in 20 anni di carriera dei Maiden, del batterista Nicko McBrain, nel brano New Frontier.
Il Dance Of Death Tour, è superiore al precedente in termini di sold out, dal concerto tenuto al Westfalenhalle di Dortmund, ne verrà fuori un DVD ed un doppio cd live, intitolato Death On The Road.
Verso la fine del 2004, vedrà la luce anche The Early Days DVD, che presenta la storia della band nei primi 4 album (dal debutto, fino a Piece Of Mind). Di supporto al DVD, i Maiden intraprenderanno un nuovo tour “nostalgico”, denominato Eddie Rips Up World Tour, la cui setlist ricalcherà in pieno i primi 4 album.
Durante il 2005, l’ex batterista Clive Burr, verrà colpito da sclerosi multipla, i Maiden perciò fonderanno Clive Aid, un particolare concerto i cui incassi verranno devoluti all’ex batterista, per la ricerca sulla malattia.
Alla manifestazione parteciperanno diversi artisti di fama mondiale come Ian Paice, Tony Iommi, Girlschool, Sex Pistols e l’ex singer Paul Di’Anno.
Nel giugno del 2006, i Maiden lanciano il primo singolo della loro nuova creazione che vedrà la luce nel mese di agosto. Si tratta del singolo The Reincarnation Of Benjamin Breeg, che sarà presente sul nuovo di zecca A Matter Of Life And Death.
Nonostante il disco abbia riscosso eccezionali vendite, come in Finlandia e Italia (1# posto), risulta molto più cupo ed articolato rispetto al precedente, raggiungendo la durata record di 72 minuti.
La tracklist del disco verrà riproposta per intero, nella prima leg dell’A Matter Of Life And Death World Tour, insieme ad altri 5 classici: Fear Of The Dark, The Evil That Men Do, 2 Minutes To Midnight, Hallowed Be Thy Name e Iron Maiden.
Nonostante la scelta non fu propriamente apprezzata (visto l’eccessivo minutaggio e l’elevata complessità delle canzoni), il tour ebbe svariati sold out.
La seconda leg, fu totalmente diversa, in quanto solo 5 pezzi del disco venivano riproposti (Different World, These Colours Don’t Run, Brighter Than A Thousand Suns, The Reincarnation Of Benjamin Breeg, e l’eccezionale For The Greater Good Of God), mentre veniva dato più spazio ai classici, per celebrare i 25 anni di The Number Of The Beast.
Il 2008, vede i Maiden protagonisti di un mastodontico tour in giro per il globo, battezzato Somewhere Back In Time World Tour 2008-2009, la cui prima leg, è stata interamente percorsa a bordo del boeing 757 di proprietà della band, battezzato Ed Force One, pilotato dal singer Bruce Dickinson.
La scaletta dei concerti ripropone brani che vanno dal 1980 al 1988.
La band ha inoltre pubblicato un lungometraggio intitolato Flight 666, ed un doppio CD live, oltre che un greatest hits, intitolato Somwhere Back In Time ed un DVD+Documentario di Flight 666.
Il film è stato girato in alta definizione e con impianti digitali 5.1, mentre il documentario mostra tutti i retroscena del tour “nostalgia”.
Durante il marzo 2010, la band annuncia di avere un nuovo album pronto per l’uscita, intitolato The Final Frontier, a cui susseguirono gli annunci delle date del The Final Frontier Tour, in Nord America e in Europa.
L’8 giugno è stato rilasciato gratuitamente sul sito della band, il nuovo singolo di lancio, chiamato El Dorado, ed il 13 luglio del videoclip della canzone The Final Frontier.
L’album ha ottenuto un buon riscontro da parte di critica e pubblico, e soprattutto dalle vendite, salendo la china fino al primo posto in ben 24 paesi.
Il disco è stato registrato ai Compass Point Studios nelle Bahamas, dove vennero registrati ai tempi anche Piece Of Mind e Powerslave. Il disco è molto più vario e complesso del precedente, ma allo stesso tempo più immediato ed assimilabile, risultando come un piacevole mix di nuovo e vecchio Maiden-Style.
Il tour, ottiene un enorme successo, ed i Maiden annunciano anche la pubblicazione di un dvd, blu-ray e doppio cd live della data tenutasi a Santiago De Chile, difronte a 60.000 persone.
L’opera sarà intitolata En Vivo!
Inoltre, hanno rilasciato anche un Best Of, che ripercorre i dischi tralasciati con il precedente Somewhere Back In Time, cioè dal 1990 al 2010, intitolato From Fear To Eternity.
Terminato il The Final Frontier World Tour, i nostri si prendono un periodo di riposo… Non tanto lungo, poiché ritornano sulle scene con il nuovo tour nostalgia, che ricalca le atmosfere e la setlist del grande album Seventh Son Of A Seventh Son.
Il tour è Maiden England 2012-2013, e finora è passato solo in Nord America, riscuotendo un enorme successo e facendo diversi sold-out… Ma non temete, sono già state annunciat 2 date europee per l’anno prossimo, il che lascia pensare ad un nuovo entusiasmante tour da parte della nostra amata Vergine di Ferro.
Che dire… Di Maiden non se ne ha mai abbastanza. Siamo al cospetto della più grande Heavy Metal band della storia (nonostante i consueti alti e bassi) che ha donato sempre performance da 10 e lode, nonostante siano oramai oltre la cinquantina d’età.
La leggenda è qui…
Le 5 canzoni da non perdere degli Iron Maiden:
1. Hallowed Be Thy Name
2. Aces High
3. Fear Of The Dark
4. Iron Maiden
5. Blood Brothers
Anche se 5 non basterebbero…
Iron Maiden is gonna get… All of you!
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