Sorta di remake del film spagnolo “Familia” del 1996, riambientato tra il 24 e il 25 Dicembre, la commedia di Paolo Genovese meritava di essere vista anche solo per avere una conferma: quella che Paolo Genovese (“Immaturi”, “Immaturi, il viaggio”) sia diventato una delle cineprese più autorevoli della commedia italiana. Non sono rimasto affatto deluso: le commedie di Genovese sono credibili, ben scritte, dirette in modo semplice , ma funzionale e soprattutto hanno qualcosa di interessante da dire.
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LA STORIA
Una grande famiglia riunita per Natale, intorno alla carismatica figura di Leone. Ognuno con un suo ruolo, ognuno con la propria dose di attenzioni da dare ed avere. E’ tutto oro quello che luccica? No, non lo è. Leone è infatti un uomo solo, che ha scritturato una compagnia di attori per riempire il vuoto del suo Natale. Ha anche scritto un copione che tutti devono seguire alla lettera, anche se non è così facile… perchè lo sceneggiatore e regista del Natale è un pò schizofrenico, ha il gusto dell’improvvisazione e del mettere in difficoltà i suoi attori/familiari, che di problemi ne avrebbero già per conto loro: gelosie, frustrazioni, ambizioni… Tra malintesi, cattiverie e dubbi, la storia ci porta al finale, in cui troveremo la risposta alla domanda che serpreggia per tutto il film: ma Leone ha organizzato davvero tutto questo solo per solitudine?
PANE AL PANE
Cominciamo dal cast del film: attori che recitano la parte di attori che recitano la parte della famiglia perfetta. I principali (Castellitto, Giallini, la Gerini e la Crescentini) interpretano il loro ruolo con una spontaneità ed una verosimiglianza rare per la commedia italiana, abituata ai clichè e a chiedere allo spettatore una tolleranza eccessiva verso situazioni improbabili. Il resto della compagnia ci restituisce l’impressione di aver davanti un coro, affiatato e consapevole della necessità di cantare con una voce sola. La sceneggiatura ha alcune sbavature e cadute di stile, ma principalmente in scene secondarie (tranne per la scena in chiesa, con un prete ben troppo permissivo) e resta ben ancorata al punto: scrutare le relazioni pericolose tra i personaggi. La regia è semplice, ma non banale. Unico vero neo una colonna sonora che non sempre segue l’atmosfera del film, troppo festosa, troppo natalizia.
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