Non è un paese per giovani. Un film diverso dal solito. Un film corale, agrodolce, sulla condizione dei giovani italiani. Veronesi ci mostra e si mostra come autore che vince e convince stavolta più che mai: non c’è pietà, non c’è mezza misura, non c’è sussurro o detto – non detto. Il regista porta avanti abilmente la trama tessuta dalla sceneggiatura dolce amara, in questo caso, ma piena di vita. Vita che non sempre ha il sorriso sulle labbra e che è giusto, se non doveroso, raccontare. Perché spesso ci si lascia andare ai luoghi comuni di un’esistenza sempre meno sostenibile e che pesa sul petto di uomini e donne (giovani e non verrebbe da dire) pronti a disconoscere tutto e tutti, in virtù di un po’ di pace. Pace che offusca la mente e che non è vera pace. Veronesi canta di ragazzi e ragazze in crisi. Con se stessi, con gli altri, col mondo. E prega, spera, lotta, morde assieme ai protagonisti di un dramedy ricco di significato. Abbiamo bisogno di un film come questo? Si. Indubbiamente. Perché ridere fa sempre bene, ma se al sorriso uniamo il pensiero è doppio, gradito, risultato.
Un cast di giovani promesse e “vecchie” glorie (Sergio Rubini e Nino Frassica) riempie lo schermo narrando le storie di Sandro e Luciano che subito coinvolgono lo spettatore, gettandolo in un mondo che potrebbe benissimo essere suo.
La trama: Se ne stanno andando. Tutti. E insieme a loro se ne va la bellezza, l’avventura, l’entusiasmo, l’amore e il futuro del nostro paese. Sono i ragazzi italiani, tecnologicamente connessi tra di loro come mai prima ma sparpagliati nel mondo alla ricerca di un luogo dove diventare grandi. Due di loro, Sandro (Filippo Scicchitano – Allacciate le cinture, Il mondo fino in fondo, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Un giorno speciale e Scialla!) e Luciano ( Giovanni Anzaldo – Assolo, L’attesa, Mi chiamo Maya, Il Capitale Umano, La storia di Cino, Razza bastarda), ruzzolano fuori dalle rotte battute dai loro coetanei e approdano in una terra di frontiera, Cuba, all’inseguimento di un’attesa svolta economica. Ma il loro destino è segnato e s’imbattono immediatamente in Nora, una ragazza “interrotta”, bella e irriducibile, sentimentale, estrema e italiana pure lei, che cambierà le loro vite. La bellezza e la violenza dell’isola, porteranno Luciano a perdere ogni punto di riferimento, proprio quando Sandro invece scoprirà il motivo per cui ha deciso di seguirlo fino a lì.
Veronesi è abile ad orchestrare, senza fatica, questo lungo, forte anche di una sceneggiatura di buon livello firmata da Ilaria Macchia e Andrea Paolo Massara (Il sud è niente, L’Attesa), assieme al regista di Prato stesso. Buona la fotografia curata dal bravo Tani Cavenari (Torno indietro e cambio vita (2015), Manuale d’amore 3 (2011), Genitori & figli: Agitare bene prima dell’uso (2010), Il padre e lo straniero (2010), Italians (2008), Come tu mi vuoi (2007), Manuale d’amore 2 (2006), Concorso di colpa (2004), IO NO (2003), Uncut (2003), Caruso, zero in condotta (2001), Parenti serpenti (1992)).
Non è un paese per giovani – Recensione
7
voto
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