Arriva finalmente nelle sale di tutto il mondo il reboot cinematografico della popolare serie tv americana ispirata ai Super Sentai giapponesi. Power Rangers è una pellicola che punta alla nostalgia degli anni ’90 ma, al tempo stesso, cerca di accappararsi una nuova, energica, fanbase. Sarà riuscito nel suo intento? Scopritelo nella nostra recensione.
I Power Rangers hanno segnato un’intera generazione e, come qualsiasi cosa partorita nella Terra del Sol Levante, sono diventati in breve tempo un fenomeno di massa, a livello mondiale. Tanti film, oltre 900 episodi televisivi e tonnellate di merchandising hanno unito ragazzi e ragazze al mitico coro di “It’s morphin time!”. Il giovane regista sudafricano Dean Israelite cerca, attraverso questo reboot, di ridare linfa vitale ai celebri eroi ma la sua operazione riesce soltanto a metà. Il film è ambientato nella fittizzia cittadina di Angel Grove (la stessa dove fu ambientata la serie TV del’93) dove cinque adolescenti frequentano le superiori e sono alle prese con i classici problemi di integrazione sociale. Jason, Kimberly, Billy, Trini e Zack dovranno imparare a conoscersi e a fidarsi tra loro poichè scelti dal destino per vestire i panni della nuova generazione di Rangers. Peccato che su 124 minuti di film, più della metà è dedicata agli episodi di vita quotidiana di questi ultimi, riducendo il tutto ad un teen drama di dubbio gusto che stenta a decollare.
La pellicola si ravviva quando i ragazzi, dopo aver preso coscienza del loro futuro, si trovano a sventare il piano malefico della potente strega intergalattica Rita Repulsa, colei che in passato aveva vestito i panni del green ranger salvo poi tradire la sua squadra, capitanata dal red ranger Zordon. Nei suoi panni si cala Elizabeth Banks, che riesce a carpire l’essenza del personaggio, risultando anche inquietante in alcune scene. Nei panni di Zordon, invece, mentore della nuova squadra di Rangers, si cala il mitico Bryan Cranston attraverso le sue fattezze del viso in CGI ed un doppiaggio vocale. La star di Breaking Bad aveva prestato la voce ad alcuni mostri nella serie televisiva, ed il nome del primo blue ranger, Billy Cranston, è un esplicito omaggio all’attore. Per restare al passo coi tempi, ovviamente, le armature indossate dai ragazzi sono state realizzate interamente in digitale dalla WETA di Peter Jackson, lasciando nel dimenticatoio le obsolete tutine in spandex, alquanto risibili.
L’ultima mezz’ora di film diventa dunque quello che ci saremmo aspettati sin dall’inizio: azione caciarona e botte da orbi, con il picco che si raggiunge nel climax finale tra Megazord e Goldar, il gigantesco mostro guerriero riportato in vita da Rita Repulsa. Divertente l’idea di inserire, seppur per pochi secondi, la canzone storica dei Power Rangers, e far apparire con un breve cameo i due protagonisti più celebri della serie TV. Il film è ricco di easter eggs e rimandi all’intero universo dei Power Rangers e citazioni ad altri franchise cinematografici, primo su tutti Transofrmers. In definitiva, questo reboot cinematografico non è assolutamente insufficiente se lo si va a guardare con un filo di spensieratezza, ma la disparità di tono e sequenze all’interno della pellicola è troppo rivelante. La speranza è che, dopo aver archiviato questa “origin story” necessaria, i prossimi film della saga (ne sono stati annunciati ben cinque) potranno partire sin da subito con il piede sull’accelleratore, senza perdere troppo tempo in chiacchiere.
Power Rangers – Recensione
6.5
voto
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