Il Far East Film Festival si terrà dal 21 al 29 aprile a Udine. Nell’ambito della manifestazione si parlerà molto anche del Laos.
A dispetto del cosiddetto villaggio globale esistono ancora paesi che conosciamo poco e proprio da questo contesto arriva il thriller sociale, dal Laos, uno degli angoli più poveri del pianeta.
Stiamo parlando di Dearest Sister, selezionato dal festival di Udine e firmato da Mattie Do, che accompagnerà il proprio film nella città friulana.
È la prima volta che un film del Laos arriva al FEFF, e con una donna regista, che è la prima regista donna in ambito del Laos, una autentica forza della natura, capace di sfidare i monolitici pregiudizi maschili e, soprattutto in grado di guidare la riscossa di una cinematogtafia invisibile anzi quasi inesistente, tenuto conto che l’intero catalogo dei film del Laos ammonta a poco più di 10 titoli.
Ma passiamo alla trama.
La giovane Nok fa ritorno al villaggio in cui è nata, per prendersi cura di una cugina sull’orlo della cecità, e si rende conto molto rapidamente che dentro quella grande casa si respira un’aria sinistra. La cameriera e il giardiniere nascondono qualcosa, un qualcosa che Nok non sa decifrare e anche i suoi occhi si stanno velando, stanno smettendo progressivamente di catturare cio’ che la circonda. Mattie non si accontenta di utilizzare la sintassi del genere e non le basta moltiplicare i brividi e i soprassalti, ma inietta sostanze e complessità fra le pieghe della paura. Ed ecco che Dearest Sister viaggia lungo i binari del thriller senza però fermarsi alla pura e classica ghost story.
Il buio si fonde con il dramma, un dramma tutto femminile che si apre a lucide riflessioni socio-culturali restituendoci l’inatteso ritratto di una terra che conosciamo pochissimo.
Si tratta in ogni caso di una occasione ghiotta per il Laos di penetrare nel mondo del cinema, con ampie possibilità di rivincita nel futuro.
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