1.300.000 euro spesi e 500.000 in distribuzione (a firma di Notorious Pictures). Produttori Rai Cinema e Film9. Cast formato, tra gli altri da Myriam Catania, Max Gazzè, Valentina Cervi, Marco Cocci, Mariano Rigillo, Lorenzo Siffredi e Maurizio Casagrande.
Alla luce di queste informazioni ci si aspetterebbe un capolavoro. O quantomeno un buon film. Beh… sulla porta della sala c’è scritto a caratteri cubitali “Perdete ogni speranza o voi che entrate”… Alla luce del debito italiano, “fiorente”, della situazione del cinema italiano che, a dispetto di quanto affermato ai David di Donatello da Roberto Benigni, non è poi così florida, ci si aspetterebbe oculatezza circa le scelte produttive. E invece no. Invece si tenta di sbancare il botteghino con film come questi che strappano a malapena, nella maggior parte dei casi, una risata una per tutto la loro durata. E il contenuto? La trama? Non conta più? Non ha più valore? Sembrerebbe di no, visto la moltitudine di “capolavori” del genere che ogni anno si riversano in sala come un fiume di “pane & circensem”.
Abbiamo bisogno di riflettere ed il cinema (Cinema, pardon) dovrebbe aiutarci a farlo. Gli attori in scena, in questo “Lasciami per sempre” danno il minimo sindacale, consapevoli, forse, del tipo di prodotto che sono stati chiamati ad interpretare. La regia non incide più di tanto (e come potrebbe?) complice una sceneggiatura che sembra scritta (ça va sans dire) più per la tv che per il grande schermo. AAA prodotto commerciale – che tende al buonismo ricercato, fatto persino passare per anticonformista – cercasi, sembrano aver scritto produttori (Film9) e sceneggiatori (Rossella Izzo in primis), dove questi ultimi, un tempo, ci avevano fatto ben sperare con titoli come “Maniaci sentimentali”, “Vite Strozzate” e “La Scorta”. Stavolta no. Stavolta ci si getta a capofitto in un lungometraggio che di certo non passerà alla storia, addirittura superficiale, scontato, ovvio in certi frangenti e “senza ciccia”, si direbbe in gergo.
La trama: Viola, compagna di Nikos, è una donna che ama decisamente il rischio . Ha deciso infatti di invitare per la festa del figlio ventenne Lorenzo, in crisi per essere stato abbandonato dalla fidanzata, la famigliona allargata o, come dice lei, il cespuglio genealogico. Ed ecco arrivare: l’ex marito di cui Nikos è irrimediabilmente geloso, gli ex cognati, le problematiche sorelle, la giovane nipote depressa, il figlio ribelle di Nikos che gira nudo per il giardino, il padre disperatamente ironico che ha da poco tentato il suicidio, il ginecologo di famiglia maniaco sentimentale ex marito della bipolare e agguerrita Carmen, ma anche Yuri fisico teorico pieno di tatuaggi innamorato da sempre di Aida che però ė sposata con una donna. Non mancheranno ospiti inattesi come la bellissima e tormentata Martina che farà esplodere la già fibrillante festa. In un susseguirsi di sferzate sentimentali, il mucchio selvaggio si confronterà senza esclusione di colpi.
In sostanza, Lasciami per Sempre è la classica commediola che strizza l’occhio al drama, con la pretesa di far riflettere, insegnare e/o condividere qualcosa ma che in fin dei conti non arriva al cuore: battute scontate, gag così ovvie che anche il più ingenuo degli spettatori si aspetta già… Insomma, nulla toglie e nulla dà al cinema italiano se non un po’ d’amarezza. Si esce dalla sala svuotati con un senso di scoramento. È un vorrei ma non posso, questo dramedy familiare in cui la Izzo (qui in doppia veste, sceneggiatrice e regista “dell’opera”) le prova davvero tutte, con ogni mezzo, con ogni inquadratura per dare la sua zampata. Zampata che non arriva: il film langue per la maggior parte del tempo e la verve e lo sguardo tagliente di Simona Izzo non incide come potrebbe / dovrebbe (come accadde nell’ottimo “Maniaci Sentimentali“, ad esempio). Liberamente tratto dal romanzo a firma della Izzo “Baciami per sempre. Diario di una famiglia allargata” (Simona Izzo – Ed. Mondadori) “, il film soffre forse di eccesso di autoerotismo, lanciando, per l’ennesima volta, il microcosmo di una famiglia del 2000 oramai quasi stereotipata, per come è dipinta sullo schermo. Dialoghi, di solito punto di forza della Izzo, non pervenuti. Max Gazzè sembra un pesce fuor d’acqua, Casagrande (in questo contesto) un pesce d’Aprile. Tutti i personaggi sono dipinti al limite del caricaturale. Film9 manca il bersaglio non riuscendo ad inquadrare il target, finendo per sparare nel / sul mucchio. Quello che ottiene è, ahimè, un mix che non vince e non convince: siete dunque pronti a vederne un adattamento tv?
Lasciami Per Sempre – Recensione
5
voto
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