Dopo la morte del padre Kenny Wells (Matthew McConaughey) eredita la florida azienda di famiglia, mandandola a rotoli. Convinto che la sua vocazione non sia quella di gestire una piccola impresa ma di gettarsi nel business delle miniere d’oro, si imbarca con gli ultimi soldi ed il geologo Michael Acosta (Edgar Ramirez) in un viaggio alla ricerca di giacimenti nascosti. Un viaggio animato da una flebile speranza potrebbe diventare simultaneamente la sua fortuna e rovina.
Negli ultimi anni Matthew McConaughey ci ha abituato alla sua straordinaria poliedricità, oltre che ad una spettacolare trasformazione dal punto di vista attoriale e recitativo. L’Oscar nel 2015 per il ruolo il Dallas Buyers Club è stato forse più un punto di partenza che di arrivo, segno di una maturità cinematografica ormai raggiunta.
Proprio McConaughey, completamente trasfigurato nello sfoggio di una arrembante calvizie ed una pancetta alcolica, si cala alla perfezione in un personaggio complesso e ben caratterizzato, particolare tanto quanto gli ideali a cui la sua vita si ispira. Quella di Kenny Wells altro non è che l’ideologia di chi ancora crede nel sogno americano, nella ricchezza senza sforzi, nel benessere diffuso e accessibile a tutti. Andando nel Borneo Wells vuole trovare la scorciatoia in una vita di delusioni e fallimenti. Un riscatto apparentemente facile e immediato tra costanti difficoltà.
Gold – La grande truffa si sviluppa agilmente su questi binari, catapultandoci nella corsa all’oro e nella vita di alterne fortune di Kenny. Il film è appena cominciato. Il punto di svolta a metà narrazione offre infatti la possibilità di vedere un secondo filone (quasi completamente autonomo rispetto alla prima parte) in cui emergono una molteplicità di altri aspetti. All’American Dream in chiave moderna si affianca il famelico mondo della borsa, del mercato, di Wall Street. Come in un deja-vu piuttosto recente, McConaughey assaggia nuovamente quel mondo sfiorato insieme a Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street, mostrandoci cosa ci possa davvero essere dietro la sfrenata corsa al giallo metallo.
Sui sopracitati binari Gold costruisce due storie, sviluppandole in maniera consequenziale e portandole progressivamente all’attenzione dello spettatore. Attorno ad un dominante McConaughey ruotano tutta una serie di vicende che il carisma del texano rende inevitabilmente interessanti, senza dimenticare una sceneggiatura comunque inserita (con merito) già da tempo nel novero delle più accattivanti e attese dal lontano 2009.
Gold – La grande truffa – Recensione
6.5
voto
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