“Vivere di cinema e di cultura cinematografica”, questo il tema dell’incontro tenutosi nella sede di Gorizia dell’Università degli Studi di Udine all’interno della manifestazione èStoria Italia mia che si sta tenendo in questo fine settimana nel capoluogo isontino. La dott.ssa Martina Pizzamiglio e il dott. Simone Venturini, quest’ultimo professore associato e coordinatore della Laurea Magistrale in Discipline della musica, dello spettacolo e del cinema hanno presentato i lavori dell’Associazione Palazzo del Cinema di Gorizia, Transmedia srl e del Premio alla Migliore Sceneggiatura Sergio Amidei in collaborazione con il DAMS di Gorizia, ma non solo. Hanno discusso come tali istituzioni in sinergia con altre realtà locali del settore lavorano per preservare, conservare e restaurare il patrimonio cinematografico locale.
I film orfani
La caratteristica di queste pellicole è che sono dette “orfane” (orphan films). Un orphan film è una pellicola abbandonata dal proprio autore oppure un’opera trascurata dal pubblico per decenni. Ci sono quindi due filoni: i film amatoriali anonimi legati in qualche modo alla realtà goriziana e le piccole e grandi gemme di celluloide la cui paternità è ben nota, ma che pochi conoscono. Il “corpo mistico,” cioè ciò che viene proiettato a differenza di quello meccanico, la macchina da presa o il proiettore tra le altre cose, è sempre fonte di storie di vita, di momenti sconosciuti che rimangono impressi proprio perché qualcuno decide di valorizzarli fornendogli una identità, un’anagrafica, e archiviandoli per non perderne il contenuto e la forma. Questo è il cosiddetto cinema privato, il cinema che sta destando così tanto interesse tra gli studiosi di cinema di tutto il mondo, che si chiedono, “Che cos’è il quotidiano?”

Credits: Ilaria Tassini / Studio Pierluigi Bumbaca
Il Palazzo del Cinema di Gorizia
Oggi giorno le persone immortalano il quotidiano con il telefonino senza pensare però che non c’è nulla di innovativo in quello che fanno, poiché tale pratica, con tecnologia diversa ovviamente, è in auge sin dagli anni 20. Tale patrimonio che va fino agli ultimi decenni del ‘900, in un primo tempo non poteva essere proiettato per motivi riconducibili ad un quadro legale di tutela del diritto d’autore, ma questi ora è cambiato. Il cosiddetto “resto inedito,” se lo contrapponiamo al mainstream cinematografico internazionale, ora con un decreto legislativo del 2014, è diventato pubblico e quindi goduto dai più. Nella maggioranza dei casi tali opere sono conservate in archivi creati ad hoc.
Il Palazzo del Cinema di Gorizia, ad esempio, è ricettacolo prezioso di una serie di collezioni, tra cui il fondo Pellis, il fondo Pilato e il fondo Schiozzi, per citarne alcuni, che sono tutte famiglie locali che hanno donato le proprie memorie visive per essere conservate, restaurate e studiate dagli esperti del settore. La geolocalizzazione di queste risorse è fondamentale. La realtà aumentata, le applicazioni mobili, facilitano il reperimento di queste opere uniche nel loro genere, ma anche la loro visualizzazione vista ormai la possibilità di smaterializzare pellicole di 16 o 35mm e riprodurle in digitale su qualsiasi dispositivo con il consenso di archivi cinematografici che ne garantiscono la visualizzazione online. Questa è la nuova frontiera, ridare vita ai momenti semplici, alle situazioni trascurate o sottovalutate. Anche questo significa vivere di cinema e possedere una cultura cinematografica che non deve nutrirsi solo di blockbuster.
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