Marco Giallini strappa l’ennesima risata rispondendo alle domande dei giornalisti ed estrae dalla tasca il suo cellulare che sta suonando imperterrito “Rebel Rebel” di David Bowie. Altro siparietto e gli cade la linea. Tutto questo mentre poco prima aveva chiarito di saperla lunga sulla musica (infatti aveva fatto parte di un gruppo musicale), sempre infiocchettando il suo discorso con una mimica facciale irresistibile e con battute in romanesco. Il critico Tonino Pinto lo introduce come “un attore a tutto tondo”, alludendo alla sua esperienza in teatro, cinema e televisione. Lui, sguardo più simile alle sue interpretazioni con Carlo Verdone che al ruolo del Terribile nella serie “Romanzo Criminale”, prevedibilmente fa impazzire la platea mimando il “tondo” con le dita e fingendo di conoscere praticamente tutte le donne presenti nella sala conferenze del Giffoni Film Festival. Compresa una sua ex fidanzata che probabilmente non si ricorda più di lui.
“Bellissimo questo festival, soprattutto perché realizzato, non so da chi, per i bambini, i quali naturalmente non hanno la minima idea di chi tu sia, ma è stato detto loro: questo è stato in tv, ha fatto Rocco Schiavone. Ti fanno i gridolini e gli applausi, e probabilmente recepiscono solo che sono commosso”.
“Cosa sto facendo? Ho girato con Antonio Morabito ‘Rimetti a noi i nostri debiti’, un film molto bello e ‘socialmente utile’. Poi, al fianco di Elio Germano, ‘ Io sono tempesta’, diretto da Daniele Lucchetti”.
A chi gli pone la solita domanda sulla stato del cinema italiano risponde che gli sembra stia abbastanza bene, che ci sono diverse storie e diversi livelli. “Dare la colpa ai produttori – dice citando qualche nome di battesimo a caso – non è giusto. Non sono loro, è il sistema. La differenza tra il cinema americano e italiano è questa: i film americani iniziano con un ponte puntellato di plastico che esplode in un mare di fiamme; quelli italiani partono con un tizio che sta al bar a bere qualcosa, passa un amico e gli chiede ‘A Nando, ch’è successo?’. E magari – dice scherzando – gli sta chiedendo del ponte che è esploso nel film americano”.
Alle domande dei ragazzi risponde che devono seguire i propri sogni, magari ingrandendoli ancora un po’, così almeno uno piccolo si avvera. “Dovete capire qual è il vostro talento, perché senza questo non si va davvero da nessuna parte. E poi non prendetevi mai troppo sul serio. Detesto quei registi e quegli attori che parlano di quello che hanno voluto dire, di cosa significano la storia o il personaggio. Che cosa hanno voluto, e soprattutto saputo dire lo deciderà chi vede il film”.
Simpatico e un po’ gigione insomma, ma senza dubbio bravo. Parla con grande affetto di Valerio Mastrandrea, con il quale ha girato “L’Odore della Notte”, di Claudio Caligari, il regista prematuramente scomparso.
‘Romano de Roma’, Marco Giallini ha iniziato recitando teatro con la regia di importanti registi quali Arnoldo Foà, Ennio Coltorti e Angelo Orlando. Forse un po’ sottovalutato dal cinema italiano, ha lavorato spesso con il regista Paolo Genovese: “Perfetti sconosciuti”, “Una famiglia perfetta”, “Tutta colpa di Freud”.
Ha recitato nel film di Carlo Verdone “Posti i piedi in Paradiso”. Per questi due ruoli Marco Giallini si è aggiudicato nel 2012 il Nastro d’Oro come migliore attore non protagonista, il Ciak d’oro per la commedia come migliore attore rivelazione dell’anno e come Personaggio dell’anno.
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