È molto facile riconoscere un vero Attore (la A maiuscola non è un refuso). Basta guardarlo negli occhi quando non finge. Quando non recita. Christoph Waltz è lo stile fatto persona, un bravissimo attore in scena ed un uomo vero nella vita reale.
Durante l’incontro che si è svolto nel corso del Festa del Cinema di Roma, presso la sala Petrassi, Waltz si è concesso a chi ha avuto il piacere di ascoltarlo, di vederlo e di godere della sua schiettezza. L’attore e regista, vincitore di due Oscar (Bastardi senza Gloria – 2010; Django Unchained – 2013), classe 1956, ha risposto alle domande di Antonio Monda. Monda che fa notare a Waltz come la sua carriera sia costellata di ruoli da villain. L’attore replica lui asserendo che “È infinitamente più divertente fare il cattivo” perché, prosegue “Il cattivo ha una gamma più ampia di recitazione e dal punto di vista tecnico è sempre il più interessante, non si può non essere dalla sua parte”.
Waltz, assieme al Direttore artistico del Festival di Roma, è partito dai suoi ruoli più conosciuti per ricordare infine il rapporto profondo che lo lega a Tarantino, di cui sostiene: “Per Tarantino, la sceneggiatura è tutto. Lui non improvvisa mai nulla, perché è tutto scritto nella sua mente, anche le virgole! Per questo è sempre un passo avanti agli altri”. Dopo un breve filmato in cui lo vediamo nel ruolo di Alan Cowan in “Carnage“, alla domanda del Direttore Monda sul regista polacco e sulle differenze stilistiche con il collega americano Tarantino, Waltz afferma: “Polanski è l’opposto, ma questo non significa che non lo ammiri. Non dimentico mai, comunque – e mai nessuno dovrebbe farlo – che l’ammirazione non deve mai diventare un’ideologia”. Poi aggiunge: “Ripenso a quando avevo vent’anni: per me, in quel periodo, Marlon Brando era tutto, ma dopo, crescendo, ho ridimensionato il valore che aveva per me e molti dei suoi lavori li ho trovati insopportabili”.
Tra i registi italiani, invece, si dichiara “fan” di Francesco Rosi, regista di tanti film, ma l’attore di origini austriache, a Roma, ha voluto ricordare “Il momento della verità” (1964) assieme a “I Vitelloni” di Fellini (1953). “Mi piacciono le storie di chi non ha posto nella vita, ma che si impegna con tutto sé stesso per poter fare la differenza. Il film di Rosi lo dimostra. Fare la differenza è fondamentale: impegniamoci tutti un po’ di più”. Alla domanda su essere una star ed essere un attore, poi, Waltz risponde: “Essere un attore ed essere una star… sono due professioni diverse. Puoi essere un attore sincero e onesto e stare sempre sullo sfondo. Altri attori invece diventano delle star. Non per il loro lavoro ma per il potenziale e il meccanismo industriale che li trasforma in star. Non credo che esistano buoni attori o cattivi attori. Ogni attore può trovare un ruolo attraverso cui diventare memorabile.”
Una sala gremita e attenta ha custodito le sue parole, ha riso, si è commossa ed ha applaudito. Waltz si dimostra un gigante sul grande schermo e nella vita privata.
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