Definire Noel Gallagher, come artista e come persona, sarebbe veramente difficile. Così come riuscire a raccontare la storia degli Oasis, una delle band più influenti e più acclamate della storia della musica. E forse tutto ciò sarebbe superfluo: è impossibile infatti non aver cantato almeno una volta le grandi hits del gruppo fondato dai fratelli Gallagher, canzoni come “Don’t look back in anger” o “Wonderwall” – giusto per citarne due – fanno ormai parte della storia della musica mondiale. Dopo però l’allontanamento dei due fratelli, Noel aveva intrapreso la carriera da solista o, per meglio dire, con gli High Flying Birds.
Dopo due anni di silenzio Noel Gallagher e la sua band sono pronti per un grande ritorno. Il 24 novembre uscirà infatti “Who built the moon?”, il nuovo album dietro cui c’è la forte impronta del produttore e compositore David Holmes che aprirà un capitolo tutto nuovo nella carriera e nella storia musicale dell’ex Oasis. In attesa dell’uscita dell’album e del tour – che prevede anche una data italiana a Milano il prossimo 11 aprile – abbiamo incontrato Noel Gallagher per parlare di questo suo nuovo progetto e di altri temi molto vicini a lui.
Torni alla ribalta con l’album “Who built the moon?”. Qual è la novità più importante di questo disco?
Sicuramente il contribuito, in veste di produttore, di David Holmes. Voleva aiutarmi a trovare un nuovo modo di fare musica e, ogni volta che scrivevo qualcosa che era simile a quanto fatto con gli High Flying Birds o gli Oasis, me la rifiutava. All’inizio è stato veramente frustrante, ma poi ho capito cosa cercava e ho cominciato a divertirmi.
Per quanto riguarda il titolo invece?
Il titolo è lo stesso di un libro di Christopher Knight e Alan Butler chiamato, appunto, “Who built the moon?”. Io non credo nelle teorie cospirative, le trovo noiose. Secondo quel libro la luna sarebbe un corpo estraneo al sistema solare. Chi ha pensato tutto ciò ha visto troppe volte ‘Guerre stellari’, magari fumando. Però era un titolo fottutamente geniale per non usarlo per l’album.
Hai parlato di “una nuova direzione”. In che genere potremmo inquadrarlo?
Lo definirei Cosmic pop anche se, in realtà, è il mio album più rock’n’roll. La gente pensa che fare ciò significhi indossare giacche di pelle, bere, fumare, tingersi i capelli, avere tatuaggi e urlare. Per me invece rock’n’roll significa libertà, vuol dire fare un po’ il cazzo che vuoi. È questo lo spirito che ho messo nel disco. Dopo “Chasing yesterday” avevo esplorato tutto quel che c’era da esplorare in quel tipo di sound. Sono stato fortunato a incontrare David Holmes.
Intervista a Noel Gallagher: “Molto soddisfatto di questo nuovo disco”
Non sembri un amante del rock moderno…
Ormai si usa la chitarra solo per cantare le notizie che passano al TG. A che serve? Scrivere canzoni piene di gioia e speranza, questo è rivoluzionario. Io mi sento un rivoluzionario. Il problema è che tutti urlano ormai. Dave Grohl, i Green Day e il tizio dei Queens of the Stone Age urlano le notizie, ma non so chi in realtà voglia sentire musica che parli d’attualità. Le notizie sono noiose. Trump è noioso. Il tizio nordcoreano è noioso.
Che genere di musica ascolti invece?
In generale mi piacciono molto U2 e Kasabian. Poi però ascolto soprattutto musica anni ’60, ’70 e ’80. L’ultima volta che ho pensato che un disco nuovo era fantastico è stato tre anni fa, con quello dei Jungle. Fanno elettronica non dance, un genere strano che mi piace molto.
Poco tempo fa è uscito anche un docu-film sulla storia degli Oasis. Che ne pensi? E cosa pensi di tuo fratello Liam?
Credo che sia molto bello il docu-film, se no non avrei partecipato. Racconta una storia che nessuno racconterà più: una band che viene dal nulla e in poco tempo diventa la più importante del mondo. Su “quel tizio” so solo che è molto arrabbiato e nessuno sa il perché. Anzi se lo scoprite, fatemelo sapere. Credo che abbia solo bisogno di uno psicologo.
E per quanto riguarda un’altra tua passione, il Manchester City, che ci dici?
Che sono soddisfatto, giochiamo il calcio migliore del mondo grazie a Pep Guardiola. Quell’uomo è il fottuto Messia, oltre ad essere l’uomo meglio vestito nel mondo del pallone. Io lo adoro. Però mi spiace per il Napoli (sconfitto dal City in Champions, ndr).
Nuova direzione, nuovo album, proprio dopo aver compiuto 50 anni. Cosa è cambiato e cosa ti aspetti dal tuo futuro?
Mi sono scoperto più avventuroso. Holmes mi ha aiutato a trovare un nuovo spirito d’avventura nella musica. E poi tratto ogni disco e ogni tour come se fosse l’ultimo. Ecco, se dovessi morire ora, con questo disco in uscita, mi riterrei soddisfatto del lavoro che ho fatto.
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