Winnie The Pooh, l’orsetto di peluche più famoso del mondo. Tutti conosciamo lui ed i suoi amici, quindi la presentazione che si legge nel titolo sembra non interessarci più di tanto. La versione british della locandina, in realtà, recita “Goodbye, Christopher Robin”, “Addio, Christopher Robin” ed ecco che inizia ad affiorare quel senso di malinconia e quel gusto agrodolce che caratterizzeranno le quasi due ore di proiezione. La storia di un bambino ed il suo orsetto venduta, la storia delle avventure di un padre e un figlio vendute a cifre milionarie ai Massmedia. Esiste un prezzo per amore di un figlio?
Alan Alexander Milne (Domhnall Gleeson) è un celebre scrittore inglese. Di ritorno dalle trincee in terrra francese della Prima guerra mondiale, vuole realizzare un libro che possa evitare lo scoppio di nuove guerre. Cercando l’ispirazione, si trasferisce con la moglie Daphne (Margot Robbie) ed il figlio Christopher, nella periferia di Londra, vicino la foresta di Ashdown. Le avventure ed i giochi con il figlio diventeranno gli scenari dei racconti per i bambini caratterizzati dall’orsetto Winnie. Il bambino sarà contento di condividere con il mondo intero i suoi momenti di svago, suo padre, ed il suo orsacchiotto?
Il film, diretto da Simon Curtis, ricostruisce in maniera molto fedele i fatti accaduti e offre molti spunti di riflessione. Il più importante tra questi è il deterioramento dei rapporti tra il piccolo Christopher Robin ed i suoi genitori. Il tema è molto attuale: pensiamo a tutti quei figli che si ritrovano costretti a dover seguire le folli ambizioni dei propri padri o madri nel mondo dello spettacolo o dello sport. I quattro personaggi del nucleo familiare, infatti, possono essere visti come caratterizzazioni di diversi comportamenti: il bambino gioca tranquillamente non pensando minimamente ai soldi, o al successo; la madre, con il suo carattere rigido, si preoccupa solamente della ricchezza che la circonda, a tal punto che l’idea di avere un figlio ha il solo scopo di fornire al marito una nuova fonte di ispirazione; la figura di Alan Minle richiama quella di un uomo sempre combattuto tra i due fuochi, un uomo che sa cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma che troppo spesso si lascia trasportare dalla moglie e dalla fame di successo; la tata, infine, veste i panni di una “Fata Madrina” che cerca invano di indicare ai due genitori la retta via e come comportarsi con il proprio figlio. Il desiderio di Christopher di voler annullare la propria identità crea, dunque, un forte contrasto con la volontà di emergere e di affermarsi dei due genitori. La narrazione scorre molto velocemente e seppur la struttura del film sia molto semplice, lineare e non vi siano grandi effetti speciali, il film risulta veramente ben riuscito e molto godibile. Volendo sintetizzare è il classico film a cui “non daremmo una lira” che invece riesce a sorprenderci e, una volta finito, ci dispiace abbandonare.
Vi presento Christopher Robin – Recensione
7.5
voto
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