Dopo essere stato presentato al Festival di Venezia, arriva nelle sale italiane Downsizing, nuova pellicola di Alexander Payne e che vede come protagonista assoluto Matt Damon. Sarà riuscito il regista e sceneggiatore statunitense a creare una commedia fantascientifica satirica e brillante al tempo stesso? Scopritelo nella nostra recensione.
Alexander Payne vanta già nel suo palmares grandi commedie basate su idee incredibilmente piccole, come Election (1999) e Sideways (2004), ma la sua ultima fatica, Downsizing appunto, prende alla lettera questo concetto e cerca di mescolare una premessa fantascientifica ad una satira politica e sociale. La miniaturizzazione, infatti, viene vista come l’unica possibilità concreta per combattere il problema incombente della sovrappopolazione e del cambiamento climatico. Ma davvero si riuscirebbe a cambiare la propria vita in queste condizioni?
Matt Damon veste i panni di Paul Safraneck, un americano di classe media che abita in una casa modesta e svolge un lavoro umile, mentre sua moglie Audrey, interpretata da Kristen Wiig, sogna una vita migliore per entrambi. Paul è alquanto depresso e fuori forma, e trascorre ogni giorno a pensare a cosa sarebbe accaduto se avesse continuato gli studi in Medicina anzichè doversi occupare costantemente della madre malata. L’occasione di una svolta arriva quando in una rimpatriata di classe Paul incontra un vecchio amico che lo invita a provare il progetto Downsizing, inventato da alcuni scienziati norvegesi per combattere il problema della sovrappopolazione. Molte persone, in realtà, hanno deciso di sottoporsi a questo trattamento per vivere in condizioni agiate, poichè da piccoli il costo della vita è notevolmente ridotto e sentirsi ricchi non è mai stato così facile. Paul ed Audrey decidono di “rimpicciolirsi”, ma il tutto prenderà una piega inaspettata.
Se la prima parte di Downsizing si configura come un’ottima commedia sociale connotata da numerosi spunti satirici, nella seconda metà l’intrigante setup narrativo e l’intera premessa fantascientifica viene lasciata alle spalle per dare spazio alla storia di un uomo che soffre di una crisi di mezza età e che scopre che nel mondo rimpicciolito esistono persone che vivono peggio di lui. Sembra proprio di assistere ad un film totalmente diverso ed anche la performance di Christoph Waltz nei panni di un esuberante francese di nome Dusan, risulta stucchevole e sopra le righe. Un vero peccato poichè la metafora del rimpicciolimento come riflessione su un mondo alla deriva sarebbe stata interessante, ma Alexander Payne commette il grave errore di scadere nella retorica a buon mercato e nei clichè. Alle notevoli inquadrature dei paesaggi e della natura segue il nulla cosmico, incentivato da una durata eccessiva e che rende la pellicola a tratti noiosa e difficile da digerire. A conti fatti, non possiamo che considerare Downsizing una grande occasione sprecata ed un film che si è letteralmente fatto schiacciare dalle sue grandi ambizioni.
Lascia un commento