Emily Taylor (Rooney Mara) si prepara con gioia a riabbracciare il marito (Channing Tatum), rinchiuso per quattro anni in prigione. Tuttavia la donna sprofonda presto in una crisi depressiva acuta e dopo aver tentato il suicidio inizia una cura di sedute psicologiche e antidepressivi dallo psichiatra Jonathan Banks (Jude Law). In un elenco di farmaci di passata e ultima generazione, qualcosa va storto.
In un’epoca in cui il benessere psicofisico va di pari passo con il possesso e la ricchezza, cadere nell’abisso diventa sempre più facile. Soderbergh ne crea un film dalle dinamiche intricate e dai risvolti inaspettati. Ovviamente, è un thriller, ma non è poi così ovvio far restare alta la soglia d’attenzione. Ci riesce grazie a un “movente” d’interesse sociale (per fortuna tirato fino a un certo punto) e con attori, Jude Law in primis, capaci di interpretare l’ambiguità come fosse la cosa più naturale al mondo.
La storia si svolge principalmente a New York, location ricercata dal regista (premio oscar per “Traffic”, 2000), in quanto capace di offrire scenari realistici (di idillio e di disperazione), in sintonia con lo stato emotivo dei protagonisti. La vicenda prende di mira due famiglie felici e le porta lentamente a un disfacimento psicologico e professionale. Al centro del mirino ci sono bugie, depressione, denaro, psicofarmaci e pazienti assuefatti alle terapie, adunati come api sul miele, attorno a pilloline magiche di tutte le forme e i colori. Il pregio del film è quello di spostare la trama verso una realtà sociale ormai esistente, senza incepparsi in una distribuzione di colpe. Si tratta di una storia che nasce dai rischiosi effetti che gli psicofarmaci possono creare sulle nostre vite, ma come sostiene il regista, “lasciamo decidere allo spettatore se l’uso di queste sostanze sia un bene o un male”.
È dunque la fragilità umana che viene portata all’estremo. Emily si sposa con un uomo che la fa vivere come una regina, ma di colpo deve affrontare una vita completamente diversa, lontana da tutti gli agi e il lusso a cui era abituata, al ritorno del marito è ormai cambiato qualcosa. Il dottor Banks passa da una carriera all’apice, da una famiglia unita e da una serenità stabile, al crollo di ogni certezza. Si sente scavare qualcosa sotto la superficie, si percepisce una realtà dispettosa, che si finge ciò che non è, e inizia a prendere strade diverse scavate dal passato. Lo spettatore è quasi premiato a seguire l’evoluzione della storia con la ricostruzione graduale di tutti i pezzi del puzzle, fino al feedback conclusivo. Soderbergh ha la capacità di non ridicolizzare i dettagli e di creare una suspance equilibrata senza scivolare nell’inutilità del castello di carte costruito con tanta minuzia. Gli attori reggono le parti, persino Catherine Zeta-Jones riesce a portare più di un’espressione al ruolo. Rooney Mara conferma rivelazione e bravura con le due facce della medaglia e anche Jude Law, ostaggio di verità, offre un’ottima interpretazione. Forse Effetti collaterali ricorda un po’ la vecchia favoletta del bambino che grida “al lupo” per scherzo, fino a quando l’animale si materializza davvero e nessuno ci crede, ma la costruzione gli rende giustizia.
Più di ogni altra cosa però, fa venire voglia di restare completamente lucidi.
La frase: “Il miglior modo per prevedere un comportamento futuro è guardare un comportamento passato”.
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Scheda film
Titolo: Effetti collaterali
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Channing Tatum, Vinessa Shaw, Jude Law, Catherine Zeta-Jones, Rooney Mara, David Costabile, Polly Draper, Laila Robins.
Genere: thriller
Durata: 106′
Produzione: Lorenzo di Bonaventura, Gregory Jacobs, Scott Z. Burns
Distribuzione: M2 Pictures
Uscita: 01/05/2013.
Annamaria Scali.
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