Akiko (Rin Takanashi) è una studentessa di sociologia con una doppia vita da escort che tiene distrattamente nascosta al fidanzato (Ryo Kase). Una sera ha un appuntamento di lavoro con un professore, il quale inizierà a far parte della sua vita quasi come un tutore, andando in contro a conseguenze prevedibili.
Parlare d’amore non è così facile. Kiarostami tenta di farcela seguendo il tentativo e poco il sentimento. Scompone alcuni elementi che in linea di massima ne costituiscono il concetto (la comunicazione, i segreti, la rabbia) e interrompe i “battiti” quando iniziano ad avere senso. Una scelta apprezzabile, per i seguaci del nulla di fatto. Un problema per gli spettatori che amano ricevere risposte, che cercano il filo di Arianna e vogliono una trama definita.
“Qualcuno da amare” ti intrappola perché non ha niente di tradizionale, non è quella storia d’amore che indaga sulla gioia o sulla tristezza, non si preoccupa di descrivere l’ovvio, anzi, il più delle volte se ne resta in silenzio accanto ad un riflesso. Inquadrature (quelle di immagini allo specchio) particolarmente ricercate dal regista, che scava nuovi spazi e fondali, costruendo un film statico, perfetto per l’illusione della forma a discapito della storia. Ecco perché salta agli occhi come un elogio alla tecnica, all’immagine e alla compostezza, senza preoccuparsi di trasferire qualche emozione. La pellicola va avanti lungo vicoli ciechi, si sviluppa nel grandangolo di una vicenda e ne studia le inquadrature così come i retroscena, inseriti però a completamento di un dipinto e non per spiegare l’opera. Quasi si avverte lo studio scrupoloso dietro ogni scena, la ricercatezza che va oltre la semplice visione. Per fortuna alcuni sentimenti sopravvivono (come l’affetto e l’innocenza della nonna di Akiko, la solitudine del professore Takashi/Tadashi Okuno e l’amore/panacea del fidanzato Noriaki), ma aleggiano timidi e schiacciati dal misero spazio concesso, con l’inutile speranza che la loro presenza porti da qualche parte.
Resta il fatto che le origini di grafico e illustratore di Kiarostami hanno la meglio e il film scorre lento in sequenze di primi piani, voci sotto campo e scenari ristretti. Si traveste di riflessione e si trascina in dialoghi troppe volte fini a se stessi. Drammatizza la presenza di strane relazioni tenendole in caldo fino all’inevitabile scoppio di una scontata verità, sapientemente dilatata in centonove minuti. È magistrale la capacità con cui Kiarostami fa camminare lo spettatore in una lentezza irrisolta che prende energie. Bisogna prepararsi ad uscire di sala frastornati, dubbiosi e perplessi, la sola cosa da fare è rimanere in sospeso sul futuro, sulle colpe e sulle scelte, lasciar perdere le nostre abitudini cinematografiche e guardare un film così come a volte si guarda un sogno. Tuttavia, ammesso che il regista abbia voluto parlare di qualcosa, l’ha fatto curandone la confezione e trascurando il contenuto. Alla fine ritorna su se stesso, nell’innesco di un circolo vizioso da cui non sa uscire. Un peccato che conferisce al film gli onori per la sua forma d’arte e gli oneri per tutto il resto.
La frase: “Quando sai che la risposta a una domanda è una bugia, allora non fare domande. Questa è l’esperienza”.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=DgQTUo3eYEY]
Scheda film
Titolo: Qualcuno da amare (titolo originale: Like Someone in Love)
Regia: Abbas Kiarostami
Cast: Rin Takanashi, Tadashi Okuno, Ryo Kase, Denden
Genere: drammatico
Durata: 109′
Produzione: Marin Karmitz, Kenzo Horikoshi
Distribuzione: Lucky Red
Uscita: 24/04/2013.
Annamaria Scali.
Lascia un commento