“The happy prince ─ L’ultimo ritratto di Oscar Wilde”, nelle sale dal 12 aprile 2018, è il film scritto e diretto da Rupert Everett. Basato sugli ultimi giorni di vita di uno dei più discussi scrittori di sempre, “The happy prince” getta una nuova luce sulla vita dell’artista.
Le prime scene del film vengono guidate dalla profonda voce di Oscar che recita uno dei suoi racconti più famosi: è proprio “Il principe felice” ad accompagnare, quasi come una musica di sottofondo, le vicende narrate del film.
Oscar Wilde (interpretato da Rupert Everett) è giunto al termine dei suoi giorni. Nella stanzetta di una squallida pensione parigina, lo scrittore percorre i punti salienti della sua vita e della sua carriera. Gioie e dolori di una vita frenetica e piena scorrono di fronte ai suoi occhi, in un disperato tentativo di redenzione dai suoi peccati.Oscar ha modo di riflettere su tutto ciò che ha vissuto, forse troppo intensamente per essere analizzato sul momento, rimettendo in ordine il suo passato con la consapevolezza di non avere un futuro.
La sua brillante carriera è ripercorsa nei suoi punti salienti. Tutti i sudati successi, le piccole e grandi soddisfazioni dell’artista, ma anche il grande consenso del pubblico che ha imparato ad ammirarlo. La prosperità di questa fase della sua carriera si contrappone alla miseria in cui si trova ora, sul letto di morte. La stessa società che lo ha adorato e idolatrato, non ha esitato un momento a metterlo alla gogna: condannato perché omosessuale, Osca Wilde è stato trattato da tutti come un lebbroso in quarantena. Emarginato e caduto in miseria, l’artista viene completamente screditato agli occhi della borghesia per un crimine che oggi definiremmo irrisorio.
Il suo modo di amare, o meglio l’oggetto del suo amore, è ciò che lo ha fatto colare a picco. La sua fama e in una certa misura anche la sua vena artistica, sono state brutalmente spazzate via da tutti coloro che lo hanno additato e giudicato. Il suo desiderio di amare un altro uomo è quanto basta per subire l’indifferenza e le cattiverie di una società bigotta e puritana, qual è la Londra di quegli anni.
Wilde ripensa a tutte le passione che l’hanno travolto, agli amori che ha consumato, agli amanti dai quali ha preso quel secondo di pace. Rivisto in questa prospettiva il suo eterno pellegrinaggio sentimentale, che lo ha spinto sempre più lontano da se stesso e dai suoi veri affetti, appare come un innato bisogno di amore. Semplice, profondo, incondizionato, quell’amore tenero che purtroppo non è mai riuscito a ottenere. Le sue passioni, vissute da lui con un’immensa intensità, sono state solo specchi per le allodole. Per convenienza, simpatia, soldi: quei fugaci attimi di trasporto non sono stati il frutto di un amore corrisposto, ma la merce di scambio usata dai suoi amanti per raggiungere i loro scopi. Persino l’uomo che più ha amato, Alfred Bosie Douglas, si è rivelato in ultimo nient’altro che un approfittatore. Gettato via come un vecchio calzino ormai logoro, l’uomo non si è fatto scrupolo ad abbandonare Oscar Wilde pur di salvare le apparenze ─ e la rendita elargita dalla madre.
Gli unici rimasti fedeli al suo capezzale sono l’amico Reggie Turner (Colin Firth) e Robbie Ross (Edwin Thomas), da sempre invaghito di Oscar ─ tanto da pagare tutti i numerosi debiti dell’artista dopo la sua morte; ha inoltre preservato e diffuso la sua opera. Legati ad Oscar da un’amicizia e un amore profondo, i due uomini fanno di tutto per non lasciarlo solo, per garantirgli le migliori cure, per tenergli compagnia in quelle ore buie.
Fotogrammi del tempo che fu e flashback si susseguono nell’animo dell’artista, che ha modo di capire i suoi sbagli e chiedere scusa per questi, seppur introspettivamente. Allo stesso tempo, è come se desse un tacito perdono a tutti quelli che gli errori li hanno commessi nei suoi confronti.
The Happy Prince ─ L’ultimo ritratto di Oscar Wilde – Recensione
7
voto
Lascia un commento