L’appuntamento per la proiezione riservata alla stampa è stato fissato per il giorno prima dell’uscita al cinema per il grande pubblico.
All’appuntamento, non seguirà la consueta conferenza con il regista e il cast.
Particolare che in sala con i colleghi commentiamo in silenzio con un leggero sorriso, scuotendo appena la testa.
Nulla da rispondere, perché nulla è dato chiedere.
Perché, come recita il sottotitolo, “tutto vero, tutto falso”.
Il “tutto” riassume un arco di tempo dal 2006 al 2010, un preciso periodo storico italiano nel quale il potere di un uomo ha dato una connotazione precisa a fatti noti, attraverso una costellazione di personaggi che il racconto cinematografica definisce “Loro”.
“LORO” è il nuovo film di Paolo Sorrentino, di cui firma la sceneggiatura, ancora una volta, con Umberto Contarello. Lo stile narrativo è affascinante, scandito dal montaggio di Cristiano Travaglioli, sulla fotografia potente di Luca Bigazzi arricchita dalle musiche originali di Lele Marchitelli.
Il film è diviso in due parti. Attenzione: non primo e secondo tempo, ma “Loro 1”, in uscita il 24 Aprile e “Loro 2”, al cinema il 10 Maggio.
La motivazione di tale scelta? troppo banale se si riferisce al fatto che un unico film sarebbe durato 3 ore e 30, forse 4. Viene da pensare se Sorrentino ci abbia preparato un gioco a cui partecipare o teso una trappola, inevitabilmente, a nostra insaputa.
Il gioco è che i partecipanti scoprano, attraverso una visione sintetica di comportamenti amorali e decadenti, le nefandezze di un’abitudine all’inquinamento della bellezza che ne ha determinato il declino civile. La trappola è di continuare a cadere in quel buco nero, senza accorgesene.
Cosa ci riserverà, quindi, “Loro 2”? Con un colpo di genio, imprevedibile e straordinario, vorrei una proiezione di 104 minuti di “bianco” totale, di non girato, di silenzio e mutismo sonoro. Un’assenza di immagini già viste, un silenzio su fatti e personaggi già narrati, nella restituzione di una ricostruzione capace di rovesciare tutti i luoghi comuni. I “loro”.
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