Come vi avevo già anticipato nella recensione di LORO 1 , LORO 2 è in realtà il secondo tempo del film di Paolo Sorrentino.
La motivazione di suddividere un film in due proiezioni, per la quale il pubblico si troverà a pagare il costo di 2 biglietti, ci risulta ancora sconosciuta. Misteriosa anche la gestione di due film nello stesso cinema nel quale lo spettatore si rimette in coda alla biglietteria, qualora LORO 1 avesse suscitato il suo interesse, per vedere LORO 2. Curiosa anche la conseguente esclusione dai concorsi cinematografici, poiché si partecipa con un film e non con 2 per dar un senso compiuto all’intera opera. Sicuramente gli alti vertici dell’industria cinematografica avranno una esauriente risposta alle nostre umili domande da mortali.
LORO 2 si apre con il nudo di spalle a bordo piscina della compagna di Sergio Morra, intenta a depilarsi in zona bikini, nella villa presa in affitto di fronte a Villa Certosa, in Sardegna, con lo scopo di avvicinare Lui, Silvio Berlusconi. Un contatto attraverso l’esposizione di ragazze disposte a tutto per suscitare l’interesse di un potente signore in cambio di una parte in TV, un ruolo in una fiction o in un film e, addirittura, la partecipazione alla vita pubblica entrando in parlamento, non avendo però nessuna preparazione artistica, competenza attoriale, ideologia politica. Carica a cui aspira anche il loro “gestore” come europarlamentare. I fatti che ne conseguiranno, sono noti a noi tutti, attraverso le pagine dei giornali che hanno caratterizzato gli anni dal 2006 al 2010 della vita del protagonista e della sua corte, aggiungendo poi processi ai già numerosi in corso. La crisi coniugale con Veronica Lario e il consequenziale divorzio su richiesta di una moglie delusa, stanca e lontana da quel mondo che non le piace come sia diventato o che ha scoperto, dopo molto tempo, come è realmente.
Veronica, interpretata da Elena Sofia Ricci, sembra l’unico personaggio che nella storia non abbia paura. La paura da cui sono afflitti coloro che ruotano attorno al potere. Perché se tutti sono indispensabili, è vero, anche, che tutti sono sostituibili. Dalla paura che ognuno possa non essere più necessario, nasce, quindi, la condizione di sopravvivenza al potere che determina la riuscita di un sogno o il suo declino in un incubo.
Ma se la gestione dei sogni altrui concerne all’abilità di un esperto venditore (“li convinciamo della bontà dei nostri sogni, affinché i nostri desideri diventino i loro”; “l’altruismo è il miglior modo per essere egoisti”) può la perizia innata dell’essere un persuasore, determinare l’appagamento della propria verità?
Se il sottotitolo di LORO 1 è “Tutto vero, tutto falso”, per LORO 2 è “Tutto non è abbastanza”.
La volontà di Sorrentino sembra indagare, quindi, sul quid che muove l’uomo di potere a non essere soddisfatto, alla ricerca continua di appagare il proprio ego essendo riconosciuto da tutti come colui che salva, gratifica, dona, in una vertigine di altruismo narcisistico, che altro non è che la paura che la propria esistenza non venga celebrata. Dagli altri. Da Loro.
Come con le sue collane d’oro, con una farfalla tempestata di pietre preziose per ciondolo, in dono alle ragazze che riempiono la sua solitudine danzando seminude o travestite da magistrato, SB dona una dentiera alla terremotata che ha perso la sua protesi durante il terremoto che ha devastato l’Aquila.
Sorrentino vorrebbe arrivare alla comprensione dei sentimenti che si celano dietro l’uomo di potere, l’uomo d’affari, l’uomo politico. A mio avviso, un tentativo però che si rivela, timido, incompiuto. Il personaggio nel film segue una biografia per immagini istituzionali che conosciamo fin da quel fotoromanzo che nel 2001 fu spedito a casa di tutti gli italiani dal titolo “Una storia italiana” ai fatti noti e ora rappresentati nel film, seppur con il linguaggio potente della cinematografia sorrentiniana. L’indagine emotiva, psicologica, intima è, quindi, sfiorata ma non protagonista; un personaggio che non si ritrova mai a specchiarsi in se stesso, ma a misurarsi sempre con il metro del giudizio fuori dal sé.
A volte, provare a immaginare che esista un aspetto emotivo nascosto e, quindi, tentare di scovarlo, definirlo e rivelarlo è, semplicemente, impossibile.
Perché, il più delle volte, non c’è nulla da sondare, indagare, scoprire. Tutto è già in superficie. Ciò che viene mostrato è proprio ciò che è. Chiaro, preciso, definito. Perfettamente distinguibile e non richiede faticosi, quanto inutili, approfondimenti. E’ già svelato. Tutto è li.
Forse avrebbe potuto essere questo il sottotitolo di un LORO 0 che avremmo dovuto conoscere a memoria e, di conseguenza, non avere la necessità di vederlo rappresentato: “Tutto è sotto i tuoi occhi”.
Lascia un commento