Non c’è nulla fa fare. La straordinaria formula del Giffoni Film Festival, con le lezioni dei protagonisti del cinema italiano e internazionale ai ragazzi delle giurie, colpisce sempre al cuore, e raramente non centra il berasaglio. L’anno scorso, nell’edizione 2017, Julianne Moore si era commossa fino alle lacrime davanti ai giovanissimi cinefili che l’assediavano di domande. Quest’anno il regista Ferzan Özpetek, ospite della seconda giornata della 48esima edizione non è stato da meno, e ha offerto con generosità ed empatia consigli ai ragazzi.
“Il Giffoni – ha detto il regista italo-turco – è importantissimo. Quando son venuto, due anni fa, son rimasto stupito dalle domande dei giovanissimi, che credevo lontani dai miei film. Ma qui si responsabilizzano i ragazzi al giudizio, qui crescono con l’odore del cinema, con l’amore per il confronto. So che quest’anno ci sono 5600 giurati – continua -. Ecco, vorrei fossero 50.000, vorrei ci fosse un Giffoni in ogni Paese del mondo. Sarebbe fantastico. Vorrebbe dire avere un’intera generazione che amerà andare al cinema, che sarà capace di amare il prossimo“.
Özpetek aveva debuttato come regista nel 1997 con il film “Il Bagno Turco”, ma il successo a tutto tondo era arrivato nel 2001 con” Le Fate Ignoranti”, interpretato da Margherita Buy e Stefano Accorsi. Poi, nel 2003, un’altra grande pellicola premiata da critica e botteghino: “La Finestra di Fronte”, con Raoul Bova e Giovanna Mezzogiorno. Il film, dopo aver fatto man bassa di riconoscimenti, raccoglie consensi in tutta Europa, e arriva anche negli Stati uniti.
Ricordando quelle sue prime opere, Özpetek ha condiviso una riflessione con il pubblico, ragionando su come in quegli anni l’atmosfera che si respirava nell’aria fosse totalmente diversa, tesa verso un’idea di tolleranza e globalizzazione, la stessa che si recupera in questi giorni al Giffoni Film Festival. “Oggi – ha detto ancora il regista – c’è qualcosa di strano nell’aria. Si percepisce una sorta di complotto mondiale che alimenta la paura. All’epoca de ‘Le Fate Ignoranti’ c’era una generale tendenza alla globalizzazione, oggi è il contrario: tutti vogliono la sicurezza della propria cultura. C’è una crisi di identità a livello mondiale. I ragazzi del Giffoni, invece, hanno un’identità precisa, data dal condividere l’esperienza del Festival”
“La condivisione – ha continuato – é il cuore della mia opera. Io scrivo libri, faccio post su Instagram, giro film per condividere quel che vivo. Si racconta quel che si vive, è quella la fonte“.
Tra i progetti del regista c’è quello di un nuovo film: “Sto sviluppando un’idea, ma è ancora presto per parlarne“.
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