All’inizio, ma proprio all’inizio, c’è un’amicizia grande, di quelle che nascono da un’affinità dell’anima e vengono consacrate da un affetto profondo. C’è l’amicizia tra un regista e una sceneggiatrice. Lui si chiama Fabio Mollo. È calabrese. Un giovane uomo dalla sensibilità raffinata. Lei è Josella Porto, una brunetta siciliana appassionata e generosa. Si sono incontrati al tempo degli studi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, e si sono subito riconosciuti quando, ignari l’uno dell’altra, hanno indicato entrambi, tra i film che avrebbero voluto girare e sceneggiare, “Una giornata particolare”. Insieme hanno soffiato la vita in un piccolo grande film, “Il padre d’Italia“, la più bella pellicola italiana del 2017 che oggi, 15 agosto, viene distribuita anche nelle sale francesi.
Sarà curioso vedere i due protagonisti, Luca Marinelli e Isabella Ragonese palare la lingua di Truffaut. “Tu sais que tu est enceinte, oui?“, dirà Paolo a Mia sull’autobus torinese che darà il via a un lungo viaggio. E noi seguiremo la loro storia d’amore e di altri tipi d’amore un po’ sorridendo per la tenerezza, un po’ commuovendoci, un po’ riflettendo frastornati da tante emozioni, da tanta sorpresa, da tanta bellezza.
Non importa se “Il padre d’Italia” non è un film perfetto, se forse si sfiorano appena tanti temi e si abbandonano un po’ lì con il punto interrogativo, se la modalità “on the road” è già vista. Quello che conta è che questo è un film sincero, come dice la sceneggiatrice.
“L’idea – racconta Josella Porto – è nata da una discussione tra Fabio e me sulla genitorialità, sul significato personale che acquisiva nelle nostre vite private l’idea di avere un figlio, sulla consapevolezza che oggi una donna senza figli è considerata monca, forse anche contronatura“.
Contronatura come è la maternità negata di Mia, come è Paolo, con la sua omosessualità e il suo desiderio di essere padre. “Anche la Madonna, allora, è contronatura“, dice Mia. E questa battuta apre la strada a mille interrogativi, e ci dà forse il valore autentico di questo film: la capacità di affrontare una storia in fondo drammatica con un piglio di delicata levità. E a noi spettatori regala la consapevolezza che probabilmente il futuro del cinema italiano non è nel filone commedia tanto amato nella penisola, ma altrove.
La genesi de “Il padre d’Italia” è in realtà lontana e complicata, e le parole di Josella ci danno l’idea dei tempi lunghissimi del cinema. “Fabio Mollo e io avevamo scritto insieme al Centro sperimentale il nostro primo cortometraggio – spiega ancora la sceneggiatrice -. Insieme abbiamo realizzato per il diploma anche il corto “Giganti”, che poi ha vinto il Torino Film Festival. Dopo il successo riscosso quel soggetto è diventato un lungometraggio, “Il Sud è niente”, presentato e segnalato in moltissimi festival, da Toronto a Berlino, storia del rapporto tra una ragazza e suo padre alle prese con la rielaborazione della morte rispettivamente di fratello e figlio. Prima di girare abbiamo buttato giù l’idea de “Il padre d’Italia”, che poi è la lettera che il protagonista Paolo scrive alla figlia. La prima stesura della sceneggiatura Luca Marinelli l’ha letta due anni e mezzo prima che iniziassero le riprese del film, mentre era sul set di “Non essere cattivo”.
Di Fabio Mollo, il regista, Josella parla con profondo affetto e immensa stima: “Alla fine, quando giri, la cosa più importante è il rapporto del regista con gli attori, e Fabio è un grande professionista perché riesce a superare le difficoltà che immancabilmente si incontrano in ogni set mantendo la calma, rispettando sempre tutti i capi reparto. Credo che la qualità più importante nel nostro lavoro sia l’umiltà. Certo ci vuole la determinazione, ma l’umiltà è indispensabile. Penso sia stata questa caratteristica comune a cementare il mio rapporto con Fabio“.
Josella Porto in questo momento sta lavorando allo sviluppo di una serie per ragazzi, e anche di un lungometraggio. “Dunque – dice –, considerando i tempi medi, se adesso sono alle prese con lo sviluppo della sceneggiatura, credo che il film uscirà fra tre anni o giù di lì“. Avevate idea di quanto tempo richiede la realizzazione di un lungometraggio?
Quello che non sapete sul film
La scena in cui Isabella Ragonese inizia a cantare usando il phon per capelli come se fosse un microfono nasce da un’improvvisazione dell’attrice al terzo ciak.
Nata sul set è anche la scena del film in cui Mia trucca Paolo, e insieme cantano sulle note di “Non sono una signora”, di Loredana Bertè.
Luca Marinelli e Isabella Ragonese recitavano insieme per la prima volta, ma l’intesa è stata grande, e sullo schermo si avverte.
La bravissima Anna Ferruzzo, che interpreta nel film Nunzia, la madre di Mia, aveva già lavorato con Marinelli in “Una questione privata” dei fratelli Taviani.
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