Il saluto – la storia che nessuno ha mai raccontato è al cinema dall’11 ottobre. Il nuovo film di Matt Norman ci mostra uno spaccato di storia che fino a oggi è passato inosservato agli occhi di registi e attori di Hollywood.
La storia si apre durante olimpiadi del ’68, a Città del Messico, per la precisione alla premiazione dei 200 metri piani maschili. Sul podio ci sono due atleti di origine africana (vincitori dell’oro e del bronzo) e un australiano (che ha conquistato invece l’argento). Fin qui sembra una cerimonia qualsiasi, almeno fin quando gli atleti afroamericani compiono un gesto che inciderà sulla storia. Tommie Smith e John Carlos, sulle note dell’inno americano, alzano il braccio al cielo salutando. Il pungo chiuso, avvolto da un guanto nero, simboleggia per loro il Black Power. Così facendo i due atleti fanno un omaggio alla lotta contro la segregazione raziale, argomento impellente in quegli anni. I due afroamericani protestano contro l’ipocrisia e l’ignoranza di chi, in quel periodo, non era al corrente della questione – o fingeva di farlo. Il gesto diventa subito virale, fino a essere consacrato come uno dei simboli storici del novecento. Nonostante ciò, Smith e Carlos vennero perseguitati legalmente, ed espulsi dalla competizione. Un atto che ha segnato un’epoca, il loro, ma per il quale hanno pagato un caro prezzo. Anche il terzo atleta, Peter Norman, subì delle ripercussioni dopo la questione, in quanto dimostrò ai suoi colleghi solidarietà.
Il saluto va a esplorare i misteri e le certezze che si celano dietro la celebre fotografia che per sempre ha immortalato quel momento così carico di significato. Parla quindi dei due atleti afroamericani, ma si concentra maggiormente sull’australiano Norman, indagando su quell’uomo che per anni rimase nell’ombra di quel gesto intriso di forza. Eppure Norman non ebbe un ruolo secondario, in quanto era coinvolto politicamente nella questione. Il film ci restituisce il ritratto di un uomo integro, che dimostrando la sua solidarietà a una causa tanto scottante ha messo in gioco la sua vita e la sua carriera.
Il saluto vuole essere una sorta di documentario, realizzato senza particolari effetti o virtuosismi registici, ma di uno spessore notevole. Il film arriva in Italia a dieci anni dalla sua realizzazione, ma il risultato finale non risente di questo gap temporale. La storia che viene narrata infatti è ancora – purtroppo – molto attuale.
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