Un film stimolante ma non facile, che Olivier Assayas sa svolgere in commedia, toccando e approfondendo temi che ci riguardano nel profondo. Alain dirige una storica casa editrice che vive il passaggio al digitale e attorno a lui vari personaggi, tra i quali Leonard, uno dei suoi autori che attinge continuamente dalle sue avventure sentimentali per creare racconti letterari. Selena, la moglie di Alain, ha una storia con Léonard, mentre Valérie è la fidanzata di Léonard, ed è la sola a non esercitare una professione intellettuale ma ha idee chiare ed è assistente di un politico di sinistra. Infine Laura, giovane manager rampante, che affianca Alain nella transizione al digitale e che finisce per andarci a letto. Una dimensione parlata e intellettuale rappresenta la coloritura alleniana di un film che in originale si intitola Doubles vies e che vuole calarci nel futuro della scrittura e della comunicazione ai tempi di internet e dell’informazione gratuita sui web. Se Valérie, a cui danno fastidio le insicurezze di Léonard, appare come la più decisa e consapevole delle sue opinioni politiche, è anche quella che si muove meglio nell’equilibrio delicato tra tra ciò appare e ciò che è, tra l’avere delle convinzioni forti e chiare e quella visione un po’ populista e disillusa che riporta tutto nel grande calderone di un’informazione stereotipata e di riporto. Assayas invita a conservare uno sguardo lucido, non inquinato. Quello sguardo che apparteneva anche a una certa critica, all’élite intellettuale di sapore novecentesco che nelle cose cercava un senso e un motivo.
Il film di Assayas getta la sua doccia fretta intellettualistica sul disagio della comunicazione che ci riguarda tutti. Il gioco delle coppie parla in maniera sfrontata e agghiacchiante della predominanza del digitale nel comunicazione reale. Partendo dalla situazione di una casa editrice che vive il passaggio dalla stampa cartacea alla predominanza degli ebook, il film ti sbatte in faccia dati economici per raccontare che la comunicazione, su internet, smartphone e social è comandata da algoritmi che agiscono sulla psiche orientando il bello e il brutto ma persino le preferenze in fatto di scelte personali. Nell’era della post-verità, il regista racconta di rapporti umani basati sul fraintendimento e sull’evanescenza dell’opinione, la stessa che comanda sui social e su internet. Assayas è impietoso ma conclude con il ritorno alla realtà: il personaggio dello scrittore che realizza libri copiando la vita altrui, traditore della compagna e persona senza stile, è costretto a fare i conti con la nascita di un bambino e con la scelta di accogliere qualcosa di vero e di bello in una vita sommersa da finzione e cinismo. La vita che nasce non è retorica ma speranza di una liberazione. Perché, come dice l’editore del film, lo scorso anno i libri cartacei, contrariamente alle previsioni e ai trend, hanno venduto di più degli ebook, come a dire che la fisicità conta e pesa ancora nella vita delle persone, anche attraverso la forma di un libro. Un film che non fa sconti, radicale nello sguardo come lo erano certi lavori di Godard o Bresson. Inadatto alle sale odierne eppure attualissimo.
Data uscita: 3 gennaio 2019
Genere: Commedia
Anno: 2018
Regia: Olivier Assayas
Attori: Guillaume Canet, Juliette Binoche, Olivia Ross, Vincent Macaigne
Paese: Francia
Durata: 108 min
Distribuzione: I Wonder Pictures
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