Ci voleva un regista greco per spazzare via dall’iconografia del cinema in costume tutto il ciarpame stratificatosi negli anni, dall’epica hollywoodiana fino alla retorica più stucchevole di tante pellicole meno vintage. Con La Favorita il 45enne Yorgos Lanthimos affronta la storia vera della settecentesca regina Anna Stuart e schiva tutti i tranelli con freschezza immaginifica, regalando al pubblico un film che sta miracolosamente in equilibrio tra commedia e tragedia, senza mancare nessuno dei due bersagli. Certo lo sguardo del regista non è mutato, è sempre quello algido e impassibile di The Lobster e Il Sacrificio del Cervo Sacro, dove aveva dimostrato la capacità di dominare la materia surreale delle sceneggiature scritte con Efthymis Filippou. Invece stavolta gioca con eleganza, e anche con effetti da commedia satirica, avvalendosi della scrittura affidata all’australiano Tony McNamara (che a sua volta rivede il copione originale di Deborah Davis).
Trama
La regina Anna (Olivia Colman), ultima sovrana inglese della dinastia degli Stuart, è una donna fragile e malata, colpita da un destino tragico che le ha strappato ben 17 figli, o abortiti o vissuti solo pochi giorni. Vive in un mondo infantile e se non fosse per l’abile Lady Sarah Churchill, duchessa di Marlborough (Rachel Weisz), sarebbe incapace di gestire gli affari di Stato. Sarah usa il suo ascendente erotico sulla sovrana per strapparle favori e decidere la politica del Paese in sua vece. Fino all’arrivo della cugina precipitata in povertà Abigail Hill (Emma Stone), che riuscirà con astuzia a insinuarsi nel letto della regina e a rendere indispensabile la propria compagnia, in un’ascesa vertiginosa verso il potere. La lotta all’ultimo sangue combattuta con scaltrezza e crudeltà reciproca dalle due rivali prende corpo sullo sfondo della guerra con la Francia e della disastrosa situazione economica e sociale dell’Innghilterra.
Abigail è una specie di Becky Sharp più malvagia e ambigua, e nell’appassionante duello in perfidia con la cugina Sarah rischia di vincere. Lanthymos ridicolizza la corte ma soprattutto i personaggi maschili, esilaranti nelle parrucche sfarzose e nel trucco incipriato e grottesco. Il rimando a Barry Lyndon e al suo Settecento è evidente. Così come la composizione delle immagini nella vividezza della fotografia e la grande rilevanza della colonna sonora fanno ancora riferimento al capolavoro di Kubrick.
E’ un mondo difficile e tutto coagulato intorno all’idea del potere quello in cui si intrecciano le vite delle tre donne, protagoniste assolute della pellicola. Se la regina Anna incarna un potere quasi infantile, quello tuo per diritto e quindi capriccioso come il frignare di un monello, quella delle due amanti e rivali Sarah e Abigail è una brama adulta, severa per la prima e sconsiderata per la seconda. Intorno a loro un universo maschile di marionette, di uomini senza qualità che affogano nelle loro parrucche e si lasciano manipolare senza alcun acume concettuale. L’effetto satirico e irresistibile, presente soprattutto nella prima parte del film, nasce inoltre dalla contrapposizione tra la vacuità estetica dei personaggi di corte e il linguaggio da postribolo da essi adottato. Anche il registo del grottesco appartiene a questi uomini lontani e miopi, impegnati solo in guerre e giochi bizzarramente deformi, come l’insulsa corsa delle anatre o un ciccione bacchico nudo che fa da bersaglio per il tiro di arance dei gentiluomini. La deformità va in scena anche grazie alle tante riprese con il grandangolo, e se le anatre appartengono al mondo maschile le donne hanno invece i conigli che affollano la stanza di Anna, controfigure degli innumerovoli figli morti della regina. Il piede di Abigail che schiaccia uno di questi animali ne rivela la perfidia senza pudore e porta all’estremo lo sguardo impietoso del regista sulla disperata condizione umana. Paccottiglie, cineserie, arazzi e anfore che sembrano esistere solo per vomitarvi dentro affollano gli interni della residenza reale.
Sarebbe tuttavia facile lasciarsi ingannare dell’apparente femminismo di Lanthimos, che dipinge con potenza e spessore le tre protagoniste. In realtà lo sguardo come sempre cinico e spietato del regista nasconde una misoginia feroce, alla Shopenhauer, popolata da femmine infide, intriganti e pericolose. Tra Sarah e Abigail, non a caso, sono proprio le caratteristiche maschili della lady, spesso abbigliata da uomo e votata alla ragion di Stato, a renderla in fondo più dignitosa dell’ambiziosa cugina, avida solamente di agi e sfarzo.Il film tocca la grandezza tragica proprio nel personaggio di Sarah, sfigurata dalla rivale, con una benda nera a coprirle metà del viso, figura buia negli interni scuri e inquietanti, che si contrappongono alla vivida luminosità degli esterni. Anche il lungo indugiare dei primi piani, appassionanti e fatti solo di significati e di sguardi, sono un segno personale del regista, in questo senso nipote del compatriota Angelopoulos.
Lanthtinos ha dichiarato che l’occasione di girare un film in costume si è concretizzata per lui in una grande libertà rappresentativa, e cosa questo significhi è evidente nella scena del ballo, in cui Rachel Weisz improvvisa con il parruccoso partner un’esibizione degna di una discoteca anni sessanta.
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2018, dove si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria, La Favorita è anche una gara di bravura tra tre attrici superbe. Per questo film Olivia Colman ha ricevuto il premio come miglior attrice (sempre a Venezia) e il Golden Globe per la stessa motivazione. Pioggia di riconoscimenti anche per le performance di Rachel Weisz ed Emma Stone.
Curiosità
La sceneggiatura è ispirata alla vera storia della regina Anna Stuart, che salì al trono nel 1707, e al triangolo amoroso con Lady Sarah Churchill e Abigail Hill. Una ricca letteratura fornisce le fonti della storia di erotismo e potere, prima tra tutti la biografia del duca di Marlborough scritta da Winston Churchill, suo diretto discente, e poi il libro di memorie scritto dalla duchessa stessa.
DATA USCITA: 24 gennaio 2019
GENERE: Drammatico, Storico
ANNO: 2018
SCENEGGIATURA: Deborah Davis, Tony McNamara
REGIA: Yorgos Lanthimos
ATTORI: Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone
PAESE: Irlanda, Gran Bretagna, USA
DURATA: 120 Min
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
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