La consueta rubrica settimanale del critico Roberto Lasagna propone tre titoli da non perdere: l’americano Green Book, viaggio nel profondo Sud razzista e gonfio di pregiudizi degli anni sessanta; l’ambizioso progetto del regista Matteo Rovere con Il Primo Re, sugli albori della civiltà da cui nacque la città di Roma; il documentario francese Libero, sulla vicenda dei migranti arrivati in Francia da Ventimiglia.
Green Book
Uscita: 31 gennaio 2019. Genere: Drammatico, Commedia. Paese: USA. Regia di Peter Farrelly. Interpreti: Viggo Mortensen, Mahershala Alì. Linda Cardellini, Sebastian Maniscalco. Durata: 130 Min.
Dimenticate i pregiudizi e affidatevi al guizzo di Peter Farrelly che, dopo aver sdoganato il politically incorrect con il fratello Robert facendo ridere con Tutti pazzi per Mary e Scemo & più scemo, realizza con Green Book una delle pagine più accattivanti uscite recentemente dal cinema mainstream, riuscendo ad attraversare gli stereotipi etnici e razziali in un road movie visivamente smagliante e davvero intelligente. Basato sulla storia vera di Donal Shirley, musicista afroamericano che nel 1962 è in procinto di partire per un tour di concerti con il suo trio, dall’Iowa al Mississipi in cui la pelle nera non è benvenuta, il film prende il titolo da una guida per automobilisti afroamericani, il “Green Book”, libercolo per nulla ecologista ma anzi mappa obbligata che costringe a guidare solo su alcune strade e a soggiornare solo nei locali assegnati. Con gusto spavaldo e ironia irriverente, Farrelly mette a fianco due caratteri agli antipodi in quello che si presenta come un divertito “on the road”: Shirley, musicista nero coltissimo che parla molte lingue e non sopporta volgarità e maleducazione, e Tony Vallelonga, italoamericano in cerca di un lavoro con un pesante accento del Bronx, buttafuori di Copacabana che mangia sempre fast food con le mani e mena volentieri senza andare sul sottile. Danno lustro all’improbabile duo le interpretazioni di Mahershala Ali e Viggo Mortensen: il raffinato e distante Shirley ha bisogno di un autista pratico e protettivo e Tony scopre grazie al raffinato musicista che può elevarsi dalle bassezze a cui è abituato. Dietro la patina cool e i costumi splendidi, Green Book cresce lentamente sotto la pelle dello spettatore grazie all’amicizia che si crea tra i due. Shirley, che fieramente porta la sua arte nel Sud per raccontare a quel mondo la grandezza a cui è possibile arrivare, prende contatto con le condizioni reali dei neri – che non sono più soltanto per lui un corpo estraneo – ed è affiancato da Tony che sperimenta l’importanza di credere in qualcosa che abbia un senso umano oltre le convenzioni. Misurato l’uno, rozzo e refrattario alle regole l’altro, si conosceranno e diverranno amici e complici, in un film classico che nella sua apparente leggerezza ha il raro dono della misura e si avventura in territori poco consueti rammentando come i pregiudizi siano talmente profondi e radicati da condizionare ogni ambito sociale.
Racconto appassionante e visivamente smagliante nel Sud dei pregiudizi tacitamente accettati.
Libero
Regia: Michel Toesca. Interprete: Cédric Herrou. Documentario. Durata: 100’.
Documentare in modo autentico e partecipato significa portare il proprio sguardo sui fatti lasciando che essi parlino e si sedimentino in chi osserva. E’ quello che intende realizzare Libero, un film in cui Michel Toesca riprende la vicenda dell’amico Cèdric, agricoltore della Val Roia a sud della Francia territorialmente divisa con l’Italia, in cui l’uomo, assieme ad altri concittadini, ha deciso di soccorrere i migranti e i rifugiati entrati in Francia da Ventimiglia, offrendo loro un tetto e del cibo. Da tempo il suo sforzo si scontra con le disposizioni di polizia che lo hanno portato in giudizio. Tra Nizza e Ventimiglia, Cèdric non può essere di certo accusato di traffico di essere umani o di arricchimento sulla loro pelle, casomai ha dedicato agli immigrati anni della sua vita senza pretendere nulla in cambio. Ma dove non arriva l’inesistente confronto sull’immigrazione legale di cui tanto si parla, interviene la burocrazia: Cédric è stato condannato ad una multa per aver occupato una colonia di vacanze delle Ferrovie dismessa dal lontano 1991. Il timore del terrorismo è in buona parte la motivazione sottostante simili situazioni, eppure ci va di mezzo chi, come Cédric, tenta di reagire in modi positivi e completamente democratici. Quella di Toesca è una partecipazione fattiva, senza orpelli, a una situazione che guarda allo sforzo concreto e personale di chi mostra solidarietà come l’amico Cédric e tenta di aiutare i migranti nell’esercizio del diritto all’asilo. Un diritto che chi attraversa le frontiere tra la Francia e l’Italia si vede prontamente negato.
Un documento sulla negazione del diritto d’asilo
Il Primo Re
Uscita: 31 gennaio 2019. Genere: Drammatico, Avventura. Paese: Italia, Belgio. Regia di Matteo Rovere. Interpreti: Alessandro Borghi, Alessio Lapice, Fabrizio Rongione, Massimiliano Rossi, Tania Garribba. Durata: 127 Min.
Provare a rendere realistica la rappresentazione di un mito fondativo e scostarsi dai cliché del Peplum è la scommessa di Matteo Rovere per questo film la cui sinossi ufficiale recita: “Due fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda”. L’epica barbara rappresentata nella sua fisicità con la fotografia luminosa di Daniele Ciprì ci porta dall’esondazione del Tevere a seguire il destino di Romolo e Remo, travolti e deprivati di terre e popolo, poi catturati dalle genti di Alba e costretti con altri prigionieri a combattimenti nel fango, duelli in cui chi perde viene dato alle fiamme. Antipeplum lontano dall’estetica alla Ben-Hur, Il primo re pare meno astratto di altri film sui miti fondativi e si plasma sui corpi dei fratelli che giocano con l’astuzia per scatenare una rivolta: così Romolo e Remo, che si offrono come avversari e avviano un viaggio assieme ad altri fuggitivi e a una vestale che porta un fuoco sacro. Brutale e tenebroso, Il Primo re è un originale film di genere in grado di fondere atmosfere eroiche e tragiche con un’attenzione agli ambienti naturali impreziosita dai dettagli sui riti magici e religiosi, ma è anche uno spettacolo visivamente impressionante dove l’utilizzo della computer graphic è abilmente celato. La sfida alle superstizioni di Romolo e Remo è espressione di un’avventura nella foresta dove, senza la voce over che avrebbe caratterizzato un film di Terence Malick a cui il lavoro di Rovere in parte somiglia per lo sguardo naturalistico, Remo riconquista la la leadership del gruppo e Romolo si riprende dalla sua ferita prima di sfidare il volere degli dèi. Dialoghi essenziali in proto-latino sottotitolato. Ricorda anche un po’ Valhalla Rising e lascia parlare soprattutto le azioni.
Fisicità e naturalismo in un’impressionante epica barbara.
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