Claudio Camilli è un attore di grande talento e presenza scenica. Nasce a Monterotondo, in provincia di Roma, nel 1982 e fra i suoi tanti lavori i più recenti ed interessanti c’è il thriller horror The End, L’Inferno Fuori (2017) di Daniele Misischia, nel quale ha interpretato il ruolo di un poliziotto che lotta contro gli zombie, nel contesto della città eterna, rivelando tutto il suo eroismo. Dello stesso anno è la bella commedia esistenziale, Peggio per me, di Riccardo Camilli di cui Claudio è coprotagonista.
Claudio, il tuo ultimo film è Cattivo Sangue di Simone Hebara, attualmente in post produzione, la cui uscita è molto attesa. Ci puoi raccontare qualcosa della storia? Chi è Sergio, l’uomo che interpreti?
Cattivo Sangue è un noir a tutti gli effetti che strizza un po’ l’occhio a Drive di Refn e ha qualcosa di Takeshi Kitano. La storia ruota intorno al protagonista, Sergio, che è un ex criminale e un ex sicario che da qualche anno ha deciso di rifugiarsi a Malta, cambiando vita. Si apre un bar, è spesso da solo, non vuole sapere più niente di quella gente, quando ad un certo punto viene chiamato da un suo ex “collega” per sbrigare un problema personale e cioè sistemare una banda criminale ad Ostia, perchè lui a quanto pare è l’unico ad avere le capacità per farlo. Quindi torna in Italia e la vicenda si concentra su di lui che cerca di aiutare il suo ex amico a compiere una vendetta nei confronti di quei criminali.
E’ stato difficile entrare nel personaggio di Sergio?
Difficile no, l’ho subito percepito come un personaggio molto affascinante e inquieto. E’ una persona che non parla quasi mai. I suoi pensieri li scrive su un piccolo diario, e sentiamo la sua voce fuori campo. Sinceramente più che difficile l’ho trovato molto stimolante perchè non avevo mai interpretato un personaggio così silenzioso e così freddo.
I ruoli da duro e da macho sembrano quelli che ti vengono richiesti più spesso, però in Peggio per me hai saputo interpretare con sensibilità ed efficacia un uomo fragile, depresso, schiacciato dalla vita. Tu che parti preferisci?
I ruoli da macho, quelli che spesso mi vengono proposti, forse per via della mia stazza fisica o tanti dicono per il mio collo (ride) sicuramente sono i più divertenti! In ogni caso credo che il traguardo di ogni attore sia di saper interpretare al meglio qualsiasi ruolo gli venga offerto. Io ho avuto la fortuna di misurarmi anche con la commedia e a quanto pare la gente ha sempre apprezzato i tempi comici. In Peggio per me interpreto un uomo col morale sotto la suola delle scarpe, è vero, ma al contempo è un personaggio buffo, simpatico, al quale il pubblico si è molto affezionato. Ovviamente, mi piacerebbe interpretare ruoli sempre diversi fra loro.
Oltre che attore, sei anche produttore. E nel 2011, per Il Giorno dell’Odio, sei stato anche sceneggiatore. Fra questi qual è il ruolo che ti assomiglia di più?
Sicuramente l’attore. Il Giorno dell’Odio di Daniele Misischia, era stato girato con luci rimediate in qualche ferramenta e la telecamera da turista in Hd (ride) avevamo quindi investito insieme i soldi per quel poco che ci serviva per girare. Questo è stato il mio unico ruolo da produttore. Per quanto riguarda sceneggiatore, ho scritto nel 2004 un corto pulp, Un dono dal cielo, col quale vinsi svariati festival. Dopo quella parentesi basta, mi sono dedicato esclusivamente alla recitazione.
Che tipo di attore sei, uno che segue l’istinto e improvvisa oppure un perfezionista?
Ho frequentato molti anni fa solo una scuola di recitazione e qualche seminario, quindi non è che io abbia una preparazione accademica. Vado molto ad istinto e quando leggo una sceneggiatura e inizio ad imparare le battute, a familiarizzare col mio personaggio, mi chiudo un macchina, in cantina, in qualsiasi posto io possa isolarmi e provare da solo. Anche quando svolgo la mia vita quotidiana, insomma, preparo il caffè o mangio, io recito la parte da solo. Non so questo che tipo di metodo sia, ma è il mio. Mi piace anche molto improvvisare ed andare a braccio sul set, naturalmente se il regista mi lascia carta bianca ed è d’accordo.
A proposito, con quale regista ti piacerebbe lavorare?
Purtroppo mi viene in mente un regista che ho amato tantissimo e purtroppo non c’è più, scomparso recentemente: Claudio Caligari. Tra i contemporanei mi piacerebbe molto lavorare con Matteo Garrone, Stefano Sollima, Gabriele Salvatores, i Manetti Bros, Matteo Rovere e Marco Risi…
Un film italiano che secondo te meritava maggiore attenzione?
Posso citarti il titolo di un regista che è diventato da qualche anno anche un amico, Angelo Orlando, che all’epoca vinse il David di Donatello con Pensavo Fosse Amore Invece era un Calesse di Massimo Troisi. Fece due film nei primi anni 90, e uno si chiamava L’anno prossimo vado a letto alle 10, in cui il cast del film adesso è stellare. C’erano Marco Giallini, Zingaretti, Ricky Memphis, Claudia Gerini, all’epoca giovani e sconosciuti, ed Angelo Orlando era il più famoso. Invece adesso sono tutti mainstream e lui è il meno conosciuto. Un film pulp, divertentissimo, che secondo me in Italia andrebbe molto rivalutato.
Claudio, per conoscerti un po’, quale sarebbe la tua serata ideale?
La mia serata ideale? (ride) Caminetto, birra, pop corn e maratona di film.
I tuoi prossimi impegni?
Sto attendendo l’uscita di Cattivo Sangue, attualmente in post produzione. Ho girato una puntata pilota di una serie molto interessante che si chiama Skull Girl e che vedrà la luce il prossimo anno. Mio fratello Riccardo Camilli ha scritto un altro film in cui ci sono anche io, ma questo è un futuro ancora lontano.
Ti ringazio Claudio, questa chiacchierata è stata davvero un piacere.
Grazie a te!
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