Consueto appuntamento con la rubrica del critico cinematografico Roberto Lasagna, che per questo fino settimana propone tre titoli molto diversi: Gloria Bell, con un’attrice del calibro di Julianne Moore, I Villeggianti, nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi, e un thriller danese ad alta tensione, Il Colpevole, The Guilty.
Gloria Bell
Genere: Drammatico, Sentimentale. Paese: Usa, Cile. Regia: Sebastiàn Lelio. Interpreti: Julianne Moorem John Turturro, Caren Pistorius, Michael Cera. Durata: 102’.
Sebastián Lelio, nome di punta della nouvelle vague cilena assieme a Pablo Larraìn, realizza con Gloria Bell il remake del suo film girato cinque anni prima, l’emozionante ritratto di una donna affamata di vita ma consumata dalla solitudine. Inevitabilmente, Gloria è anche il nome di Gena Rowlands nel film omonimo di John Cassavetes, e nel rimandare all’impossibilità di realizzare qualcosa di sfrontatamente nuovo, Lelio realizza una “ronde” intessuta di storie di cinema, perché il carillon del desiderio cinematografico fa si che lo spettatore voglia che le storie vengano raccontate ancora e poi ancora. Nel traslocare la sua Gloria dal Cile agli Stati Uniti, Lelio cambia anche l’interprete: da Pauline Garcìa, volto ben noto del teatro e della televisione cileni, si passa a Julianne Moore, e Los Angeles è l’ambiente cosmopolita in cui una cinquantenne energica, separata e indipendente, va alla ricerca di amori stordendosi di avventure danze e cocktail. Sul bordo della pista incontra Arnold, la passione folle, che porterà speranza e disperazione. Questa relazione mutevole, le fa scoprire un’energia insospettata e con lei si affaccia il volto di una donna lavoratrice, che combatte e tenta sempre di farcela. Il sottotetto politico del precedente Gloria calava l’energica donna nel Cile modernista sorto sulle ceneri della dittatura di Pinochet. Questa volta Gloria danza in un contesto in cui la subordinazione del femminile è un costume che si vuole scongiurato, mentre l’empatica Juliane Moore restituisce momenti di trepidazione in un ritratto di donna forte e fragile insieme.
Per chi non ha smesso di credere alla passione
I villeggianti
Genere: Drammatico. Paese: Francia, Italia. Regia: Valeria Bruni Tedeschi. Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Yolande Moreau, Riccardo Scamarcio, Pierre Arditi, Valeria Golino. Durata: 125’.
Un avvio intenso ed efficace ci introduce a una villa sulla riviera francese, luogo che sembra isolato dal mondo e sospeso nel tempo, dove sopraggiunge Anna con la figlia per alcuni giorni di vacanza. Qui, tra i familiari, gli amici e il personale di servizio, appaiono segreti e paure, desideri e rapporti di potere in cui Valeria Bruni Tedeschi colloca con immediatezza il momento in cui la coppia si spezza e offre l’avvio per una vicenda divisa in atti con tanto di epilogo, sulla villa davanti al mare di dubbi e prospettive in cui la protagonista tenta di fare i conti con la fine del suo matrimonio e la preparazione del suo prossimo film. Un moltiplicarsi di storie e di punti di vista per raccontare la solitudine di individui che si aggrappano a speranze tante volte evanescenti. Nel palcoscenico della vita i ricchi e i dipendenti sono ugualmente soli e problematici, chiamati a reagire con strategie diverse al microcosmo di inquietudini che li riguardano. La sincerità del tono sorregge una sceneggiatura che assembla tante storie e affianca registi espressivi eterogenei. Tra passione e ambizione, un film sospeso con un cast di grande qualità in cui Valeria Bruni Tedeschi racconta ancora una volta un po’ del suo mondo. Ritratto di alta borghesia con forti elementi autobiografici, talvolta divertente e spietato, il cinema di Valeria Bruni Tedeschi è ben consapevole della continuità che esprime da un film all’altro, come viene ironicamente sottolineato nelle sequenze d’apertura, quando la protagonista – una regista di estrazione sociale elevata – si presenta a un’audizione del ministero per chiedere fondi appena pochi minuti dopo che il marito (Riccardo Scamarcio) l’ha lasciata e viene detto che questi copioni sono proprio “tutti uguali”.
Per chi ama Valeria Bruni Tedeschi e il suo modo personale di fare cinema
Il colpevole – The guilty
Genere: Thriller. Paese: Danimarca. Regia: Gustav Möller. Interpreti: Jakob Cedergren e Jessica Dinnage. Durata 85 Min.
Un’ora e venticinque minuti di tensione, di cui è mattatore Jacob Cedergren, il protagonista della serie Omicidi a Sandhamn, che regge l’intera durata del film con il volto e la parte superiore del corpo, in una prova efficace in cui interpreta Asger, agente di polizia che si è cacciato nei guai ed è stato confinato a rispondere al numero d’emergenza insieme a colleghi più anziani. L’indomani lo attende il processo che deciderà della sua carriera, per questo egli vive il suo compito con estrema agitazione e con l’insofferenza che supera nel momento in cui riceva la telefonata disperata di una donna che dice di essere stata rapita. Allora egli si mette in gioco e cerca di fare il possibile superando i limiti e le regole per cercare di soccorrere la donna. Un interprete in scena perennemente al telefono, tra due stanze e un corridoio, a delimitare la tensione di un caso che appare via via più intricato di quanto appaia, mentre il desiderio di redenzione di Asger esprime le note di una cultura protestante che definiscono un thriller della coscienza squisitamente nordico, in cui le buone intenzioni finiscono per avere effetti controproducenti e alla fine il protagonista è messo a nudo e posto di fronte alla verità su se stesso. Il tema della colpa riguarda il protagonista ma anche uno dei suoi interlocutori telefonici. Messo in scena in tempo reale, Il colpevole è un film di genere in cui la parola ha un ruolo a tutto campo. Vincitore del premio del pubblico al Sundance Film Festival e al Rotterdam Film Festival.
Per chi apprezza i tour-de-force d’attore e le sceneggiature ad alta orologeria
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