
Sarah e Saleem – Là dove nulla è possibile sarà distribuito nel nostro Paese da Satine Film, che, ancora una volta, dopo film come Wajib – Invito al matrimonio, A Quiet Passion e Il Venerabile W., attualmente in sala, porta in Italia una pellicola che oltre ad appassionare fa anche riflettere.
Dice il regista Muayad Alayan: “La storia nasce da due episodi di vita vera. Il primo quando ero un adolescente a Gerusalemme Est, mentre cercavo un lavoro a Gerusalemme Ovest, dove ci sono più possibilità, lavorando come barista o in hotel, e ho visto molti rapporti tra persone dell’Est e Ovest, spesso nascosti e celati. Persone che giocavano col fuoco perché potevano nascere problemi da un momento all’altro, anche molto gravi. Il secondo episodio è quando l’esercito israeliano invase la Cisgiordania e acquisì moltissimi dati e documenti che riguardavano tutte le persone. Rapporti di polizia, di intelligence ma anche i semplici voti scolastici delle persone. E così molti vennero arrestati, anche solo per aver lavorato per il governo palestinese. Ci fu un proliferare di fake news, anche solo per potersi vendicare. È da lì che sono partito, pensando a cosa sarebbe potuto succedere a una di quelle coppie che avevo conosciuto”.
“Ho deciso di realizzare il film – continua – perché questa storia di infedeltà esprime bene quella che è la vita a Gerusalemme, anche se potrebbe verificarsi ovunque. Lì ha delle conseguenze tremende, impatta la vita, la sicurezza della gente, come in nessun altra parte del mondo. Il sistema così rigido a Gerusalemme, le barriere fisiche e anche quelle invisibili, condiziona la vita di tutti”.

“C’è una sorta di tacita tranquillità – spiega ancora Alayan-. E poi il film si sviluppa sui quattro personaggi, senza concentrarsi su di uno in particolare. Sarah e Saleem danno il via al tutto. C è il viaggio dei quattro. Le donne subiscono il cambiamento più profondo, entrambe reagiscono in un modo in cui la società non si aspetta. Sarah va contro le aspettative di un personaggio come lei: decide di rinunciare ai suoi privilegi. Bisan parte come personaggio innocente, poi diventa una madre e tutto cambia. Da ciò nasce la speranza che le persone non pensino solo ai loro privilegi ma facciano ciò che ritengono moralmente e socialmente più accettabile”.<
“Penso che Gerusalemme sia il quinto personaggio del film, sotto diversi aspetti. Una parte della città è molto povera, ci sono campi per rifugiati, ha molti problemi economici e sociali. Nella parte ovest vive la borghesia, i ricchi. Anche la luce cambia tra est e ovest. I trasporti. Le aree verdi. Ho voluto mostrarlo attraverso le inquadrature, l’ho raccontato tramite la vita di questi personaggi. La città stessa mostra le differenze. E il razzismo spesso può prendere il sopravvento”.
Il regista conclude ricordando che in Palestina non c’è la censura, fortunatamente, e che è molto difficile girare un film: “Avevamo un piano di produzione molto dettagliato ma non sapevamo mai cosa potesse succedere. Quando abbiamo girato a Gerusalemme Ovest, essendo noi una troupe palestinese, non potevamo dare nell’occhio. Eravamo pochi, ci hanno anche insultato, maledetto, perché pensavano fossimo un gruppo di europei che giravano un documentario contro di loro. È arrivato anche l’esercito israeliano a chiederci cosa stessimo facendo e anche se avevamo tutti i permessi, stentavano a crederci. Non è stato facile! Secondo le leggi, se l’esercito israeliano vuole effettuare delle verifiche, l’esercito palestinese deve sottostare, sparire. Cosa che è successa a Betlemme. Ci hanno controllato tutto. Hanno sequestrato qualche attrezzo di scena. Ero preoccupato per i componenti europei della troupe. Se non ci avessero davvero creduto, sia la troupe che gli attori, niente sarebbe stato possibile”.
DATA USCITA: 24 aprile 2019
GENERE: Drammatico
ANNO: 2018
REGIA: Muayad Alayan
CAST: Silvane Kretchner, Adeeb Safadi
PAESE: Palestina, Germania, Olanda
DURATA: 127 Min.
DISTRIBUZIONE: Satine Film
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