Per questo fine settimana il critco cinematografico Roberto Lasagna ha scelto tre generi completamente diversi, passando dalla commedia engagée di “Le Invisibili” alla fascinazione del mondo del teatro trasportata sullo schermo, con “Cyrano Mon Amour”, fino all’avventuroso fantasy di “Il Ragazzo che Diventerà Re”.
Le InvisibiliRegia: Louis-Julien Petit. Interpreti: Audrey Lamy, Corinne Masiero, Noémie Lvovsky, Déborah Lukumuena, Sarah Suco. Durata: 102’.
La crisi di una società è anche nell’incapacità di farsi carico dei più fragili e lo sa bene il regista de Le invisibili, l’attento Louis-Julien Petit. Dopo Discount, atto di resistenza di cassiere malpagate sostituite in fretta dalle casse automatiche, e dopo Carole Matthieu, accusa contro un’azienda dai metodi manageriali intollerabili, il cineasta francese filma, nel suo nuovo intenso lavoro, la realtà difficile di donne socialmente “invisibili”, dimenticate dal mondo e accolte nel centro di accoglienza diurno dell’Envol, nel Nord della Francia, per donne senza fissa dimora. Queste rappresentano in Francia fino al quaranta per cento delle persone senza un’abitazione. La loro presenza sembra essere meno evidente di quanto appaia l’uomo senza dimora nell’immaginario collettivo: si nascondono e si sceglie di non vederle, perché ci sono e il film di Petit mostra tutta la consapevolezza della loro esistenza drammatica. Nel film le donne si nascondono anche dietro pseudonimi celebri, trovando a Envol il calore di un caffé e la benevolenza di Audrey e Manu, le responsabili del centro, che a un certo punto ricevono lo “sfratto”. La municipalità sostiene che il tasso di reinserimento sia insufficiente per cui sospende i fondi per il centro, costretto a rimedi di fortuna. Con l’aiuto di Hélène, un’altra “invisibile” come loro, Audrey e Manu decideranno di resistere e di aprire in modo clandestino un laboratorio di sostegno terapeutico e un dormitorio. In Francia un cinema così attendo al sociale, capace di mantenersi in equilibrio tra impegno e sentimento, non è, per fortuna, un’eccezione tanto rara, e il ritratto di queste donne disegna un quadro di latenza in cui tante donne, pur senza apparire agli occhi della società, sono coraggiosamente disposte a darsi agli altri (le assistenti sociali), trascurando loro stesse ma esprimendo tutta l’adesione a una realtà fatta di impegno e testimonianze dirette. La tragedia annunciata si trasforma in commedia di grazia, dove, senza miserabilismo, il racconto di Petit sceglie di volgere uno sguardo sorridente, delimitando un confine fatto di valori: gli sforzi e l’impegno delle sue psicologhe e assistenti sociali, ufficialmente non riconosciuti, sono un compito insostituibile e impagabile.
Per chi si domanda cosa stia succedendo alle donne che scompaiono
Cyrano Mon AmourRegia: Alexis Michalik. Interpreti: Thomas Solivéres, Olivier Gourmet, Mathilde Seigner, Tom Leeb, Lucie Boujenah. Durata: 109’.
Cyrano de Bergerac viene portato in scena il 28 dicembre 1897 al Théâtre de la Porte Saint-Martin e diviene il testo più recitato della storia del teatro francese. Una simile reputazione è la premessa di Cyrano non amour, dramma eroico e melanconico, del furioso guascone con il naso celebre, i cui avversari sono risibili al confronto con la sua romantica insolenza. Dietro il volto grottesco dell’innamorato cortese, un folle autentico e gigantesco, la cui dolorosa solitudine incanta le generazioni. Nel 2016 il trentaquattrenne drammaturgo Alexis Michalik realizza una versione ottimista di una pochade corale che miete premi Molière e raccoglie, al Théâtre du Palais Royal, oltre settecentomila spettatori. Portando finalmente sullo schermo, dopo l’inerzia dei produttori, una sceneggiatura adattata nel spirito di Shakespeare in Love, Michalik mischia vero e falso per seguire il sogno di Edmond Rostand, autore squattrinato e senza successo che deve comporre in tre settimane una commedia per il divo in cerca di rilancio Constant Coquelin. La musa ispiratrice di Edmond è la costumista Jeanne, per la quale, in un fitto carteggio, esprime il sentimento e le frasi che tessono le rime di una pièce in cui rivive il fantasma di Cyrano, poeta smisurato e sentimentale, la cui prospettiva è lo scacco sentimentale mentre Edmond cerca di cogliere aspetti di possibilità dell’amore. Con romanticismo siamo introdotti alla vita intima di Rostand, in un film che trasmette entusiasmo ed evita le debolezze del teatro filmato, racconta con leggerezza e licenze poetiche una pièce di cui illustra il processo creativo, tra gli ostacoli della burocrazia, gli equivoci, i salvataggi temerari e i capricci dell’ego. Ne è protagonista il febbrile Thomas Solivérès, che infonde una nota di fervore autentico nell’essere l’angosciato padre di due figli non ancora trentenne.
Per gli amanti del teatro che si rimette in gioco attraverso il cinema
Il ragazzo che diventerà reRegia: Joe Cornish. Interpreti: Louis Ashbourne Serkis, Dean Chaumoo, Tom Taylor, Rhianna Dorris, Angus Imrie. Genere: Avventura, Fantasy – Gran Bretagna, 2019. Durata: 120′.
Dopo Attack the Block, Joe Cornish si trova alle prese con un blockbuster spronato sulle avventure di Alex, dodicenne studente inglese che scopre la leggendaria spada di Excalibur e proprio come il giovane Re Artù riesce a estrarla dalla roccia. Il modello cinematografico è l’intrattenimento per ragazzi in stile anni Ottanta che Steven Spielberg riportò in pista galvanizzando una generazione di Goonies con nel cuore il disneyano La spada nella roccia. Questo scrigno di riferimenti, passando per John Boorman e Terry Gilliam, segna l’ampio viaggio nel tempo del film, una corsa ironica capace di fondere il fantasy alla comicità. I ragazzini capitanati da Alex sfidano un’armata di guerrieri dall’oltretomba da Londra a Stonehenge alla Cornovaglia, con guizzi di comicità tra parodia e orrore burlone. Il protagonista è interpretato da Louis Ashbourne Serkis, figlio Andy, interprete del Gollum in motion capture del Signore degli anelli. Cornish, anche sceneggiatore del film, sottolinea gli aspetti di scontro generazionale ma aggiorna soprattutto la tradizione recando un’immagine britannica scanzonata, dove non manca nemmeno Shakespeare tra una Fata Morgana che sembra una maliarda Maleficent e un Mago Merlino che danza come un contemporaneo. Tra riferimenti popolari e parodia impellente, Cornish non padroneggia con originalità i condizionamenti di una grande produzione, perdendo di vista il piglio altrove più anarchico.
Per i nostalgici di Goonies
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