“Il futuro del cinema non è ancora stato scritto“. Con questa affermazione, che si presta a interpretazioni di segno contrario e opposto, e che cercheremo di approfondire insieme a lui, il regista Nicola Guarino ha accettato di concedere a InsideTheShow un’intervista in cui parla della sua idea di cinema e soprattutto del suo primo lungometraggio, Immoral Love, girato a Napoli.
Guarino è uomo di spettacolo da sempre, dai suoi esordi a teatro, giovanissimo, fino alla lunga esperienza dietro la macchina da presa, dove si è alternato alla scrittura con Vittorio Adinolfi. Affianca alla sua passione per il cinema al lavoro in Rai.

Il regista napoletano Nicola Guarino
Cosa pensi che il cinema debba comunicare al pubblico?
Per me il cinema non deve dare nessun messaggio, dev’essere un contenitore di cose, deve contenere la descrizione di un mondo, di uno scenario che spesso è surreale, perché il cinema realista non esiste, è una contraddizione in termini. Tutto nel cinema è artificioso. Una volta c’erano i generi documentaristico o biografico, e basta. Oggi la televione offre delle ricostruzioni realistiche e documentari meravigliosi, e allora il cinema può anche non occuparsene, continuare a mantenere dentro di sé quell’elemento di fantasia che gli è proprio.
Come hai iniziato a pensare a Immoral Love?
Ho sempre ritenuto che il cortomettraggio fosse una bella esperienza, ma poiché è necessario anche mettersi alla prova stavo cercando una storia. Ma non avevo voglia di fare le solite cose. Il cinema indipente, purtroppo, ha pochissimi mezzi, per cui è inutile seguire una sorta di mainstream senza averne la possibilità. Di solito gli esordienti cosa fanno? O si affidano ai generi o cominciano a fare il piccolo cinepanettone.
E tu cosa volevi realizzare?

Il cast di “Immoral Love”
Ho sempre pensato di non essere tagliato per le sceneggiature orginali. Avevo già girato molto, qualche volta su sceneggiature scritte da me o da altri, spesso con Vittorio Adinolfi. (Con Adinolfi aveva collaborato per il corto L’Amore in 8 minuti e poi al mediometraggio Fade to Black, ndr.). Il momento buono per me è arrivato in una sera d’agosto. Mentre guidavo mi sono immaginato una storia sul mondo della produzione di cinema underground. Ma non era facile, perché di solito i quarantenni inziano raccontando di quarantenni che vogliono fare il regista. Il giorno dopo, per caso, ho visto su Amazon Prime tedesca un film giapponese indipendente, Lowlife Love. La storia era molto interessante, così come lo stile del regista, e si avviciniva molto a quello che volevo raccontare io. C’era un tessuto narrativo abbastanza strutturato, su cui poter lavorare, e cercando informazioni ho scoperto che il film, del tutto indipendente, non era costato più di 5-6 mila dollari. Era stato finanziato con la vendita di un raccolta di Lp del produttore, un ex dj inglese che si era trasferito in Giappone. L’ho rintracciato tramite internet e, dopo avergli spiegato quello che intendevo fare, gli ho chiesto i diritti del film. Nel giro di 48 ore Adam Torel, questo il nome del produttore, ha consultato il regista e mi hanno dato l’ok. Tranquillamente, anzi con fierezza e con il grande spirito di collaborazione priva di protagonismi che governa il mondo degli indipendenti.

Ultimo ciak per “Immoral Love”
Cos’è che ti ha colpito del film giapponese?
Come ho già detto, era la storia che avrei voluto scrivere io sul cinema indipendente e underground. Si basava molto sul personaggio del protagonista, cinico e maschilista. Ho sempre saputo che il mondo del cinema non è istituzionale, non è un concorso a cattedra ma un terreno di battaglia senza regole, senza remore, senza morale, e il film rifletteva bene questa idea. Chiaramente si trattava di un film estremamente giapponese nella forma e un po’ anche per il continuo riferimento alla spirito manga. Vittorio Adinolfi e io abbiamo dovuto riscriverlo (la sceneggitura non ci è mai stata inviata) e adattarlo ai nostri parametri culturali, e non è stato facile.
E’ un film che racconta del cinismo nel mondo del cinema?
Certamente. Cineasti, artigiani e artisti fanno tutto non per soldi o ideologia, ma per vanità. Il mondo è dominato dalla vanità e persino i politici sono tutti attori. Ne abbiamo la conferma sotto i nostri occhi.
L’aspetto produttivo del tuo film?
Dovevo raccontare tutto questo con pochi soldi. La produzione è stata affidata a Dina Ariniello e SASI Pro con Iozzz Film. La società di Dina generalmente si occupa di danza, e aveva materiale tecnico, dalle macchine da presa alla fonica e alle luci, assolutamente all’altezza. E poi ci ha sostenuto le spese vive. Sono soddisfatto del risultato, ‘Immoral Love’ dice esattamente quello che avevo in mente di dire.
IMMORAL LOVE è disponibile on demand su vimeo
https://vimeo.com/ondemand/immorallove