Al Festival di Giffoni Stefano Accorsi era già arrivato nel 1999, giovane attore pieno di sogni e aspettative. Oggi torna da attore affermato, e non solo per ricevere l’Experience Award, ma anche per tenere una masterclass e incontrare i giovanissimi giurati.
Interprete di grandi storie, è uno dei prestigiosi talenti del grande cinema italiano: nel 1991 la sua prima volta al cinema, con Pupi Avati in Fratelli e sorelle. Poi un susseguirsi di film che hanno segnato con intensità e riconoscimenti il suo percorso artistico, da Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, passando per i successi senza tempo di Ferzan Özpetek Le fate ignoranti e Saturno Contro. “Ferzan è un fuoriclasse, artista e artigiano insieme: ha un approccio artistico alla materia mantenendo ben saldo quel contatto con il pubblico – ha confidato ai ragazzi. Ti propone un film solo se è veramente convinto che fa per te, è un mio caro amico anche se nel corso di tutti questi anni ci siamo spesso persi di vista ma quel filo che ci tiene legati rimane sempre saldo”.
Accorsi con Ozpetek ha regalato alcune delle sue interpretazioni più intense ,ed è con La Dea Fortuna, che vedremo nelle sale il prossimo 28 novembre, che torna a vestire i panni di uno scrittore gay: “Dopo aver letto il copione mi ha detto che non ci sarebbe stato il tempo di darsi delle risposte perché quello era il tempo delle domande – ha anticipato -. Aveva ragione, non bisogna stare attenti a cercare le soluzioni perché a volte può essere utile avere un problema, rappresenta il cuore della creatività. La cosa più bella di questo film è che non ha tesi, non parte da teorie e preconcetti. È un sogno fatto da Ferzan Özpetek, messo in scena poi con una storia inedita e sorprendente”.
Nessuno stereotipo assicura, solo emozioni e spunti di riflessione. “La famiglia è il posto dove c’è l’amore – ha risposto convinto –. La storia che un bambino deve stare dove ci sono una mamma e un papà non mi piace affatto, anche perché intorno a noi vedo ancora bambini che non sono felici e maltrattati. Conosco tanti figli di coppie omosessuali e sono bambini come tutti gli altri: dove c’è amore c’è la felicità e la famiglia è il luogo dell’amore. Il resto sono convenzioni”.
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