Mrs Doubtfire diventa un musical
Tra gli spettacoli annunciati alla riapertura di Broadway, affiora anche Mrs. Doubtfire, non per un remake cinematografico o televisivo, e tantomeno per il sequel di cui si parlava da anni prima della scomparsa di Robin Williams, ma per un musical con libretto di Karey Kirkpatrick e John O’Farrell e musiche e testi di Wayne Kirkpatrick e Karey Kirkpatrick. Daniel Hillard, il doppiatore divorziato e disoccupato del film diretto da Chris Columbus nel 1993, avrà il volto di Rob McClure e la scommessa è ambiziosa.
Come noto, Mrs Doubtfire coglieva i temi del trasformismo e della doppia identità, in un racconto letteralmente sostenuto dalla performance di Williams, esaltato con il cambiamento della voce, della postura e la completa trasformazione fisica aiutata da un make-up laborioso che avrebbe aggiudicato al film un premio Oscar per il miglior trucco. A Teatro, la sfida è anche tenere i tempi rapidi richiesti alla trasformazione di Hillard nella governante tutto fare, motivo di comicità per una neo-Mary Poppins adatta al palcoscenico, tour-de-force garantito dalla squadra che accompagnerà l’interprete protagonista, per il quale, a differenza di quanto vediamo nel film, avverrà tutto in tempo reale. Quando Williams riceve la visita dell’assistente sociale, si precipita nell’altra stanza e si traveste in tutta fretta da tata: una soluzione resa possibile dal fatto che ci si trova dinanzi ad un film, ma a teatro? La posta in gioco è alta, e Mrs Doubtfire musical si annuncia come una scommessa che il regista Jerry Zack accoglie da veterano dei Tony Award.
Nel film diretto da Chris Columbus, in cui già si intravvedevano le potenzialità di spettacolo musicale, il doppiatore Daniel Hillard, messo alle strette da un divorzio che rischia di limitargli fortemente la frequentazione dei tre amati figli, si traveste da attrezzata governante e trova così il modo per trascorrere il tempo con loro; in tal modo innesca più di un corto-circuito, portando in scena come la pari dignità dei coniugi sia rilanciata dalla pretesa che un uomo possa diventare “mammo per sempre” e in ciò sferrando anche un colpo alle tirate femministe e alla freddezza della burocrazia, atta a scompaginare equilibri e a porre talvolta vincoli d’insensatezza. Il racconto è un monito di incoraggiamento ai figli di genitori divorziati, che possono trovarvi un senso ad alcune delle loro domande: quelle che solitamente si rivolgono coloro che sono vissuti in famiglie allargate e in nuovi matrimoni. Il confronto in parallelo tra genitori e figli attraversa il film, aprendo lo scenario alla rappresentazione civile del divorzio.
Lisa Jakub, che interpreta la figlia maggiore di Robin Williams e Sally Field, ricorda l’esperienza affiatata sul set che per lei fu anche causa della sospensione dal liceo, viste le numerose assenze a scuola per completare le riprese (Williams avrebbe scritto anche un’accalorata lettera al preside per sostenerne il rientro, da perfetto genitore vicario) e porta la sua voce di adolescente in un ricordo molto intenso: “Molte persone sono venute da me e mi parlavano di quanto il film fosse stato importante per loro durante il divorzio dei loro genitori. L’idea che la tua vita non sia quella che speravi ma che comunque non significa che sia brutta o sbagliata. Che tutto passerà, che starai bene. È un messaggio potente”).
C’è davvero molto di personale in questo film, dove Williams, coadiuvato dall’amico regista Chris Columbus, è un un bravo doppiatore ma dal temperamento irrefrenabile e la sua indisciplina lo porta al licenziamento spingendo la moglie alla decisione di lasciarlo e di tenerlo lontano dalla custodia dei tre figli, perché lo ritiene poco presente e inaffidabile. Il disagio per la lontananza lo induce a inventarsi il secondo personaggio del film, Mrs Doubtfire, tata e baby sitter dalla lunga esperienza, frutto di un’invenzione formidabile che finisce per riequilibrare l’assetto di famiglia e compensare i vuoti nella vita della ex-coppia: Miranda si sente meglio quando in casa c’è Mrs Doubtfire, Daniel riesce finalmente a vivere a tempo pieno in compagnia dei figli e ad essere persino pagato per il suo lavoro.
Williams infonde nel film il suo camaleontismo, la cui eco è appena anticipata nelle sale dal precedente successo del film d’animazione Aladdin (1992) della Disney, in cui l’attore, che sarebbe finito ai ferri corti con la casa di produzione per sfruttamento indebito del suo nome, prestava la voce alle metamorfosi del Genio della lampada.
In Mrs Doubtfire Robin Williams confermava la sua vocazione di Peter Pan nella capacità di trasformarsi in eterno ragazzo e cogliere le sfumature emotive dei figli. Mrs Doubtfire è allora un personaggio di passaggio, mediazione tra il passato e il futuro, suscettibile di destare subito empatia grazie al suo modo di fare travolgente che prevede anche siparietti rock nei quali Williams si scatena lasciando danzare l’ingombrante signora al suono della chitarra elettrica (che poi è la scopa come si addice ad una moderna Mary Poppins). Lo spettacolo di Broadway attingerà a piene mani dai momenti musicali previsti, coinvolgendo un cast che prevede anche Jenn Gambatese (Miranda Hillard), Peter Bartlett (Mr. Jolly), Charity Angél Dawson (Wanda Sellner), Mark Evans (Stuart Dunmire), J. Harrison Ghee (Andre Mayem), Analise Scarpaci (Lydia Hillard), Jake Ryan Flynn (Christopher Hillard), Avery Sell (Natalie Hillard) e Brad Oscar (Frank Hillard).
Annunciato dapprima allo Stephen Sondheim Theatre il 5 aprile, per i noti motivi di pandemia da coronavirus lo spettacolo annunciato è in attesa di nuove date, ma ci si aspetta una prova emozionante. Il film, d’altro canto, si ricorda per il trasformismo divertente, che rispecchiava i limiti della realtà più vera quando nel finale Daniel capisce la necessità di dover cambiare, per cercare un dialogo con la ex-moglie e poter intravvedere un’altra parte in definitiva anche più gratificante, quella del padre maturo e costante che non ha più bisogno di una maschera per assicurarsi un posto nella vita dei figli. Ma prima di arrivare al suo traguardo, il film divertiva grazie alla scelta di Daniel di vestire i panni di un’altra persona, e le maggiori trovate comiche avvenivano al cospetto della gelosia dell’uomo per l’aitante contendente dell’ex-moglie Miranda, il facoltoso Stuart Dunmeyer (Pierce Brosnan), occasione per innescare situazioni davvero irresistibili.
Non c’è volgarità in questa commedia che affronta il tema dell’amore per i figli in una prospettiva al maschile, dove Williams, nel lungometraggio del 1993, è particolarmente a suo agio nel ritratto di generosa simpatia a fianco della brava e irrisolta ex-moglie interpretata da Sally Field. Il ritratto en travesti di Williams offre una versione spassosa del suo lato clownesco ed è il motore comico di una commedia agrodolce, in cui molti temi sociali sono sullo sfondo, a cominciare dalla ricerca di un lavoro incline alle proprie aspirazioni, dove il protagonista, un bravissimo doppiatore di cartoon, nell’America della disoccupazione e con tre figli a carico, si permette di licenziarsi perché non vuole che i film insegnino ai bambini a fumare e cambia deliberatamente i testi già scritti da altri; quindi, a partire dal momento in cui il tribunale lo vorrà lontano dai suoi figli, egli attingerà dalla sua fantasia pedagogica per inventare la governante ideale.
Una visione utopica riequilibrante in stile neo-hollywoodiano, che Broadway rilegge come un omaggio sentito a Robin Williams a sei anni dalla scomparsa, rivisitazione di quella cronica sindrome di Peter Pan che Miranda non accettava più in Daniel, di cui però sarebbe restata traccia nel futuro per entrambi i genitori, quando Daniel verrà assunto in televisione per interpretare in una sit-com la governante del titolo, e Miranda aprirà gli occhi sull’autenticità del sentimento di Daniel, necessario come il suo per i suoi figli. La donna dovrà allora riconoscere che persino un travestimento, con tutta l’energia necessaria, può essere un utile stratagemma per affrontare il cambiamento.
C’è da augurarsi che il musical renda giustizia a un film che per primo si pose il problema del ruolo di un padre divorziato al cospetto con figli desiderati e bisognosi del proprio genitore, grande successo di Robin Williams la cui celebre performance egli anni sarà facilmente affiancata a quella, altrettanto memorabile, sostenuta da Dustin Hoffman per Tootsie (1982) di Sidney Pollack.
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