Alle spalle del vincitore indiscusso dei David 2020, Il traditore di Marco Bellocchio che si porta casa sei premi tra i quali quello per il miglior regista e il miglior film, ecco una serie di riconoscimenti per i lavoratori del cinema, coloro che con il loro apporto fanno diventare settima arte una qualunque sceneggiatura. Quest’anno i premi “tecnici” o “artistici” ci sembrano particolarmente azzeccati. Tre David di Donatello segnalano il film-scommessa di Matteo Rovere Il primo re, vincitore per la migliore produzione, il miglior suono e il miglior autore della fotografia (Daniele Ciprì). Premi tecnici ma non soltanto, a fianco di quelli “artistici” assegnati a Pinocchio di Matteo Garrone che vince per le categorie costumi, trucco, scenografie e acconciature.
I David per Pinocchio di Matteo Garrone non fanno che restituire il plauso all’artigianalità preziosa di un film che contribuisce a rendere questa trasposizione collodiana un “racconto dei racconti” spogliato del formalismo rintracciabile nella pur notevole trasposizione garroniana de “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile. Una visione, quella di “Pinocchio”, che ha qualcosa di materico, reca il segno della terra, della carta, della polvere e del legno di cui è composta la “bottega” dei sogni e degli incubi del cineasta, attento alla dimensione tragica che il circo delle comparse inquietanti sospinge con l’avvicendarsi di figurazioni magiche e disturbanti. Ed è bello sapere che costumi, scenografie, costumi e acconciature siano state oggetto di ammirazione da parte della giuria dei David per un film così ricercato e insieme essenziale.
I premi a Il primo re segnalano invece l’estrema ambizione del film di Matteo Rovere e indicano tre elementi che smarcano il lavoro rispetto agli standard nostrani: una produzione coraggiosamente calata in un’epoca e in un contesto non più frequentato da molto tempo da un film italiano, una qualità sonora davvero preziosa, la maestria visiva della macchina da presa di Daniele Ciprì, autore a pieno titolo, assieme a Rovere, della visione in questa tenebra che riporta alla dimensione arcana del mito. Nel film, sin da subito le immagini evocano la lotta, a cui i personaggi devono sottostare per sottrarsi al destino degli Dei. Ambizioso e suggestivo, Il primo re gioca la carta realistica anche grazie ad una fotografia che sembra restituire un mondo mai visto prima e fatalmente reale, consistente, materico, viscido e polveroso, prospettiva di verosimiglianza che potrebbe risultare la più rischiosa per restituire le temperature di un anti-peplum ma che invece si dimostra in grado di coinvolgere con momenti di fascino grazie alle atmosfere sollevate dalla suggestiva ricostruzione di un mito fondativo.
I toni epici del film ricordano a tratti quelli di Valhalla Rising, specie per la parte del confronto tra i due fratelli. Qui a parlare sono le azioni, i combattimenti, nel tentativo dei personaggi di sopravvivere, di confutare la voce degli Dei, in un’epica barbara rappresentata nella sua fisicità da Ciprì, la cui fotografica restituisce i toni tersi di un’eterna notte di tenebra. Il racconto, con molti picchi d’azione e momenti maggiormente rarefatti, parte dall’esondazione del Tevere per seguire il destino di Romolo e Remo, travolti e deprivati di terre e popolo, poi catturati dalle genti di Alba e costretti con altri prigionieri a combattimenti nel fango in cui chi perde viene dato alle fiamme. Il primo re evoca la preziosa presenza del fuoco in un’epoca oscura, fiammella spenta e poi ritrovata, simbolo in grado di trasformarsi agli occhi dell’oscuro protagonista del 700 a.c. e a funzionare da prospettiva purificatrice in uno scenario in cui la realtà del mito sopravanza ed è resa espressione veemente tramite i corpi dei fratelli che giocano con l’astuzia per scatenare una rivolta.
E’ la situazione d’avvio per Romolo e Remo, che si offrono da subito come avversari e partono per un viaggio assieme ad altri fuggitivi e a una vestale che porta un fuoco sacro. Brutale e tenebroso, Il Primo re è un originale film di genere in grado di fondere atmosfere eroiche e tragiche con un’attenzione agli ambienti naturali impreziosita dai dettagli sui riti magici e religiosi, ma è anche uno spettacolo visivamente impressionante dove l’utilizzo della computer graphic viene abilmente celato confermando il lavoro sulle immagini di Daniele Ciprì come quello di un eccezionale artigiano al servizio della visione.
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