Il 31 maggio del 1945 nasceva in Baviera Rainer Werner Fassbinder, uno dei maggiori esponenti del nuovo cinema tedesco degli anni 70-80, cometa ardente e brevissima nel firmamento dei più grandi cineasti mondiali.
Nonostante la morte prematura e improvvisa a soli 37 anni, seppe illuminare il panorama cinematografico mondiale con una visione personale e innovativa, spesso estrema, sempre tormentata e ribelle. Omosessuale dichiarato – in un clima culturale ed una legislazione che in Germania, come in altri paesi europei, appare estremamente retrograda – dipendente dalle droghe (un’overdose ne causerà la morte) nel suo cinema autobiografia, vita reale e finzione si mescolano, esattamente come il sogno, la premonizione, il simbolismo, fanno parte della realtà che porta sulla scena.
Di buona famiglia e cresciuto con un’educazione steineriana, a 19 anni fu escluso dalla scuola superiore di Cinema di Belino a causa della scarsa politicizzazione delle prove presentate, “premessa indispensabile per tutti i candidati e all’epoca, in un’istituzione come quella, l’orientamento doveva essere dichiaratamente di sinistra e ostile all’establishment della Repubblica Federale Tedesca”. La politica in senso stretto e diretto non era infatti tra gli interessi iniziali del giovane regista. Iniziò quindi a dedicarsi alla regia teatrale, girando nel 1969 il suo primo lungometraggio L’amore è più freddo della morte, presentato in giugno al Festival di Berlino. Incredibilmente prolifico, da quel momento in poi girerà più di 40 film, anche due o tre nello stesso anno, alternando il mestiere di attore a quello di regista. La capacità di realizzare film low budget, mostrata da Fassbinder col suo primo lungometraggio, diviene una delle strade percorribili al fine di produrre film senza sottostare all’industria cinematografica ed alle imposizioni statali. Restano leggendarie le risse sui set cinematografici e le esplosioni d’ira del regista che “finiscono spesso e volentieri in botte da orbi” o truculente minacce verbali con i collaboratori.
L’incontro più importante della sua vita artistica è forse quello con l’attrice Hannah Schygulla con cui avvia un sodalizio che durerà per tutta la sua esistenza.
Nel 1978 Fassbinder firma uno degli episodi Germania in autunno sulla cupa stagione degli anni del terrorismo e dirige Un anno con tredici lune e il suo film più celebrato: Il matrimonio di Maria Braun, primo capitolo di una trilogia dedicata agli anni ’50. Tra i suoi tanti capolavori: Attenzione alla puttana santa (1970), Le Lacrime Amare di Petra Von Kant (1972), La paura mangia l’anima (1973), Il Diritto del più forte (1974), Voglio solo che voi mi amiate (1976), Un anno con 13 lune (1978), Il Matrimonio di Maria Braun (1979), Lili Marlen (1980)…
Il 1982 è l’anno di Querelle de Brest, che sarà il suo ultimo film, il canto d’amore di chi sta per morire, con un’indimenticabile Jeanne Moreau, che canta che ogni uomo uccide ciò che ama; un mese dopo, il 10 giugno, Fassbinder muore per overdose da cocaina esacerbata da sonniferi nella sua casa di Monaco, a soli 37 anni. Il 14 giugno la televisione tedesca lo commemora trasmettendo alcuni suoi film. La sua tomba si trova al cimitero di Bogenhausen a Monaco.
Vedere un film di Fassbinder significa entrare letteralmente in un universo che mentre parla del suo presente – la guerra, le dittature del più forte sul più debole, il dominio della passione e dell’amore sulle vite umane, l’infelicità di una incompletezza che ci perseguita – disvela in modo onirico, simbolico, attraverso le inquadrature e le immagini, un’angoscia e un mistero esistenziali del tutto universali. La struttura borghese viene dissezionata, fatta a pezzi, un senso di disagio avanza, restando indelebile.
Maledetto, outsider, ribelle ad ogni conformismo e refrattario ad ogni moda, scomodo e dimenticato, Reiner Fassbinder ha segnato definitivamente la storia del cinema mondiale.
Artista in senso assoluto “la cui esistenza è determinata in gran parte dai sentimenti”.
Infatti così inizia il fatidico Un anno con 13 Lune: “Ogni 7 anni c’è l’anno della luna: uomini la cui esistenza è determinata in gran parte dai sentimenti in questi anni della luna soffrono in modo particolare di depressione. La stessa cosa avviene in modo meno rilevante anche negli anni con 13 noviluni. E se un anno della luna è anche un anno con 13 noviluni, si verificano spesso ineluttabili catastrofi personali. Nel ventesimo secolo sono sei gli anni dominati da questa pericolosa congiuntura astrale; uno di questi è l’anno 1978. Prima c’erano stati gli anni 1908, 1929, 1943 e 1957. Dopo il 1978, sarà l’anno 1992 a mettere, ancora una volta, in pericolo l’esistenza di molti uomini”…
Lascia un commento